• Dagospia

    AL DIAVOLO LA PROPRIETA'! - NON SOLO UBER: DALLA MUSICA ALLA FINANZA, IL BOOM DELLA ‘SHARING ECONOMY’ - IN CRESCITA LE PIATTAFORME PER AFFITTARE CASA AI TURISTI - PARIGI MEGLIO DI NEW YORK MA GLI ALBERGATORI SONO SUL PIEDE DI GUERRA


     
    Guarda la fotogallery

    Anais Ginori per “la Repubblica”

     

    PARIGI CASE AFFITTO VACANZE PARIGI CASE AFFITTO VACANZE

    Nel quartiere Marais i residenti scappano. Anzi, partono lasciando le chiavi di casa agli stranieri che arrivano nei periodi di vacanze. L’estate scorsa i turisti che hanno abitato in appartamenti affittati per qualche giorno o settimana tra il terzo e il quarto arrondissement, sono stati 66.320. C’è un problema, però.

     

    I residenti censiti dal comune sono meno, 64.795. Significa che per qualche mese, il Marais si è svuotato per accogliere legioni di forestieri. Lo squilibrio è stato solo momentaneo, visto che molti proprietari poi sono tornati a vivere nelle loro case passato il periodo estivo. Ma il dato resta simbolico dell’avanzata e delle contraddizioni che pone la sharing economy anche in uno dei paesi dove l’economia è più regolamentata.

     

    La febbre della condivisione, il famoso rapporto CtoC,consumer to consumer , si sta diffondendo nel cuore del Vecchio Continente con una rapidità che coglie impreparate autorità e governo.

     

    AFFITTO CASE BREVE TERMINE 1 AFFITTO CASE BREVE TERMINE 1

    E forse è vero, come dicono alcuni esperti, che l’economia europea si sta “uberizzando”, neologismo che viene dalla rivoluzione che ha portato Uber nel settore monopolistico dei taxi: le regole cambiano in corsa, compaiono concorrenti senza passare da nuove leggi o riforme, scavalcando primi ministri e controlli burocratici, solo con la forza di applicazioni che permettono di muoversi, dormire, lavorare, costruire progetti alla velocità di un clic.

     

    Il caso del Marais segna la tendenza di tutta la Ville Lumière. Parigi è infatti la prima destinazione al mondo per le piattaforme di affitto case a breve termine, sorpassa New York su AirBnb, HouseTrip e Homelidays. Da sola, AirBnb offre ben 40mila alloggi nella regione parigina.

    AFFITTO CASE BREVE TERMINE AFFITTO CASE BREVE TERMINE

     

    Per capire quanto la trasformazione in corso sia dirompente basta pensare che tre anni fa, quando il sito americano ha debuttato, erano appena 4mila gli alloggi offerti da privati. In poco tempo, la piattaforma è diventata il più grande “albergo” di Francia, anche se ovviamente non si tratta della stessa proposta turistica.

     

    I manager di AirBnb ripetono che i loro utenti non andrebbero in un hotel, sono famiglie o giovani che rappresentano segmenti di mercato non concorrenti. Eppure gli albergatori sono sul piede di guerra. Qualche mese fa, il comune di Parigi ha lanciato controlli a tappeto per vedere chi non rispetta la legge: se ci sono casi di subaffitto, oppure normative non rispettate. Dopo una lunga polemica AirBnb ha incorporato nei suoi pagamenti la tassa di soggiorno come avviene, appunto, per gli alberghi.

     

    SHARING ECONOMY SHARING ECONOMY

    Le autorità pubbliche sono tagliate fuori dall’inesorabile avanzata del peer-to-peer, lo scambio diretto tra consumatori, eliminando tradizionali intermediari. L’altro caso di scuola è la vicenda intorno a UberPop, il servizio che permette a qualsiasi cittadino di improvvisarsi tassista. Parigi è la seconda città al mondo per diffusione di Uber. Come si è visto durante gli scontri in città a giugno, con Courtney Love che era su una macchina privata assaltata da un tassista, l’avanzata dell’applicazione non è accolta bene perché minaccia un monopolio che dura da decenni.

     

    La magistratura francese ha addirittura arrestato due dirigenti di Uber, ora rinviati a giudizio sempre per il servizio “pop”. Anche se il governo ha raggiunto il suo obiettivo — la controversa applicazione è stata al momento sospesa — resta un vittoria paradossale vista la popolarità del servizio, e le ricadute occupazionali in un paese che ha oltre 9 milioni di senza lavoro.

