coronavirus terapia intensiva
Margherita De Bac e Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Mandare un segnale preciso ai governatori per impedire errori gravi come la riapertura delle discoteche che quest' estate ha fatto impennare i contagi. È la linea del governo che Nicola Zingaretti ha ben interpretato quando ieri non ha escluso che si possa arrivare fino a un nuovo lockdown. Perché una nuova chiusura delle attività produttive e il divieto di uscire per i cittadini non sono al momento nemmeno ipotizzabili, ma la curva epidemiologica di alcune regioni e in particolare del Lazio fa paura.
conte speranza
E il timore, visto quello che sta accadendo in Francia e in Spagna con ampie zone rosse nelle città prime tra tutte Parigi e Madrid, è ormai forte: se fossimo costretti a chiudere Roma sarebbe un disastro. Con un nuovo blocco delle attività della politica, dell'economia e di tutte le istituzioni - questo è il ragionamento condiviso da chi ormai da mesi sta gestendo l'epidemia da coronavirus - arriveremmo comunque alla paralisi.
Anche perché nei prossimi giorni ci sono decisioni impegnative da prendere come il nuovo Dpcm e l'eventuale proroga dello stato di emergenza. Il no deciso del Cts sugli stadi scaturisce dai timori sull'attuale situazione epidemiologica, tutt' altro che rosea sebbene meno catastrofica che in molti dei Paesi vicini.
terapia intensiva
L'Italia incassa ancora dai 1500 ai 1900 nuovi contagi al giorno e ci vorrebbe un niente per far schizzare la curva in modo esponenziale come è accaduto in Francia. Oltretutto si devono ancora vedere gli effetti della riapertura di scuole, istituti dell'infanzia (0-6 anni), università (dove le lezioni in presenza sono riprese), fine parziale dello smart working (il 50% degli impiegati della pubblica amministrazione sono tornati in ufficio) ed election day. Prima di 2-3 settimane non si avranno dati di valutazione.
Ecco perché in vista della nuova riunione del Cts è stato chiesto al professor Massimo Antonelli - direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione del policlinico Gemelli di Roma e componente dello stesso comitato - un'analisi approfondita sulla distribuzione dei letti sul territorio. Attualmente la crescita di ricoveri in terapia intensiva è di circa un punto al mese (si è passati da 2 a 3%) e se restasse così sarebbe sostenibile senza grossi problemi. «Siamo molto lontani dalla criticità vissute, anche se la gravità dei malati in terapia intensiva è identica», chiarisce.
PIERPAOLO SILERI GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Ma il punto è proprio questo: evitare che la situazione possa peggiorare. Il rischio è che autorizzando la movimentazione di milioni di italiani per il campionato di calcio e gli altri eventi sportivi - anche se con una capienza al 25% di ogni impianto - la pressione sui servizi di prevenzione, che fanno tracciamento di contatti per circoscrivere i focolai, diventerebbe insostenibile.
Una volta «rotta la prima linea», reparti ospedalieri e terapie intensive tornerebbero a riempirsi mandando in affanno il sistema. «Scelte allineate» Il ministro della salute Roberto Speranza non transige sulla linea dura. Manderà il verbale della riunione del Cts alle Regioni e si appellerà ai governatori auspicando «un allineamento alle scelte nazionali». Non saranno tollerati salti in avanti e decisioni autonome di deroghe, come è successo per le discoteche, con effetti deleteri sul piano della diffusione del virus. Il ministro è pronto a bloccare eventuali iniziative regionali con un'ordinanza ma si augura «di non dover arrivare a questa via estrema».
RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA
Resta per ora carta straccia il protocollo condiviso dalla Conferenza delle Regioni presiedute da Cesare Bonaccini. Prevedeva una serie di misure che le società avrebbero garantito per l'ingresso in sicurezza del pubblico, diviso per settori, distanziato nei seggiolini. Ma come prevenire l'animosità tipica del tifoso per un gol fatto o un rigore negato, hanno obiettato i tecnici? Come inibire cori e urla che facilitano la diffusione di goccioline respiratorie e, se infette, del virus? Interrogativi cui nessun protocollo può rispondere.