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CASTELLO DI VALBONA
Sesso di gruppo, uomini frustati, donne che calpestano maschi sottomessi. Vestiti in lattice, signore al guinzaglio, seni e natiche ben esposte. Non un ubriaco, non un molestatore, non una parola fuori posto. Il castello di Valbona chiude i battenti ma prima di farlo apre le porte a due notti di pura trasgressione. Ieri e sabato notte il complesso medievale di Lozzo Atestino ha ospitato la festa “Decadence”, evento dedicato a sottoculture, perversioni e trasgressioni. In tanti – solo sabato si sono toccate probabilmente le mille persone – si sono presentati al castello.
La festa. «Tutto è permesso se avviene tra persone consenzienti: l’unico vero fil rouge è la buona educazione e il rispetto reciproco». È questa la regola numero uno di “Decadence”. Si tratta di un format di eventi nato più di un decennio fa a Bologna e ormai esportato in mezza Europa.
CASTELLO DI VALBONA
I partecipanti devono adeguarsi ad ambientazioni e atteggiamenti decisamente particolari: tra musica electro, industrial e gothic, gli ospiti indossano abbigliamenti tipici delle culture goth, fetish e sadomaso (chi non rispetta il dresscode deve pagare una “sanzione” e comunque deve almeno essere vestito di scuro) e si lasciano andare a pratiche tipiche del bdsm come il bondage, la dominazione e la sottomissione, il sadismo e il masochismo. Il contesto del castello, che ormai da più edizioni fa da teatro a “Decadence”, rende tutto ancor più suggestivo.
I partecipanti. Individuare un target unico è impossibile. Sabato sera, tra le stanze e le scale del castello, si è visto di tutto: uomini eleganti con moglie al guinzaglio, maschi a petto nudo e con pantaloni in pelle o in lattice, donne in perizoma e con seni coperti solo da adesivi sui capezzoli, persone travestite da gerarchi nazisti o da uomini-pipistrelli, coppie etero, omosessuali, trans e travestiti. Non mancano i curiosi, evidentemente slegati dalle sottoculture celebrate in “Decadence” ma per nulla imbarazzati nell’ambiente.
CASTELLO DI VALBONA
Cosa si fa. Al “Decadence” si può partecipare attivamente o si può solo guardare. Ogni libertà d’espressione è lecita. C’è chi, per esempio, si stende a terra davanti alle porte e supplica le donne di passaggio di calpestarlo, meglio se con tacchi a spillo, e poi per ringraziare chiede accoratamente di poter baciare i piedi o leccare le suole.
C’è chi implora di essere picchiato: in una stanzetta, nella terrazza del castello, una donna in abiti succinti con frustino “sculaccia” il sottomesso di turno, senza risparmiare offese e invitando anche a liberarsi di pantaloni e mutande per meglio lasciare il segno. A fine punizione, lo stesso uomo viene invitato a lasciare la stanza a gattoni.
FETISH
L’angusto locale ospita anche un confessionale, in cui prostrarsi per condividere a voce alta i propri peccati, meglio se perversi. In un salottino al primo piano viene invece proiettato in loop un filmato con scene cult dei film horror in bianco e nero, con sottofondi a tema come i “Carmina Burana”.
Poco più in là, in un’altra stanzetta, chiunque può farsi bucare per un piercing: in molti assistono alla scena e l’operatore è a petto nudo e indossa un grembiule da macellaio. Ad un certo punto, a notte inoltrata, la porta si chiude e da dietro i vetri si vedono sagome muoversi animatamente: da lì in poi si può usare solo la fantasia. Di fronte a questa porta parte una fila: si è in coda per entrare nella stanza “regina” di “Decadence”, la dark room.
FETISH LEATHER
La selezione è ferrea: entrano solo le coppie, etero o omosessuali che siano. C’è chi fa il furbetto – maschi che pur di entrare si fingono gay – ma all’ingresso un travestito in stile Platinette non si fa infinocchiare e sa far cernita.
Nella stanza, dove le luci sono soffuse e dove il fuoco di un caminetto riscalda l’ambiente, ci sono almeno dieci coppie (sempre diverse) attivamente impegnate in rapporti sessuali, si sperimentano posizioni, rapporti di gruppo, pratiche bondage e pure qualche schiaffo al partner di turno. Se non partecipi, il “controllore” dopo un po’ ti invita a ritornare quando arriverà lo stimolo.
Scene di sesso si sono viste anche fuori dalla dark room, soprattutto in tarda nottata, quando ormai il clima era acceso. Al “Decadence” di Valbona si poteva ballare – l’unica differenza da una qualsiasi discoteca, al di là del genere musicale, è nella presenza di qualche gabbia dentro cui si ammassano uomini e donne più o meno vestiti – o cenare, e non a caso la pizzeria ha continuato a sfornare fino alle 3.
il falso incesto branca del fetish
Rispetto e ordine. Al “Decadence” – che è una festa privata con ingresso a pagamento, è bene ribadirlo – non si sono visti ubriachi né droghe (nell’aria forse il fumo di qualche canna) e non ci sono stati episodi molesti, segno che la trasgressione può convivere con rispetto e ordine. Niente foto, nessun post su Facebook sulla serata, nessun cellulare in mano: quello che si fa qui non deve uscire dal castello. O almeno non dovrebbe...
cintura fetish