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    “CE L'ABBIAMO FATTA SUGLI ESITI DELLA PERIZIA. CI DANNO RAGIONE, È SCEMA” – SONO STATE INCASTRATE DALLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE LE PSICOLOGHE E L’AVVOCATO DI ALESSIA PIFFERI, LA DONNA CHE LASCIÒ MORIRE DI STENTI LA FIGLIA DI 18 MESI A MILANO - LE DOTTORESSE SONO ACCUSATE DI AVER FALSIFICATO IL DIARIO CLINICO PER FARLE OTTENERE LA PERIZIA PSICHIATRICA CHE LE AVREBBE EVITATO UNA PENA PIÙ DURA: NELLA LORO RELAZIONE L’IMPUTATA RISULTAVA AVERE UN QUOZIENTE INTELLETTIVO PARI A 40 E UN “DEFICIT GRAVE CON SCARSA COMPRENSIONE DELLE CONSEGUENZE DELLE PROPRIE AZIONI E..."


     
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    1 - LA FABBRICA DELLA FOLLIA

    Estratto dell'articolo di Monica Serra per “la Stampa”

     

    alessia pifferi in tribunale alessia pifferi in tribunale

    Come «una goccia che scava la roccia», la psicologa Paola G. , in servizio al carcere di San Vittore, avrebbe provato a «scardinare dall'interno» il sistema. Una detenuta dopo l'altra. A partire da Alessia Pifferi, accusata dell'omicidio pluriaggravato della figlia Diana, lasciata morire di stenti da sola per sei giorni nel luglio del 2022, e che – secondo l'accusa – sarebbe stata «manipolata» dalla professionista per permetterle di ottenere dai giudici «la tanto agognata perizia psichiatrica». Per provare a risparmiarle una condanna pesante, magari all'ergastolo.

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    Un caso che ha scatenato una bufera, con l'Ordine degli avvocati sul piede di guerra.

    Secondo il pm Francesco De Tommasi, che accusa la psicologa con una collega di falso ideologico e favoreggiamento, Paola G. avrebbe in varie occasioni «falsificato» il diario clinico dell'imputata a processo davanti alla corte d'Assise.

     

    In particolare le due professioniste – agendo da pubbliche ufficiali ma comportandosi come «consulenti della difesa» – avrebbero «attestato falsamente in una relazione» poi depositata al processo che l'imputata avesse «un quoziente intellettivo pari a 40 e quindi un "deficit grave" con "scarsa comprensione delle conseguenze delle proprie azioni"». Una diagnosi ottenuta sottoponendo Pifferi al «test psicodiagnostico di Wais» a cui per l'accusa non avrebbero potuto neanche ricorrere.

     

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    Per questo, ieri, la polizia penitenziaria ha perquisito gli uffici e le abitazioni delle due professioniste, ha sequestrato atti, cellulari e pc. In casa di Paola G., anche 10 mila euro in contanti e diversi contenitori di medicinali tunisini (che apparterrebbero al marito di origine tunisina).

     

    Con loro, però, risulta indagata (non perquisita) anche l'avvocata Alessia Pontenani, che assiste Pifferi, per via di una recente intercettazione con la psicologa «antisociale», perché mossa da «motivazioni di carattere ideologico». «Hai visto, ce l'abbiamo fatta sugli esiti della perizia», si sarebbero dette legale e psicologa mentre i periti incaricati dai giudici sono ancora al lavoro: «Ci danno ragione, è scema». […]

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    In un'altra intercettazione, parlando con una seconda detenuta, Lucia Finetti, condannata all'ergastolo per aver ucciso il marito, Paola G., assistita dall'avvocato Mirko Mazzali, diceva: «Siamo vittime di una società sbagliata... A questo punto qual è la cosa più importante? Mantenersi vive per quel che si è... Invece di fare la rivoluzione che mi sarebbe più piaciuto, io credo che una goccia comunque scavi la roccia...».

     

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    Sarebbe stata sempre lei nel corso di un colloquio con Alessia Pifferi a suggerirle: «In aula devi parlare, così gli diamo il botto finale al pm» e la donna a risponderle che prima avrebbe dovuto confrontarsi con l'avvocata. Il pm l'ha descritta come una «tranquilla chiacchierata tra amiche» che si sarebbe conclusa con «uno scambio di baci e risate». In un'altra occasione, la psicologa avrebbe effettuato anche «un interrogatorio» per acquisire «informazioni sui test psicodiagnostici somministrati» alla donna nel corso della perizia. E le avrebbe suggerito la «tesi da sostenere» a difesa delle due professioniste già attaccate in aula dal pm. […]

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    2 - CASO PIFFERI, PSICOLOGHE INDAGATE «HANNO ATTESTATO IL FALSO CON L’INTENTO DI AIUTARE LA DIFESA»

    Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

     

    […] il pm traduce questa sua contrarietà nella contestazione di un atteggiamento nelle psicologhe non di «descrizione clinica», ma di «estrapolazione deduttiva di una vera e propria tesi difensiva». A cominciare dai colloqui di assistenza psicologica che per il pm nemmeno avrebbero dovuto esserci perché Pifferi «non è a rischio di atti anti conservativi e si presentava lucida».

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    Quei colloqui avrebbero invece integrato «una vera e propria attività di consulenza difensiva non rientrante nelle competenze delle psicologhe», finalizzata a «creare, con false attestazioni sullo stato mentale della detenuta, le condizioni per tentare di giustificare la somministrazione del test psicodiagnostico Wais» fuori da «buone prassi di riferimento» e con «esiti incompatibili con le effettive caratteristiche psichiche della detenuta». Tutto per fornirle una base documentale che le permettesse di chiedere e ottenere l’«agognata perizia psichiatrica».

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    «Movente antisistema» In base a intercettazioni autorizzate dal gip Fabrizio Filice sino allo stop dopo due mesi, il pm prospetta ad esempio che il 2 gennaio una psicologa abbia trasformato un colloquio con la detenuta in «un vero e proprio “interrogatorio” per acquisire informazioni su contenuti e tipo dei test somministrati a Pifferi» dalla perizia d’ufficio in corso; e nel contesto di una «chiacchierata tra amiche», con «scambio di baci» e «risate», sarebbero state fatte domande «attinenti alle contestazioni sollevate dal pm» in Corte d’Assise.

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    In più il pm, ravvisando nelle parole intercettate delle psicologhe un movente «antisociale» di voler scardinare il sistema «goccia dopo goccia» per salvare ritenute vittime di ingiustizia, sequestra anche le cartelle cliniche di altre 4 detenute in loro contatto, tra cui una all’ergastolo per aver accoltellato il marito, e una condannata a dodici anni per aver soffocato la figlia di 2 anni. […]

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