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    CHI CI AIUTA A RACCOGLIERE I KIWI? – IN NUOVA ZELANDA MANCANO I BRACCIANTI, LA PREMIER LABURISTA 'ARRUOLA' I TURISTI PER TERMINARE IL RACCOLTO DEL FRUTTO NAZIONALE ENTRO GIUGNO - PROPOSTA L' ESTENSIONE DEL VISTO PER CHI È PRONTO A LAVORARE NEI CAMPI. MA IL GUADAGNO È MINIMO


     
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    Marta Serafini per il Corriere della Sera

     

    «L' ultima cosa che vogliamo è che marciscano sugli alberi o a terra». La crisi dei kiwi preoccupa la Nuova Zelanda, tanto che perfino la prima ministra laburista Jacinda Ardern è dovuta intervenire.

    Niente nubifragi o siccità.

     

    kiwi kiwi

    A ostacolare il consumo del peloso frutto che condivide la gloria nazionale con l' omonimo volatile è la mancanza di braccia. Secondo i colossi dell' agroalimentare mancano all' appello 1.200 lavoratori senza i quali non sarà possibile terminare il raccolto entro giugno. «Incredibile, i disoccupati preferiscono patire la fame pur di non faticare», scuotono la testa i produttori neozelandesi. Un problema se si pensa che la domanda della bacca dell' Actinidia chinensis - questo il nome latino della pianta - è cresciuta generando nel 2018 un 19 per cento in più di frutta prodotta.

     

    Jacinda Ardern kiwi Jacinda Ardern kiwi

    Ma a ben guardare forse un motivo c' è. Secondo i sindacati, la raccolta di kiwi è particolarmente faticosa e comporta il trasferimento di braccianti nella regione di Bay of Plenty. «Se il salario settimanale è di 540 dollari neozelandesi (317 euro) e i costi di affitto sono di 400 dollari (235 euro) alla settimana, lavorare di fatto non conviene», denuncia Annie Hill di Priority One, associazione per lo sviluppo economico della regione. Risultato, nonostante ci siano oltre 6.000 persone senza lavoro nella Bay of Plenty e il Paese sia terzo produttore mondiale dopo Cina e Italia, i kiwi continuano a rimanere sui rami. «Stiamo cercando una mediazione per alzare i salari (in media un' ora di lavoro viene pagata 16,50 dollari neozelandesi 9,70 euro, ndr)», ha spiegato il consigliere regionale Mike Bryant. Ma le trattative, si sa, richiedono tempo.

    kiwi kiwi

     

    Così, per aggirare l' ostacolo, il governo di Wellington, ispirandosi alla vicina Australia, ha optato per l' estensione dei visti ai turisti disposti a fermarsi per lavorare nei campi. La soluzione però ha delle controindicazioni. «In Paesi che hanno sperimentato simili politiche sono stati registrati gravi abusi. I backpackers (i giovani zaino in spalla), attirati con la promessa di un lavoro, vengono pagati una miseria. E chi protesta viene bullizzato», denunciano le associazioni per i diritti dei lavoratori.

     

    Intanto gli amministratori delegati delle grandi aziende della frutta, sebbene definiscano la situazione «terribile» non arretrano di un centimetro e fanno partire pullman per rastrellare braccia anche in regioni remote. «Pagare di più non avrebbe senso, questo è il prezzo di mercato», ha tuonato in un' intervista Stuart Weston, direttore dell' Apata, colosso del kiwi e dell' avocado.

    il kiwi cresce in una vigna il kiwi cresce in una vigna

     

    Vada come vada, se la domanda dovesse rimanere così alta la crisi dei kiwi si riproporrà. Secondo le previsioni l' incremento della produzione dovrebbe toccare il 35 per cento entro il 2030. Che, tradotto, significa oltre 14.300 braccia in più.

     

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