Paola Zanca per il “Fatto Quotidiano”
CLAUDIO BUGNO 2
Quarant’anni li compie dopo l’estate, ma Claudia Bugno, dalla sua, vanta già: un lustro ai vertici della Camera di Commercio di Milano e un altro in posizioni apicali al ministero dello Sviluppo Economico. E poi un posto in tre consigli di amministrazione, una carica da membro esperto e una poltrona da amministratore.
E ancora un sodalizio col potente Pier Andrea Chevallard, ras del sistema camerale in Lombardia, una lusinghiera lettera di presentazione firmata Claudio Scajola, uno scontro (vinto) con l’ex ministro Flavio Zanonato e una benedizione che l’ha portata - l’altro ieri - a diventare coordinatrice generale per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024.
La firma Matteo Renzi che, d’intesa col presidente del Coni Giovanni Malagò, l’ha voluta ai vertici del Comitato che proverà a portare i Giochi nella Capitale dopo 55 anni. I due, Renzi e Malagò, hanno ormai stretto un’alleanza di ferro, cominciata con la nomina di Luca Cordero di Montezemolo a capo del predetto Comitato e celebrata due giorni fa dall’arrivo di Bugno.
malago e montezemolo renzi
Il sindaco di Roma Ignazio Marino - già tacciato di remare contro, visto che si è permesso di ricordare che il Comune ancora paga i debiti delle Olimpiadi del ’60 - nella partita non ha toccato palla: un paio di settimane fa, Malagò e Montezemolo, accompagnati dal sottosegretario Graziano Delrio si sono presentati in Campidoglio con il nome già scritto nero su bianco. Ed era quello di Claudia Bugno. A solleticare l’immediato chiacchiericcio dei maligni è stato uno dei tanti incarichi del portfolio della quarantenne romana: un posto nel neo-disciolto cda di Banca Etruria, la banca che fu amministrata dal padre di Maria Elena Boschi e che è da poco stata commissariata.
CLAUDIA BUGNO
Ma al di là del suggestivo trait d’union tra la Bugno e la numero due del governo, quello che è più interessante ricordare è la violentissima nota con cui il ministero dello Sviluppo Economico - allora guidato da Flavio Zanonato, a palazzo Chigi c’era Enrico Letta - tentò invano di sbarazzarsi della amministratrice seriale. Fu allora, era il 2013, che l’autorità Anticorruzione fu chiamata a occuparsi di lei.
Corrado Passera, a governo Monti già dimissionario, rinnovò una serie di incarichi tra cui quello della Bugno. Ma Zanonato, arrivato pochi giorni dopo, a quanto pare non gradì di aver trovato tante caselle già occupate. Così, il suo capo di gabinetto, spulciando i curriculum dei dirigenti ereditati trovò un buco non da poco in quello della Bugno: “L’omessa dichiarazione di alcuni incarichi (...) dai quali derivava la sussistenza di una situazione di concreto, e non solo potenziale, conflitto di interesse”.
PIER LUIGI BOSCHI
Tra le poltrone limate dalla Bugno c’erano appunto quella in Banca Etruria, quella in Network globale (agenzia di sostegno all’export) e quella in Prelios, grande società immobiliare che lavora anche con il pubblico. Lei si difese spiegando, tra le altre cose, che in Banca Etruria c’era ma solo in qualità di “quota rosa”. All’Anticorruzione conclusero che non c’era un conflitto “diretto” con l’amministrazione. La carriera della Bugno è continuata. E continuerà.
CLAUDIA BUGNO 1 Flavio Zanonato BOSCHI