Giovanni Pons per repubblica.it
meloni
Con i sondaggi elettorali così favorevoli al partito di Giorgia Meloni le probabilità che l'Italia possa sperimentare per la prima volta un primo ministro donna sono considerevolmente aumentate. Di pari passo sono aumentati i movimenti lobbistici per avvicinare l'entourage di colei che ha buone chances di determinare le prossime scelte in tema di nomine, nel governo e nelle partecipate.
Le richieste di pranzi, cene, eventi - da parte di esponenti vicini alla destra, alla sinistra, al centro - che riceve il cerchio magico della Meloni in questa fase sono innumerevoli. Tutte interessate allo spoils system che verrà, se ai sondaggi seguiranno i voti veri. Giorgia Meloni a tratti sembra impreparata a questo tipo di corteggiamenti, in altri momenti mostra sicurezza nell'indicare la strada, come per Ita o Telecom.
No all'incontro con le banche d'affari
fabio panetta foto di bacco
Le banche d'affari l'hanno recentemente avvicinata per un incontro conoscitivo nella City londinese: lei in un primo momento ha accettato ma poi, nel timore di essere strumentalizzata come ai tempi di Davide Serra e Matteo Renzi, ha declinato. Ci andrà da sola, quando riterrà, senza prestarsi al brand di turno.
Certo nelle ultime uscite pubbliche Meloni ha commesso qualche errore, se si parla di economia e non di politica. Quando in Piazza Duomo a Milano, riferendosi all'Europa, ha detto "la pacchia è finita": non un buon viatico per instaurare rapporti positivi con una entità che sta erogando oltre 200 miliardi all'Italia, di cui buona parte a fondo perduto.
Forse voleva dire che francesi e tedeschi in futuro avranno vita dura nel comprare aziende care al made in Italy, com'è accaduto negli ultimi 20 anni. La correzione del tiro è arrivata da Ignazio La Russa, l'uomo della vecchia nomenclatura missina, già ministro della Difesa con Berlusconi, uno dei fondatori di FdI. Per i trascorsi comuni è il consigliere di cui Meloni si fida di più e anche il più ascoltato sui temi economici. Solo dopo arrivano Guido Crosetto, il cognato Lollobrigida, il responsabile economico Maurizio Leo, il senatore Giovanbattista Fazzolari.
La fondamentale casella Mef
MELONI 4
A questa cerchia di fedelissimi Meloni dovrà far riferimento se e quando siederà a Palazzo Chigi e dovrà metter mano alla lista dei ministri economici o sarà chiamata a nominare i vertici delle partecipate. La casella attorno a cui tutto gira è quella del Mef, che dovrà essere occupata da una persona di fiducia ma che al tempo stesso garantisca all'Europa che non si faranno salti nel buio. Per questo Meloni, accogliendo un suggerimento di Mario Draghi, avrebbe individuato in Fabio Panetta, attuale membro del comitato esecutivo della Bce, la persona giusta.
fabio panetta e christine lagarde
Panetta, brillante carriera in Banca d'Italia con Ciampi, poi con Fazio, Draghi e Visco, è il meno tecnocratico dei banchieri centrali avendo mangiato in famiglia pane e politica (suo padre è stato capo di gabinetto di Spadolini) ed è politicamente vicino alla destra. Ma Panetta aspira a diventare il prossimo governatore di Bankitalia e avverte che se l'Italia lascia la posizione che occupa oggi non è detto che venga sostituito da un italiano. Dunque Panetta frena e Meloni deve trovare alternative, tra le quali c'è sempre Giulio Tremonti, già ministro dell'Economia dei governi Berlusconi. Cui si è aggiunto nelle ultime settimane il nome di Domenico Siniscalco, anch'egli già al vertice del Mef tra il 2004 e il 2005 quando Tremonti si dimise.
GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI
La casella del Mef è importante perché è la leva per scardinare altre posizioni di vertice. In primis la direzione generale del Tesoro, occupata da Alessandro Rivera, nominato da Giuseppe Tria nel 2018 e poi confermato da Gualtieri e Franco. Il Mef è considerato da Meloni una sorta di fortino della sinistra che deve essere bonificato. E dal Mef dipende la guida della Cassa depositi e prestiti, dove Draghi ha insediato nel giugno 2021 Dario Scannapieco, tecnocrate molto apprezzato dalle cancellerie europee.
Se Meloni vorrà dare un'impronta più nazionalista alla politica economica italiana, la Cassa diventa un braccio operativo e strategico fondamentale, dunque il grip deve essere totale. Gli interventi in campagna elettorale sulla rete unica Telecom, che si dovrà fare ma con altre modalità, e su Ita, dove Draghi ha favorito i francesi rispetto ai tedeschi lasciando però al governo il 40% del capitale, dimostrano l'attenzione di Fratelli d'Italia ai temi economici e di potere.
domenico siniscalco
I vertici Eni, Enel e Leonardo
Nella primavera 2023, poi, si giocheranno le altre partite che contano, con i vertici di Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna che andranno a scadenza. Alcuni manager, come Claudio Descalzi in Eni e Francesco Starace in Enel, occupano quelle poltrone già da tre mandati, essendo stati nominati per la prima volta dal governo Renzi nel 2014. Sono poltrone ambite, che hanno una rilevanza internazionale, soprattutto in un periodo di crisi energetica come l'attuale e devono essere ricoperte da manager che hanno una competenza specifica in campo energetico e che abbiano anche esperienza di gestione di grandi società quotate.
Paolo Scaroni
Tra l'altro, su suggerimento dell'ex ad di Eni ed Enel, Paolo Scaroni, Meloni sta valutando se sia il caso di creare un ministero dell'Energia, che ovviamente Scaroni si candiderebbe a guidare, al posto o in aggiunta a quello della Transizione ecologica attualmente guidato da Stefano Cingolani (altro ministro che Draghi consiglia di confermare). Scaroni, che è anche deputy chairman della banca d'affari francese Rothschild, stava per essere nominato dal governo Draghi al vertice di Milano-Cortina 2026 ma non ha voluto lasciare la presidenza del Milan come gli era stato chiesto. Alla poltrona olimpica Meloni pensa di indirizzare Andrea Abodi, attuale presidente del Credito Sportivo e fino al 2017 presidente della Serie B.
alessandro profumo ad di leonardo foto di bacco (2)
Sarà più difficile la permanenza di Alessandro Profumo, alla guida di Leonardo da due mandati, il primo targato Gentiloni. Su quella poltrone pare aver messo gli occhi proprio Crosetto, che ama qualificarsi come imprenditore, oltre che come cofondatore di Fratelli d'Italia, anche in virtù del fatto di essere presidente della Federazione aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad) di Confindustria e dall'aprile 2020 presidente di Orizzonte Sistemi Navali, joint venture tra Fincantieri e Leonardo e specializzata in sistemi ad alta tecnologia. Ma non è detto che ce la faccia.
Potrebbe invece farcela a ottenere il secondo mandato l'ad di Terna Stefano Donnarumma, ingegnere già in A2a e Acea, l'unico manager di Stato a intervenire alla convention di Fratelli d'Italia chiamato, sembra, proprio da Meloni. E a fare il terzo mandato ci proverà anche Matteo Del Fante, ad di Poste, le cui diplomazie sono al lavoro, dopo essere stato nominato da Gentiloni e poi confermato dal Conte bis. Senza dimenticare che Meloni e i suoi non sono rappresentati negli organi di governo della Rai: potrebbero voler rimediare a questa mancanza.
alessandro profumo piero fassino guido crosetto foto di bacco (2) CROSETTO MELONI