     

    CAR SHARING CAR SHARING

    La sharing economy non è più un sogno americano, ma una realtà anche qui da noi, nelle nostre società abituate a regolare e controllare l’attività economica, con sindacati, contrattazioni e un sistema di garanzie che salta completamente. Proprio per questo l’effetto è più dirompente, anche se un dibattito sulle conseguenze di questa rivoluzione è in corso anche negli Stati Uniti, con favorevoli e contrari. Ma la strada è tracciata, ed è quella del gradimento.

     

    L’istituto OpinionWay ha registrato in un sondaggio come per l’82% dei cittadini la sharing economy è una “rivoluzione nel modo di consumare beni e servizi”, mentre l’80% pensa che queste nuove piattaforme “semplificano la vita”, offrendo servizi più efficaci e meno costosi.

     

    Dopo gli americani, i francesi sono i campioni dell’economia condivisa. Secondo il Centre de recherche pour l’étude et l’observation des conditions de vie (Crédoc), quasi metà dei cittadini ha usato almeno una volta una delle tante piattaforme in cui è possibile scambiare, affittare un po’ di tutto. Una mentalità figlia della crisi che va di pari passo con quella del “riciclo”: ci si libera del superfluo e si compra più volentieri usato.

    TASSISTI CONTRO UBER TASSISTI CONTRO UBER

     

    Gli elettrodomestici di seconda mano sono passati dal 2,8% al 5,5% tra il 2006 et 2011, i mobili dall’8,2% al 10,1%. Non a caso il sito di annunci LeBonCoin.fr, equivalente transalpino di Ebay, può vantare oltre 19,6 milioni di utenti e un giro d’affari pari a 125 milioni di euro. E la Francia è anche il paese che ha inventato Blablacar, nuovo leader mondiale nel ride sharing , il trasporto condiviso, con una comunità di oltre 10 milioni di utenti. Il movimento impatta anche il settore culturale. “Il 22% dei libri acquistati negli ultimi sei mesi sono usati, contro appena il 15% nel 2013” spiega ancora lo studio del Crédoc.

     

    L’economia della condivisione, il capitalismo dell’usufrutto e non più della proprietà, rappresenta nel mondo un giro d’affari pari a 15 miliardi di dollari (12 miliardi di euro), secondo un recente studio di PwC. Ma il movimento è esponenziale tanto che lo stesso studio prevede una crescita fino a 335 miliardi di dollari (circa 270 miliardi di euro) nel 2025.

     

    ALLOGGI AIRBNB ALLOGGI AIRBNB

    La ricerca di PwC ha studiato cinque segmenti di questo nuovo mercato: la finanza peer-to-peer, i prestiti tra privati, come il cosiddetto crowdfunding; le offerte abitative (lo scambio e l’affitto di case); lo streaming condiviso di musica e video. «La sharing economy è nata dalla fusione tra diverse tendenze grazie alle nuove tecnologie, alla diminuzione delle risorse e all’evoluzione sociale» spiega Robert Vaughan, economista di PwC. Agli altri non resta che adattarsi.

     

    Goldman Sachs ha pubblicato da poco una ricerca che valuta a 11 miliardi di dollari le perdite sulle banche americane causate dall’aumento del crowdfunding e dal prestito tra privati. In Europa la finanza partecipativa, con gigantesche collette lanciate online, presenta già una raccolta fondi pari a 3 miliardi di euro.

     

    Dal prestito alla casa, dalla macchina al musica, tutti i cittadini sono diventati potenzialmente venditori e consumatori. Anzi, “consum-attori” come racconta Antonin Léonard, cofondatore del think tank Ouishare, che segue le tendenze della sharing economy in Francia e non solo.

     

    tassisti francesi contro uberpop 9 tassisti francesi contro uberpop 9

    Il governo di Parigi, come altrove, dovrà rassegnarsi a fare i conti con queste nuove abitudini. Le problematiche sono molte per il modello economico al quale eravamo abituati: gli scambi di servizi tra privati non producono gettito Iva, gli autisti di Uber non versano gli stessi contributi sociali dei tassisti, molte piattaforme non pagano tasse in Francia.

     

    La repressione però sembra davvero un atteggiamento di retroguardia. Parlare di legge della giungla è come difendere le carrozze a cavallo contro le automobili. Forse sarebbe meglio immaginare nuove regole, che non siano solo difensive ma anche di aiuto allo sviluppo in una convivenza tra vecchio e nuovo modello economico.

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport