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    IN MEDIAS MES – IL NEGOZIATO PER LA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ SLITTA ANCORA E GIORGIA MELONI TEMPOREGGIA ANCHE SUL FONDO SALVA STATI: PROBABILE UN NUOVO RINVIO - LA DUCETTA VUOLE USARE IL MES COME ARMA NEGOZIALE, MA DALL’EUROPA CONTINUANO A MANDARE “PIZZINI”: “TECNICAMENTE NON C’È COLLEGAMENTO. LE AUTORITÀ ITALIANE VEDONO UN LEGAME POLITICO, MA È UN LORO GIUDIZIO” – SE IL MES NON VIENE APPROVATO, SALTA ANCHE IL “BACKSTOP” DA 68 MILIARDI PER LE BANCHE. E I MERCATI POTREBBERO AGITARSI…


     
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    1. FONTI UE, 'FIDUCIA SU MES, NESSUN COLLEGAMENTO CON PATTO'

    giorgia meloni. giorgia meloni.

    (ANSA) - Sulla ratifica Mes "stiamo seguendo attentamente il processo in Italia" e "siamo pienamente fiduciosi che l'Italia stia facendo del suo meglio per mantenere i propri impegni e tenerci informati man mano".

     

    "Tecnicamente non c'è alcun collegamento" tra la riforma del Patto di stabilità e la ratifica del Mes, nonostante la revisione del trattato del Mes "in certa misura faccia riferimento alle regole fisiche nella sua applicazione". "Le autorità italiane vedono un legame politico tra i due, questo è un loro giudizio". Lo ha detto un alto funzionario europeo in vista della riunione dell'Eurogruppo domani.

     

    2. FUGA DAL MES

    URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI

    Estratto dell’articolo di Marco Bresolin e Ilario Lombardo per “la Stampa”

     

    Le resistenze sulla richiesta italiana di scorporare dal calcolo della spesa gli investimenti del Pnrr che si fanno sempre più forti, il governo tedesco che non arretra sulla necessità di fissare un taglio minimo annuale del debito, l'introduzione di nuovi vincoli per garantire che il deficit resti ben al di sotto del 3%. E, di conseguenza, il via libera dei governi alla riforma del Patto di Stabilità che slitta ancora.

     

    La presidenza spagnola dell'Unione europea puntava a un'intesa all'Ecofin di dopodomani, ma non sarà possibile: bisognerà attendere almeno un altro mese, visto che la proposta legislativa di compromesso non arriverà prima dell'8 dicembre.

     

    CHRISTINE LAGARDE FABIO PANETTA GIANCARLO GIORGETTI PIERRE GRAMEGNA CHRISTINE LAGARDE FABIO PANETTA GIANCARLO GIORGETTI PIERRE GRAMEGNA

    Il salto in là nel tempo complica decisamente la strategia del governo italiano, secondo il quale l'accordo sulla riforma del Patto poteva essere utilizzato come leva per far digerire al Parlamento la ratifica della riforma del Mes, calendarizzata per il 20-21 novembre. Ed è in questo clima che è maturata l'uscita di ieri del ministro Giancarlo Giorgetti sulle «regole europee che penalizzano gli investimenti» e sulla «pericolosissima involuzione burocratica» dell'Ue, parole che lasciano trasparire una certa frustrazione per la piega che sta prendendo il negoziato tra i ministri delle Finanze.

     

    Giorgia Meloni ora è costretta a cercare una soluzione per temporeggiare ancora. E così cercherà di sfruttare a suo vantaggio il rinvio, puntando, a sua volta, a rimandare ancora la controfirma delle Camere. Sarebbe l'ennesima volta di una lunga odissea, ma manterrebbe in sospeso il Mes come arma negoziale.

     

    giorgia meloni giorgia meloni

    Il Parlamento è chiamato a esprimersi sul fondo salva-Stati tra due settimane, alla scadenza dei quattro mesi fissati dalla sospensiva prevista dall'ultimo rinvio.  […] Stando alle regole, la riforma farà comunque il suo ingresso in Aula. Subito dopo sarà rimandata in commissione con i voti della maggioranza. Così è stato deciso e comunicato ai parlamentari che, salvo sorprese, resteranno compatti, indifferenti alle lamentele europee.

     

    I vertici del Mes e dell'Eurogruppo avevano chiesto all'Italia di completare la ratifica al più tardi entro novembre, altrimenti potrebbe non esserci tempo a sufficienza per far entrare in vigore il "backstop" finanziario dal 1° gennaio 2024. La riforma del Meccanismo europeo di stabilità introduce infatti un paracadute finanziario per il Fondo di risoluzione unico delle banche, una linea di credito da 68 miliardi da attivare in caso di necessità.

     

    Il direttore esecutivo del fondo, Pierre Gramegna, ha già detto in più occasioni che è imperativo avere questo strumento a disposizione da gennaio, altrimenti dal 31 dicembre il settore bancario si troverà scoperto in caso di crisi. Uno scenario che potrebbe preoccupare i mercati. La data di fine novembre è legata al fatto che, subito dopo la ratifica, il Mes avrà bisogno di almeno un paio di settimane per le pratiche burocratiche.

    giorgia meloni con paolo gentiloni giorgia meloni con paolo gentiloni

     

    Considerato che poi ci sarà la pausa per le vacanze di Natale, iniziare dicembre senza aver ancora ottenuto il via libera del parlamento italiano rischierebbe di impedire l'entrata in vigore del backstop dal 1° gennaio. Per l'Italia la strada è stretta e i negoziati non stanno andando come Meloni voleva.

     

    Giovedì sul tavolo dell'Ecofin arriverà soltanto l'ennesima "landing zone", il terzo documento di compromesso che la presidenza spagnola presenterà per cercare un'intesa sulle linee generali della riforma. Perché non solo non c'è un accordo sull'entità dei singoli parametri, ma i governi sono ancora distanti anche sui princìpi-chiave della riforma, a partire dal meccanismo per il taglio del debito e quello per incentivare gli investimenti.

    pierre gramegna e paschal donohoe pierre gramegna e paschal donohoe

     

    Con ogni probabilità, l'intesa passerà da un patto franco-tedesco. Che però, al momento, ancora non c'è. […] Come spiegato dal commissario Paolo Gentiloni, dal 1° gennaio in ogni caso torneranno in vigore le vecchie regole del Patto, ma ci sarà una sorta di fase "transitoria" durante la quale Bruxelles interpreterà i vincoli pre-pandemia con lo «spirito» della riforma. […]

     

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