• Dagospia

    IL CINEMA DEI GIUSTI - NON ERA MALE L’IDEA DI UN THRILLER ALLA UMBERTO LENZI, COI DUE GIOVANI ROMANI (MASTANDREA E ELIO GERMANO) CHE VANNO A LAVORARE NELLA VILLA DELLA VECCHIA STAR (GIANNI MORANDI TORNA AL CINEMA “SERIO” DOPO 40 ANNI) E SI SCONTRERANNO CON DEI PERSONAGGI CHE NON SONO COME SEMBRANO - PURTROPPO IL FILM SCONTA PROBLEMI DI SCENEGGIATURA E DI REGIA…


     
    Guarda la fotogallery

    Marco Giusti per Dagospia

    SCENA DEL FILM PADRONI DI CASASCENA DEL FILM PADRONI DI CASA

    "Sembra Arcinazzo...". Dobbiamo ammettere che un film che si apre con questa battuta di Valerio Mastandrea, detta al fratello Elio Germano sul furgoncino mentre stanno entrando nella foresta tosco-emiliano pronti a scontrasi con una popolazione di montanari incattiviti che mal sopporta i romani e hanno appena fatto fuori un povero lupo, non può non colpirci.

    GIANNI MORANDO E VALERIA BRUNI TEDESCHI IN PADRONI DI CASA jpegGIANNI MORANDO E VALERIA BRUNI TEDESCHI IN PADRONI DI CASA jpeg

    E ci colpisce anche un Gianni Morandi falsamente buono nei panni di una vecchia star della canzone italiana, tal Fausto Mieli (come Paolo) che ha lasciato da dieci anni il palco e vive con la moglie, Valeria Bruni Tedeschi, colpita da ictus, con gli occhi fissi e impauriti. Non era male neanche l'idea di un thriller alla Umberto Lenzi, coi due giovani romani che vanno a lavorare nella villa della vecchia star e si scontreranno con i villici del posto e con dei personaggi che non sono come sembrano.

    PADRONI DI CASA ELIO GERMANO GIANNI MORANDI VALERIO MASTANDREA jpegPADRONI DI CASA ELIO GERMANO GIANNI MORANDI VALERIO MASTANDREA jpeg

    Ma neanche i due sono simpatici e allegri come appaiono nelle prime scene e il loro rapporto è più contorto del previsto. Insomma, c'è più di qualcosa di buono in questo "Padroni di casa", opera seconda diretta da Edoardo Gabbriellini, di solito attore per Paolo Virzì ("Ovosodo") e Luca Guadagnino ("Io sono l'amore"), prodotto proprio da Luca Guadagnino e Valentina Avenia, distribuito da Ginevra Elkann per la Good Films (100 copie) e presentato lo scorso agosto al Festival di Locarno.

    LOCANDINA DEL FILM PADRONI DI CASA jpegLOCANDINA DEL FILM PADRONI DI CASA jpeg

    E' interessante il ritorno in un film dark di una icona della musica popolare come Gianni Morandi, che non faceva più cinema "serio" dai primissimi anni '70 ("Le castagne sono buone" di Pietro Germi, "Faccia da schiaffi" di Armando Crispino, "La cosa buffa" di Aldo Lado, dove era completamente nudo!), ma solo fiction in tv, e che si esibisce qui perfino in un pezzo scritto da Cesare Cremonini in stile anni '60.

    E è ancora più interessante vedere assieme in un film, liberi di improvvisare, due attori come Mastandrea e Germano. E quasi tutte le battute più romane di Mastandrea funzionano, come quella detta al ragazzino antipatico che chiede che sposti il furgoncino: "Ma se ci passa anche il 170!". Per buona parte del film, inoltre, funziona anche il crescere della tensione. Non sappiamo bene cosa accadrà, ma sappiamo che la situazione sia nel paese che nella villa di Morandi e Bruni Tedeschi non è affatto tranquilla e la violenza può esplodere ogni momento.

    CASTO DEL FILM PADRONI DI CASA jpegCASTO DEL FILM PADRONI DI CASA jpeg

    Scivolando nel genere, il thriller all'italiana, Gabbriellini, che al cinema da regista abbiamo notato solo per la sua curiosa opera prima, "B.B. e il cormorano" (2003), però non riesce a riequilibrare tutta la sua materia, a dosare commedia e dramma, e quando la violenza, a più riprese, arriverà ci troverà disattenti e non soddisfatti. Forse questo si deve, più che alla sceneggiatura, firmata a molte mani, da Francesco Cenni a Michele Pellegrini, da Valerio Mastandrea allo stesso Gabbriellini, a una regia non attentissima nelle scene più drammatiche.

    IL CAST DEL FILM PADRONI DI CASA jpegIL CAST DEL FILM PADRONI DI CASA jpeg

    Troppo buchi, troppi personaggi che spuntano un po' casualmente o che scompaiono proprio nei momenti topici, troppe situazioni lasciate in aria, come se il film fosse stato sforbiciato troppo nella parte finale, dove, Lenzi insegna, doveva tutto chiudersi perfettamente. Non si tratta di rifare "Cane di paglia", quanto di rendere se non credibile, almeno funzionante un racconto. Peccato, perché le idee buone ci sono, gli attori principali sono perfetti e l'ambientazione ci prendeva.

    E' comunque già qualcosa, da parte del nostro cinema più giovane, visto che molte sono le forze che sono confluite in questo film, da Guadagnino a Mastandrea alla Elkann, che ci si sposti dal cinema d'autore a un genere come il thriller all'italiana macchiandolo di momenti di commedia e di stravaganze. E l'operazione non è neanche così fighetta come sembra. In sala dal 5 ottobre.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport