Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera” - Estratti
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Le consultazioni regionali, almeno le tre che si terranno nel 2024 (oltre alla Liguria, Emilia-Romagna e Umbria), sono destinate a testare la tenuta, anche a livello locale, della coalizione di destra-centro che governa il Paese e la forza del centrosinistra (o del campo largo, termine un po’ desueto). Sono quindi centrali nelle strategie dei principali partiti.
E forse anche cruciali nel definire i rapporti all’interno della coalizione di governo.
La Liguria è la prima in ordine di tempo. Qui si presentano la coalizione di centrodestra e le opposizioni sostanzialmente unite. Sostanzialmente perché il veto del Movimento 5 Stelle ha escluso dalla compagine i rappresentanti di Italia viva, +Europa e Psi, forze che non parteciperanno lasciando libertà di scelta ai propri elettori. Complessivamente i candidati che si presenteranno sono nove, ma i due su cui si concentra l’attenzione sono Marco Bucci per il centrodestra, attuale sindaco di Genova, e Andrea Orlando per il centrosinistra allargato, esponente di spicco del Pd, più volte ministro.
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Tre sembrano essere i temi che stanno a cuore agli elettori liguri: largamente al primo posto la sanità, citata dal 50% degli intervistati, problema che assume ormai le caratteristiche dell’emergenza per l’intera nazione; due altri temi preoccupano sostanzialmente nella stessa misura (sono citati da un terzo circa degli elettori), il problema dei trasporti e l’occupazione.
Il giudizio su Toti La giunta si è dimessa a causa dell’accusa di corruzione per il suo presidente, Giovanni Toti, che ha patteggiato la condanna a due anni e un mese, commutata in 1.500 ore di lavori socialmente utili. Nonostante questo, la valutazione dell’operato della giunta non è particolarmente critica: prevale certo quella negativa (50%), ma il 42% ne dà una positiva. La carta che sembrava essere capace di spostare l’elettorato a favore delle opposizioni come si pensava qualche tempo fa, ovvero la condanna di Toti, non pare poi così efficace. La notorietà dei candidati vede al primo posto Bucci, del centrodestra, conosciuto dall’83% degli elettori, seguito da Orlando, noto al 71%. Gli altri hanno una notorietà inferiore al 50%, a partire da Morra con il 45% per finire al 27% di Rosson.
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Chiamati a scegliere il candidato per cui votare, i due candidati principali si contendono la quasi totalità dei voti: Bucci è stimato al 49%, Orlando al 46%. Si tratta di un distacco che non consente di dichiarare un vincente, essendo contenuto nel margine di errore standard dei sondaggi.
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Coalizioni appaiate Rimane da dire dei partiti (ma sappiamo che nelle consultazioni maggioritarie il voto per i partiti è considerato secondario da una parte non irrilevante degli elettori, per cui le stime sono meno stabili rispetto al voto per i candidati).
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Il Pd avrebbe il 24% dei consensi contro il 20% di Fratelli d’Italia, poi Forza Italia (9%), il M5S (7,8) e la Lega (7). Le coalizioni sarebbero perfettamente affiancate: 47,8% il centrodestra, esattamente lo stesso risultato per l’opposizione.
Partita più che aperta dunque. Tuttavia, alcuni elementi dovrebbero preoccupare il candidato dell’opposizione: il gradimento della giunta uscente non particolarmente critico e la previsione di vittoria per Bucci rendono più complessa del previsto la competizione.
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