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    IL MASOCHISMO DELLA SINISTRA IN SALSA SARDA – NELL'ISOLA, IN VISTA DELLE REGIONALI DI FEBBRAIO, È SCONTRO TRA ALESSANDRA TODDE, LA CANDIDATA UFFICIALE DI PD E M5S, E L'EX GOVERNATORE RENATO SORU, CHE HA LASCIATO I DEM E CORRE DA SOLO. UNA FAIDA CHE RISCHIA DI FAR RIVINCERE LA DESTRA (ANCORA SPACCATA SULLA RICANDIDATURA DI SOLINAS) – SORU, CHE TIENE COMIZI SOLO IN DIALETTO STRETTO, È DIVERTITO DA QUESTO CAOS: “CERCATE IL ROMPISCATOLE? ECCOMI QUA. VOGLIONO CHE MI RITIRI…”


     
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    Estratto dell’articolo di Stefano Cappellini per “la Repubblica”

     

    renato soru renato soru

    Prima di introdurre i protagonisti di questa storia va detto che, nel pur ricchissimo repertorio di divisioni della sinistra italiana, la vicenda sarda svetta per il livello della faida, più intricata della trama d’un cesto di pane Carasau: partiti contro partiti, pezzi di un partito contro pezzi dello stesso partito, figlie contro padri, amicizie interrotte, tessere stracciate, alleanze rimescolate con il criterio della legge del beduino: il nemico del mio nemico è mio amico.

     

    Tutto in una Regione – si vota per presidenza e nuovo Consiglio il 24 febbraio – dove pure è stato raggiunto l’accordo tisana che, in teoria, avrebbe dovuto sedare gli animi, quello tra Pd e M5S. E dove la destra ha governato male, male, male, ma così male che a due mesi dal voto non ha ancora nemmeno chiuso l’accordo per ricandidare il governatore uscente, il leghista Christian Solinas.

     

    […]  Mattina di domenica 16 settembre, Oristano, hotel Mistral. Renato Soru, presidente di Regione dal 2004 al 2009, fondatore di Tiscali, l’azienda internettiana di cui si ricorda spesso che nel boom della new economy quotava in Borsa più di Fiat, incontra i sostenitori di tre liste indipendentiste sarde che si presentano con un unico simbolo al voto e sostengono la sua corsa per tornare presidente.

     

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    Per raccontare cosa Soru ha detto agli indipendentisti è necessario aspettare la traduzione a cura di giornalisti indigeni: ha parlato per mezz’ora in lingua sarda. «Campidanese per la precisione, la lingua del mio paese», spiega lui il giorno dopo a Cagliari, dove l’abbiamo incontrato nel foyer del teatro Massimo, nuova tappa di una campagna elettorale già fittissima (stavolta ha parlato italiano). «Non l’avevo previsto – dice – ma un tizio che è intervenuto prima di me mi ha sfidato a parlare in sardo».

     

    Soru è uno che, se lo sfidi, si pianta a terra come un pala eolica. Si è deciso a rifare il presidente e contava sull’appoggio del partito di cui è fondatore, il Pd. Ma i dem hanno accolto le pressanti richieste di Giuseppe Conte e hanno deciso di puntare sull’ex viceministra allo Sviluppo Alessandra Todde. Soru ha detto: facciamo le primarie.

     

    Renato Soru in tribunale Renato Soru in tribunale

    Il Pd ha detto: c’è una candidata di coalizione, non serve. Soru ha detto: asibiri a tottusu . Ciao a tutti. E ha lasciato il partito. La figlia Camilla, consigliera comunale del Pd a Cagliari, gli ha dato di irresponsabile. Massimo Zedda, ex sindaco di Cagliari, ed esponente di punta dei Progressisti, piccola eredità del fu movimento di Giuliano Pisapia, si è schierato con lui (Zedda vorrebbe ricandidarsi sindaco, a giugno si vota per il Comune; con queste premesse, auguri).

     

    Per questo a Cagliari Soru è scortato dalla parlamentare Francesca Ghirra, eletta nelle liste dell’Alleanza Verdi-Sinista, cioè Bonelli& Fratoianni, che però sostengono Todde. Con Todde ci sono altre dodici liste. Con Soru: +Europa, gli altri indipendentisti di sinistra di Liberu, forse Calenda e Renzi.

     

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    Soru si mostra divertito dal trambusto: «Cercava il rompiscatole? Eccomi qua. Lo so cosa vogliono da me. Che io mi ritiri». Pausa: «Non succederà». Non solo la pala è piantata a terra, le pale girano vorticosamente. «Anzi, le do una notizia, mi appoggerà anche Rifondazione comunista». Presidente, non le pare che la sua sia una coalizione un po’ troppo, diciamo così, eterogenea? «E certo, se la faccio io è la coalizione Frankenstein, se la fanno gli altri si chiama campo largo».

     

    Pomeriggio di domenica, a un centinaio di chilometri da dove Soru ha fatto sfoggio di campidanese, Todde si presenta a Dorgali, Nuoro, Barbagia. Incontra i suoi sostenitori, molti sono iscritti alla locale sezione del Pd. Todde, nuorese, è una grillina atipica: è orgogliosamente di sinistra («Mi definirei una socialista liberale », dice a Repubblica ) e aveva un lavoro anche prima di entrare in politica. Imprenditrice, pure di successo. Spera che la formula sarda di centrosinistra diventi nazionale: «Ce lo chiedono gli elettori e ce lo impongono i numeri. Divisi si perde». […]

     

    christian solinas a pontida christian solinas a pontida

    L’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, altro esponente dei Progressisti, è andato a parlarne con Elly Schlein: «Guarda che, se perdiamo in Sardegna, la botta è nazionale ». Non sono problemi di Soru: «Perderemo? Io penso di farcela. In caso di disfatta, i responsabili si chiamano Schlein, Conte e Comandini». Comandini è il segretario regionale pd. Memo finale: Walter Veltroni si dimise da segretario del Pd nel febbraio 2009, il giorno dopo che Soru aveva perso le regionali sarde.

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    RENATO SORU TISCALI RENATO SORU TISCALI

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