ANTONIO RIELLO
Antonio Riello per Dagospia
masahisa fukase- ARLES
Dal 1970 ogni Estate ad Arles si tengono Les Rencontres de la Photographie, un appuntamento imperdibile per chiunque abbia, in qualsiasi modo, interesse allo "stato di salute" della Fotografia Contemporanea, soprattutto quando questa è intesa essenzialmente come espressione artistica.
Quasi tutti gli spazi pubblici (palazzi, musei, chiese, ex-edifici industriali, grandi o piccoli che siano) di questa bella e ospitale cittadina del dipartimento delle Bouches-du-Rhône sono coinvolti e diventano spazi espositivi. Luoghi molto particolari ed ambienti inusuali ed intensi contribuiscono non poco al fascino della manifestazione. In fondo è un po' il "trucco" della Biennale di Venezia: una bella parte dello charme lo dà sempre la città che fa contemporaneamente da contenitore e cornice.
Arnold Schwarzenegger Annie Leibovitz ARLES
Quest'anno in più c'è anche una novità legata alla politica. Macron ha nominato nuovo ministro della Cultura Françoise Nyssen. Un intellettuale che è proprio di Arles. Sua è la casa editrice Acte Sud, da sempre direttamente parte attiva nel festival stesso.
Annie Leibovitz ARLES
Si parte ovviamente dalla più attesa novità di quest'anno: l'edificio della Fondation LUMA. Disegnata nel suo stile inconfondibile da Frank Gehry si staglia come una torre di Babele sghemba e incerta che sorge sull' area che sta a Sud-Est del centro storico, non lontano dai celebri Alyscamps, uno dei simboli di Arles (dipinti anche da Van Gogh).
La torre non è ancora terminata ed agibile, ma forse questo la rende paradossalmente una metafora ancora più efficace dell'ansiosa incertezza che avvolge il mondo della fotografia. Fatalmente straziata, fin dai primordi, dalle sue due nature: quella tecnica e quella "creativa". La fotografia al tempo dello smartphone ha ormai interiorizzato una profonda crisi di identità e di senso.
SWISS REBELS di Karlheinz Weinberger ARLES
L'anima (e pure il portafoglio) della Fondation LUMA è Maja Hoffmann. Questa ambiziosa signora svizzera, entusiasta attivista dei diritti umani e grande connoisseur dell'arte contemporanea, sta dedicando da qualche anno grandi risorse e fatiche per far diventare LUMA uno dei pilastri portanti degli Rencontres arlesiani. E ci sta riuscendo.
Nei vecchi ateliers ferroviari ci sono due mostre magnifiche, molto diverse tra loro ma tutte e due impregnate di nostalgia. "Swiss Rebels" di Karlheinz Weinberger mostra il lato trasgressivo e anti-conformista della Svizzera degli anni cinquanta/sessanta. Situazioni vagamente ambigue o dichiaratamente gay si accompagnano con celebrazioni machiste stile Hells Angels. Tutto in un tranquillo contesto molto "svizzero". Una di queste foto, che ritrae un baldo giovanotto che serve in un distributore di benzina, è giustamente diventata, l' icona di tutto il Festival.
Michael Wolf - Eglise des Frères-Prêcheurs ARLES
"Annie Leibovitz, The Early Years", presentata dai curatori di LUMA (tra i quali c'è anche il potente Hans Ulrich Obrist) ci porta con estrema sapienza ed eleganza in un lungo percorso attraverso le celebrità e i personaggi che hanno segnato gli anni Settanta, soprattutto negli Stati Uniti. Annie Leibovitz, tra l'altro, seguì da vicino, fino quasi all'intimità, i Rolling Stones nei loro concerti americani. Insomma un emozionante viaggio nel tempo. Magari un poco meno interessante per un pubblico molto giovane.
Nei quartieri centrali, epicentro della manifestazione, la quantità delle proposte è davvero ragguardevole. Non sempre necessariamente anche la loro qualità, a dire il vero.
