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    MA PERCHÉ SPACCARSI LA SCHIENA SE SI PUÒ VIVERE IN VACANZA – IN ITALIA ALMENO 350MILA PERSONE HANNO FATTO DEI SOCIAL IL LORO LAVORO: ALCUNI DIVENTANO INFLUENCER FACENDO I SOLDI CON LA PALA PER POSTARE QUATTRO STRONZATE. ALTRI TENTANO TUTTI I GIORNI DI SBARCARE IL LUNARIO ALLA DISPERATA RICERCA DEL SUCCESSO – ORA CHE I NUMERI STANNO CRESCENDO IN MANIERA ESPONENZIALE NASCONO LE SCUOLE E CORSI UNIVERSITARI PER DIVENTARE LE CHIARE FERRAGNI DEL FUTURO...


     
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    Estratto dell’articolo di Sara Scarafia per "la Repubblica"

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    khaby lame khaby lame

    WhatsApp, Facebook e Youtube, ma soprattutto Instagram e Tik-Tok, hanno inventato una nuova professione: quella dell’influencer. Postare contenuti è diventato un lavoro che oggi impiega almeno 350mila persone. Nel 2023, 28 milioni di italiani, il 47,4 per cento della popolazione, ha seguito almeno un creator, il 76 per cento dei cittadini tra i 16 e i 65 anni: per consigli di moda e di beauty, di cucina e di sport ma anche di lettura.

     

    […] sono nati un sindacato e un’associazione di categoria. E intanto l’università Iulm lancia il primo master per talent creator , cioè i professionisti che gestiscono gli influencer, mentre l’università telematica Ecampus ha creato l’indirizzo «influencer», nel corso di laurea in Scienze della comunicazione, con 100 iscritti.

    giulia de lellis giulia de lellis

     

    […] le falle nel sistema sono ancora tante e adesso sono gli stessi creator digitali a chiedere regole. «Ma siamo partiti da un codice etico interno — dice Maurizio Valente, vice presidente della neonata Aicdc (Associazione italiana content digital creator) che ha già 250 iscritti, tra i quali, Khaby Lame, il più seguito al mondo — perché serve un’educazione digitale».

     

    […] Facile? Macché. «Non basta prendere un cellulare e girare un video — dice Giovanni Prattichizzo, social media manager Istat — servono regole, professionalizzazione e formazione». È il motivo per quale la Iulm ha lanciato il primo master — 9 mesi di lezioni destinate a 20 studenti che pagheranno 5.500 euro a testa — per formare gli influencer del marketing.

     

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    Cosa renda virale un video è un mistero: lo decide l’algoritmo. Ma di certo la possibilità di trovare un impiego inseguendo la propria passione oppure, per chi non ha trovato la sua strada, puntando sull’immagine, piace ai giovani che tentano la scalata. Perché? «I ragazzi hanno capito che i social hanno una potenza evocativa impressionante — dice Vincenzo Russo, docente di Psicologia dei consumi e Neuromarketing alla Iulm — se la costruzione identitaria, il problema di questo secolo, prima avveniva attraverso la politica e la famiglia, oggi si costruisce sul mondo del consumo, e gli influencer, che semplificano il messaggio, sono modelli nei quali identificarsi».

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    […] se, da un lato, la minaccia è la pubblicità occulta, dall’altro «l’assenza di regole penalizza pure i creator», dice Jacopo Ierussi, avvocato giuslavorista e presidente di Assoinfluencer, il primo sindacato di categoria nato dentro a Confcommercio.

     

    «Gli influencer pagano le tasse e i loro movimenti economici sono tracciabili — dice Ierussi — Adesso stiamo spingendo per l’equo compenso: serve un listino di riferimento. Non tutti quelli che postano contenuti sui social ne fanno un lavoro, ma chi invece ci ha investito, ha bisogno di tutele».

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