Massimiliano Panarari per “la Stampa”
salvini conte
In video veritas. Secondo i suoi alfieri del passato, la fisiognomica era una scienza esatta. E in effetti, pur senza voler minimamente fare del lombrosismo, la drammatica giornata politica di ieri si comprende meglio proprio attraverso le espressioni dei volti e il linguaggio non verbale dei corpi dei presenti.
Bisognava guardarli in faccia i protagonisti di questa crisi di governo durante le comunicazioni del premier dimissionario e gli interventi successivi per leggere, insieme alle emozioni, anche i riposizionamenti di immagine (ovvero quella postpolitica che ai nostri tempi conta parecchio).
bonafede salvini conte
Uno psicodramma politico nel quale le facce hanno restituito, nel tripudio della «crisi più pazza del mondo», frammenti e barlumi di verità. Così, dalle reiterate dichiarazioni di amicizia e di quasi affinità elettive che hanno accompagnato per oltre un anno il rapporto tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio siamo passati tutto d' un colpo agli insulti personali e agli stracci che volano. E viene proprio da dare a ragione a Giuseppe Conte quando in uno dei passaggi del suo durissimo discorso contro la Lega ha evocato il «gran bisogno di politica con la P maiuscola», visto che lo spettacolo andato in scena ieri al Senato aveva, invece, moltissimo di prepolitico.
salvini e conte
Come, peraltro, anche logico, trattandosi di leader populisti che dell' emozionalizzazione esasperata della comunicazione hanno fatto il pilastro del loro successo.
Sfoderando il consueto timbro e tono di voce pacato, per tutto il suo intervento Conte ha voluto riconfermarsi come un leader assertivo, quello che gestisce i problemi sterilizzando il conflitto e ricercando l' armonia tra i collaboratori.
salvini e conte
A dire il vero, la sua - quando è riuscito a esercitarla effettivamente - è stata più una leadership di tipo situazionale (ossia di adattamento alle circostanze), ma l' intera mimica del suo discorso ha puntato a ribadire che lui è un uomo delle istituzioni (e, potenzialmente, una «riserva della Repubblica»). Il suo antagonista in tutto per tutto era, naturalmente, il capo leghista, che ha ripetutamente baciato durante la seduta un rosario bianco proseguendo nella sua piattaforma politico-visiva ispirata a un confessionalismo (e convenzionalismo) cristiano da Paesi del Gruppo di Visegrad.
Conte lo ha rimproverato di «incoscienza religiosa» e, per contro, è parso volersi riappropriare dello "stile laico" della consuetudine democristiana di governo. Ascoltando le parole del premier, Salvini ha ostentato un repertorio completo di espressioni facciali, dal sornione al sardonico, dall' indifferenza e la sufficienza al fastidio, come da prassi del politico populista "maschio alfa" (e da tradizione del virilismo leghista).
salvini tra i ministri
Per poi, a tratti, innervosirsi e abbandonarsi a una serie di gesti stizziti, così come nella replica ha ampiamente gesticolato ed esibito una prossemica finalizzata a suscitare gli applausi del suo gruppo parlamentare. Al contrario, una sorta di sfinge impassibile (e imperscrutabile) Di Maio, che ha abbandonato la compostezza e rigidità abituali solo per sottolineare con qualche movimento del volto l' approvazione nei confronti di Conte.
Insomma, se per la Terza Repubblica c' è ancora da aspettare, il reality show è già sbarcato alle Camere da tempo, e ieri ne è appunto "andata in onda" una puntata fondamentale.
salvini conte di maio