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    UN PAESE CON IL CATETERE: IN ITALIA, PER OGNI BAMBINO, CI SONO PIÙ DI 5 ANZIANI - LA CAMPANIA, CON UN’ETÀ MEDIA DI 43,9 ANNI, CONTINUA A ESSERE LA REGIONE PIÙ “GIOVANE” MENTRE LA LIGURIA, CON UN’ETÀ MEDIA DI 49,5 ANNI SI CONFERMA QUELLA PIÙ “ANZIANA” - I NATI DA GENITORI ENTRAMBI STRANIERI SONO 53MILA E COSTITUISCONO IL 13,5% DEL TOTALE DEI NUOVI NATI NEL 2022 - CALANO LE COPPIE MISTE: I NATI DA COPPIE IN CUI ALMENO UNO DEI GENITORI E’ STRANIERO CONTINUANO A DECRESCERE - IL RAPPORTO ISTAT


     
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    Estratto dell’articolo di Diana Cavalcoli per www.corriere.it

     

    CENSIMENTO POPOLAZIONE CENSIMENTO POPOLAZIONE

    Gli italiani diminuiscono. Lo Stivale scende sotto la soglia dei 59 milioni di abitanti, con una riduzione nel 2022 rispetto all’anno precedente di quasi 33mila residenti. A inquadrare il calo è il report “Popolazione residente e dinamica demografica” dell’Istat che per il 2022 fotografa la lenta scomparsa di un’Italia sempre più anziana dove le donne pesano per il 51,2% sulla popolazione residente e superano gli uomini di 1.367.537 unità. […]

     

    L’invecchiamento della popolazione

    Il primo elemento da considerare per capire il trend è l’invecchiamento della popolazione. La Campania, con un’età media di 43,9 anni (era 43,6 nel 2021), continua a essere la Regione più “giovane” mentre la Liguria, con un’età media di 49,5 anni (era 49,4 nel 2021) si conferma quella più “anziana”. Di contro aumentano gli stranieri «abitualmente dimoranti» in Italia. Tra loro il 58,7% della popolazione straniera censita (circa 3 milioni) vive al Nord.

     

    Nascite in calo

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    Il calo demografico è legato poi alla riduzione delle nascite: i nati residenti in Italia sono 393mila nel 2022, con un tasso di natalità del 6,7 per mille. Si rilevano quasi 7mila nascite in meno rispetto al 2021 (-1,7%), e ben 183mila in meno (-31,8%) rispetto al 2008, anno in cui il numero dei nati vivi registrò il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila.

     

    I nati da genitori entrambi stranieri sono 53mila e costituiscono il 13,5% del totale dei nati. L’incidenza è più elevata nelle Regioni del Nord (19,3%) dove la presenza straniera è più radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,1%); nel Mezzogiorno è invece inferiore (5,4%). I nati da genitori in cui almeno uno dei partner è straniero (20,9% del totale dei nati) continuano a decrescere nel 2022, attestandosi a 82mila unità.

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    Spiegano dall’Istat: «La diminuzione delle nascite è in gran parte determinata dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni), oltre che dalla continua diminuzione della fecondità». Nel 2022 il numero medio di figli per donna è pari a 1,24, in lieve calo rispetto all’anno precedente (1,25) e in linea con il trend decrescente in atto dal 2010, anno in cui si registrò il massimo relativo di 1,44 figli per donna. Il Centro presenta la fecondità più bassa, pari a 1,15 figli per donna; era 1,19 nel 2021 .

     

    Il Nord e il Mezzogiorno registrano nel 2022 un uguale livello di fecondità (1,26[…] Il massimo valore di fecondità (1,64), si registra nella provincia autonoma di Bolzano/Bozen, mentre la Sardegna continua a detenere il valore minimo (0,95). Per il totale delle donne residenti, l’età media al parto rimane stabile rispetto al 2021, pari a 32,4 anni, mentre l’età media alla nascita del primo figlio si attesta a 31,6 anni. L’età media al parto è più alta nel Centro e nel Nord (32,8 e 32,5) rispetto al Mezzogiorno (32,0).

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    In quest’ultima ripartizione si rileva sia la Regione con le madri mediamente più giovani d’Italia, la Sicilia (31,4), ma anche le Regioni con quelle più mature, la Basilicata (33,1) e la Sardegna (32,9). […]

     

    Nuova idea di famiglia e calo dei matrimoni

    Una dimostrazione di come la vita adulta segua nuovi rispetto al passato arriva anche da un altro report Istat, pubblicato pochi giorni fa, in cui vede come nel 2022 i matrimoni siano stati 189.140, in ripresa rispetto all’anno precedente (+4,8%) e sul 2019 (+2,7%). […] A livello territoriale il lieve aumento dei matrimoni del 2022 è la sintesi di due situazioni contrapposte: nel Centro e nel Nord la variazione positiva è rispettivamente 14,2% e 10,5% mentre nel Mezzogiorno la variazione è negativa rispetto sia al 2021 (-4,5%) sia al 2019 (-2,3%).

     

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    Nel 2022 i primi matrimoni (146.222 nel 2022, 77,3% dei matrimoni totali), dopo aver subito un dimezzamento nel 2020, tornano ai livelli del 2019. «La diminuzione tendenziale dei primi matrimoni, al netto delle oscillazioni di breve periodo, è strettamente connessa alla progressiva diffusione delle libere unioni.

     

    Queste ultime sono più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2021-2022 (da circa 440mila a più di 1 milione e 500mila), un incremento da attribuire soprattutto alle libere unioni di celibi e nubili», aggiungono. Non sorprende quindi scoprire che nel 2022 le seconde nozze sono state 42.918, finora il valore più alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni è del 22,7%).

     

    I decessi

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    Tornando al censimento il calo demografico si lega, come intuibile, anche alle morti. Nel 2022 i decessi sono stati 715mila, 342mila (il 48%) dei quali hanno interessato gli uomini e 373mila le donne (il 52%), per un tasso di mortalità complessivo pari al 12,1 per mille. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti cresce di quasi 14mila unità con un incremento pari al 2%, in linea con l’intrinseca tendenza all’aumento, sottostante il progressivo invecchiamento della popolazione.

     

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    Il più alto numero di decessi si è avuto durante i mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. In questi soli quattro mesi si sono rilevati 265mila decessi, quasi il 40% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato, nella maggior parte dei casi, individui anziani e/o fragili dal punto di vista delle condizioni di salute. Oltre 472mila deceduti, due su tre, presentano un’età maggiore o pari agli 80 anni, percentuale che nelle donne supera il 74% mentre per gli uomini si ferma al 57%.

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