Mauro Evangelisti per "il Messaggero"
variante delta
Il 28 giugno in Italia si contarono appena 389 nuovi casi positivi in 24 ore, si poteva immaginare, facendo finta di non vedere l'avanzata della variante Delta in tutta Europa, che sarebbe stata una estate serena e con poca circolazione del virus. Delusione. Da quel giorno è cominciata la risalita, divenuta impetuosa nell'ultima settimana, anche se non ancora con le percentuali impressionanti della Spagna e, ancora più, dell'Olanda dove con la riapertura dei locali notturni in una settimana c'è stato l'incredibile incremento del 500 per cento dei positivi.
variante delta
Primo campanello di allarme: se la Delta corre in Spagna, in Olanda, ma anche in Grecia e a Malta, sarebbe ingenuo pensare che non possa accelerare in Italia. Bene, ma più casi positivi non significa più ricoveri, visto che a infettarsi sono soprattutto i giovanissimi, che in genere non sono vaccinati ma che, grazie alla fascia di età di appartenenza, hanno conseguenze cliniche limitare. Non solo: anche tra i vaccinati può capitare l'infezione, ma quasi mai si finisce in terapia intensiva. Questi due elementi sommati portano a dire: il virus corre, ma non i ricoveri. Calma.
Vero solo in parte e non con un solidità tale da farci stare tranquilli, tanto che l'Olanda è corsa a spegnere di nuovo la nightlife e la Catalogna ha deciso il coprifuoco. Proprio dalla Spagna si segnala che a fronte di una curva ancora piatta dei ricoveri, ci sono già segnali di nervosismo, ad esempio in Catalogna, scrive La Vanguardia, 10 dei 219 ricoverati in terapia intensiva hanno meno di 40 anni, in Cantabria sei su 56 pazienti in ospedale hanno meno di 30 anni.
Cosa dicono oggi i numeri dei contagi in Italia, al di là del superamento del limite psicologico dei 2.000 casi (per la precisione 2.123 registrati ieri)? La risposta breve è questa: il contagio in una settimana è aumentato del 74,6 per cento, una percentuale che se si confermasse per tutto luglio, alla fine del mese ci porterebbe a una media di 4.300 casi giornalieri.
variante delta
IN CORSIA I pazienti ricoverati per Covid negli ospedali italiani però sono diminuiti: alla fine della settimana precedente, il 7 luglio, erano 1.414 (di questi 180 in terapia intensiva); oggi sono 1.259 (151 in terapia intensiva). La flessione è stata del 12,3 per cento. Il problema di questo dato - e qui la risposta diventa più articolata - è che rappresenta il saldo tra chi esce e chi entra negli ospedali; sarebbe importante misurare il flusso dei nuovi pazienti, capire se è ripartito l'assalto agli ospedali.
TEST VARIANTE DELTA
Un modo per verificarlo c'è ed è legato ai nuovi ingressi in terapia intensiva. Per ora, questo dato non mostra un'accelerazione, quanto meno non è certo paragonabile a quel più 74,6 per cento dei nuovi casi in appena sette giorni. Prendiamo come punto di riferimento le ultime tre settimane: tra il 24 e 30 giugno, quando i nuovi casi furono 5.144, in terapia intensiva entrarono 57 pazienti; la settimana successiva i nuovi positivi sono stati 5.813, ma gli ingressi in terapia intensiva sono diminuiti a quota 40.
Infine, tra l'8 e il 14 luglio i contagi sono schizzati verso l'alto, 10.150, ma gli ingressi in terapia intensiva si sono sostanzialmente collocati a metà tra le due settimane precedenti, 46. Va sempre ricordato però che trascorre un lasso di tempo tra la diagnosi e il ricovero in terapia intensiva, dunque è necessario aspettare per capire se l'incremento di quasi il 75 per cento dei nuovi casi positivi avrà come conseguenza un numero molto più alto di pazienti in condizioni gravi. E i decessi?
VARIANTE DELTA IN LOMBARDIA
Ancora di più, questo è un dato che si modifica sempre molto in ritardo rispetto alla curva dei contagi, ma va notato che comunque in Italia, a differenza di altre nazioni, non si è mai avvicinato a zero. Tuttavia stanno diminuendo: due settimane fa abbiamo avuto una media giornaliera di 30,6 decessi, una settimana fa di 21,7, tra il 7 luglio e ieri di 16,1. Sintesi finale: i casi sono aumentati molto, i ricoveri per ora no, ma l'esperienza di altri Paesi ci dice che con una platea ancora vasta di persone non protette dalla seconda dose, bisogna continuare a fare molta attenzione.