Stupenda è la mostra di Michael Wolf all' Eglise des Frères-Prêcheurs. E' dedicata alle città sovraffollate dell'Estremo Oriente (dove Wolf vive e lavora). Lavori potenti, immaginifici ed inquietanti. Nell'abside della chiesa l'artista ha piazzato un' installazione che è una delle opere più forti ed importanti viste quest'anno ad Arles: migliaia di giocattolini in plastica, tradizionalmente assemblati nelle fabbriche della Cina Popolare, formano una gigantesca informe massa.
Michael Wolf - Eglise des Frères-Prêcheurs ARLES
Alla Chapelle Saint-Martin c'è "La Vuelta" che raccoglie 28 artisti dalla Colombia. Uno di loro, Juan Pablo Echeverri, quasi uno Shindy Sherman latino, molto bravo, reinterpreta in maniera irriverente i supereroi dell'immaginario collettivo. Formidabile.
La ricca retrospettiva su "Masahisa Fukase" nel palazzo dell' Arcivescovado, è assolutamente imperdibile. Il minimalismo giapponese con lui diventa lirico ed emozionante. Foto "secche" forse ma assolutamente mai "aride".
La bella Audrey Tautou espone con una certa graziosa ironia i propri autoritratti all' Abbaye de Mountmajour. Forse non memorabile, ma divertente.
Michael Wolf - Eglise des Frères-Prêcheurs ARLES
C'è anche una raccolta di fotografie di Mathieu Asselin sui crimini ecologici della Monsanto. Una storia importante. Le foto sono belle ed interessanti, le vicende in questione spaventose e preoccupanti (anche se fosse vero solo il 10% di quanto raccontato).
Molto celebrata e vista è la grande retrospettiva sulla fotografia d'autore in Iran, "Je Vous cris d'un pays lointain - Iran année 38". In realtà è certo una esperienza interessante, ma sostanzialmente lo è in termini documentaristici e antropologici. Dopo le foto magnifiche di Shirin Neshat (non presente nella mostra) è difficile davvero vedere qualcos'altro che possa competere con la sintesi prodotta dalla sua elaborata compattezza.
Juan Pablo Echeverri ARLES
La passione dominate di chi scrive è stata però il lavoro a quattro mani di Niels Ackermann e Sébastien Gobert: "Looking for Lenin" ospite del Chiostro di Saint-Trophime. Un magistrale tour fotografico nell' Ucraina post-sovietica alla ricerca delle tante (rimosse) statue di Lenin. Il Potere si piega e si converte alle pratiche esigenze quotidiane. Le innumerevoli maniere nelle quali vengono riciclati i busti dell'eroe della Rivoluzione d'Ottobre coprono ogni possibile tipologia.
Si va dal pragmatico (si usa Lenin come spaventapasseri in un orto) al creativo (dopo un bella verniciata diventa uno sciccoso attaccapanni). Le varianti sono moltissime e alcune davvero fantastiche e surreali. La Storia sa vendicarsi in modi sorprendenti, a volte.
Juan Pablo Echeverri ARLES
E così forse fa anche l'Arte. Arles, la città dove Vincent Van Gogh dipinge alcuni dei suoi quadri più famosi non lo amava nè lo rispettava. Ad esempio Il celebre quadro "Interno di bar di notte", dipinto sotto le irose richieste da parte del proprietario del bar stesso, Monsieur Ginoux, altro non era che una forma di pagamento coatto per le consumazioni (non pagate) dell'artista.
Oggi questo paesotto deve una grande parte della sua fama al negletto artista di allora, e sembra che, quasi per fare ammenda di quella grande colpa, nei mesi estivi, si trasformi per incanto in una enorme galleria d'arte con il compito di illustrare a tutti la profonda crisi di identità in cui versa la Fotografia ai tempi dello smartphone.