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    IN NOME DELL'INCLUSIVITÀ STIAMO ROVINANDO LO SPORT - IL CIO HA DECISO: ALLE OLIMPIADI NESSUN ATLETA, UOMO, DONNA O IN UNA TRANSIZIONE TRA L'UNO E L'ALTRO SESSO, SARÀ PIÙ SOTTOPOSTO A TEST MEDICI PER CAPIRE IL PROPRIO GENERE: PERÒ COSÌ SI POSSONO CREARE SQUILIBRI E PERSINO RISCHI PER I PARTECIPANTI, PER ESEMPIO NELLE DISCIPLINE DI COMBATTIMENTO - VALENTINA PETRILLO, PRIMA TRANS ITALIANA ALLE PARALIMPIADI: "I MIEI LIVELLI DI TESTOSTERONE SONO BASSI". MA LE RIVALI LA CONTESTANO...


     
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    Cosimo Cito per “la Repubblica

     

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    Un decalogo per una rivoluzione. Dopo aver superato un tabù con Laurel Hubbard e Quinn ai Giochi di Tokyo, le prime atlete transgender nella storia delle Olimpiadi, lo sport potrebbe essere finalmente entrato in una nuova era, quella dell'inclusività, della non-discriminazione.

     

    quinn calciatrice transgender 2 quinn calciatrice transgender 2

    Il Cio ha scelto questa strada. E tra le dieci regole, lanciate ieri in un documento destinato a fare giurisprudenza, una colpisce in particolare: agli atleti non verrà più chiesto di sottoporsi a procedure mediche non necessarie per rientrare nei criteri di eleggibilità per uno sport.

     

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    Nessun atleta, che sia uomo, donna o in una condizione di transizione tra l'uno e l'altro sesso (transgender e intersex), sarà più sottoposto a test medici per determinare il proprio genere di appartenenza.

     

    Il Cio demanda alle singole federazioni il compito di stabilire dei criteri oggettivi per salvaguardare il normale svolgimento delle gare e impedire che atleti godano di vantaggi rispetto ai propri concorrenti.

     

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    Più critici, da questo punto di vista, secondo il Cio, sono gli sport di combattimento, nei quali il gap competitivo, qualora ci fosse, sarebbe più evidente, ma anche pericoloso per la salute dell'atleta più debole.

     

    Decade - il documento è per ora solo una dichiarazione d'intenti, diventerà legge non prima di marzo 2022 - il principio stabilito nel 2015, quello basato sui livelli di testosterone (10 nanomoli per litro di sangue, 5 nanomoli per la World Athletics, da ricercare con complicati e costosi esami di laboratorio).

     

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    Si completa così un processo avviato nel 2003, quando il Cio, agli albori della questione transgender, non negava la possibilità di partecipazione a gare femminili da parte di atleti "nati" uomini previo però intervento chirurgico. Ci sono voluti quasi vent'anni.

     

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    Valentina Petrillo è la prima transgender ad aver mai indossato la maglia azzurra. L'ha fatto agli Europei 2021 di para-atletica, da ipovedente, nei 400 metri: «Il valore di questa decisione è immenso, stabilisce finalmente un principio: gli atleti transgender hanno tutti i diritti a non essere "perquisiti", indagati come fossero delinquenti, se hanno voglia di fare sport tra persone del sesso al quale sentono di appartenere.

     

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    Le indagini mediche e soprattutto le domande alle quali eravamo costrette a rispondere ogni volta che dovevamo scendere in pista erano terribili, umilianti. A settembre, dopo il campionato italiano master di Rieti, sono stata anche oggetto di una petizione da parte di atlete che avevano gareggiato con me e che si sentivano penalizzate dalla mia presenza. Io non traggo vantaggio dalla mia condizione: sono nata uomo e dal 2018 mi sottopongo a una terapia ormonale per completare la mia transizione.

     

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    I miei livelli di testosterone sono ampiamente sotto il dato indicato dal Cio come discriminante. Come mi sento ora? Più libera. Se ripenso alle immagini di Laurel Hubbard a Tokyo provo immensa tenerezza. Ma la sua battaglia è stata importante, fondamentale».

     

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    «Qualora debbano essere stabiliti criteri di ammissibilità al fine di disciplinare la partecipazione alle categorie femminile e maschile» scrive il Cio «la definizione e l'attuazione di tali criteri dovrebbero essere effettuate nell'ambito di un approccio globale basato sul rispetto dei diritti umani, su prove solide e sulla consultazione degli atleti». Il 2021 sarà ricordato come un anno cruciale nella storia dello sport.

     

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