Estratto dell'articolo di Lodovico Poletto per “la Stampa”
IL TORNEO DI PREGHIERE MADONNA CHAMPIONS LEAGUE
[…] In questo angolo di Valle d'Aosta che si si chiama Morgex, […] si celebra la Champions League delle preghiere. Dei rosari per l'esattezza. Più sono quelli a cui partecipi più prendi punti. Più ne hai, più scali la classifica. Niente squadre, si gioca da soli. E si prega in gruppo. Ma uno conta uno e non si possono delegare altri a sedersi ai banchi della chiesa e pregare. Neanche, un arciprete amico, un vescovo o una porpora. Chi si è inventato il torneo delle Ave Maria per questo maggio è un giovane […]: don Paolo Viganò, 34 anni, ex sciatore, vocazione solidissima e astuzia.
DON PAOLO VIGANO
[…] Quando ha visto che i fedeli disertavano sempre di più la chiesa ha capito che bisognava puntare sui bambini: sul vivaio. Come? Facile, mescolando il calcio con la religione. […] E la sua creatura l'ha chiamata «Madonna Champions League». […]
Partecipano i bambini che frequentano il catechismo per la Prima Comunione oppure la Cresima. E tutti quelli che vogliono, fino ai 20 anni. «Ho fatto leva sullo spirito di competizione», dice[…] Chi più prega, più fa punti. E può vincere. Cosa? Peluche e pupazzi. Tecnica perfetta: i rosari sono scaglionati nelle ore. E possibilità di girare tutti i 16 stadi – pardon, chiese – dell'unione parrocchiale. E si entra in campo. Cinque misteri. Cinquanta Avemarie. Ogni rosario vale bollini. Giallo per le chiese più facilmente raggiungili.
IL TORNEO DI PREGHIERE MADONNA CHAMPIONS LEAGUE
Verde oppure rosso se sono lontane, se è una festa comandata, se la preghiera la guida un sacerdote. E poi ci sono i bonus. L'arbitro non c'è. Bastano le catechiste e chi aiuta in parrocchia a metter timbri sulla scheda prestampata. […] Se guardi a questa storia pensando che don Paolo ha trovato un modo per battere lo spopolamento delle chiese, allora questo giovane prete è il Mourinho della Fede.
IL TORNEO DI PREGHIERE MADONNA CHAMPIONS LEAGUE
Solo che lui è avarissimo di parole. Niente commenti, almeno ufficialmente. Ma in privato ammette che sì: questa è una strategia. Un modo per avvicinare. Fidelizzare il cliente. Battere il grande guaio delle chiese vuote. Altro che Mou. Un uomo di Dio, amato da tutti in questo angolo di Vallée di cui lui è il Pastore. E a sentire il sindaco di La Salle, Loris Salice, se soltanto avesse chiesto aiuto non glielo avrebbero negato. Come amministrazione, ovviamente. «Ma noi lo abbiamo scoperto a cose già partite, sennò magari una mano per comprare i premi gliela davamo ben volentieri». Buono a sapersi per il futuro. […]