Chiara Bruschi per "il Messaggero"
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Un nuovo nome e una nuova identità, liberi di commettere nuovamente i reati di abuso su minori per i quali erano già stati condannati in passato. È questo il risultato di un'inchiesta della stampa britannica che ha rivelato come centinaia e centinaia di pedofili condannati, una volta scontata la pena, tornino a molestare i bambini con un escamotage burocratico relativamente semplice.
LE STORIE Ben Lewis, un ex insegnante di scuola primaria dell'Hertfordshire, è stato dichiarato colpevole nel 2016 per aver scattato immagini di abusi su minori. Dopo aver scontato la sua pena ha cambiato il suo nome in Ben David, ha ricevuto un nuovo passaporto e si è trasferito in Spagna dove ha lavorato come ragazzo alla pari con tre bambini, come insegnante di inglese in una scuola secondaria e nel 2019 come professore in una prestigiosa scuola di Madrid. È stato arrestato lo scorso anno su indicazione della polizia australiana che aveva trovato immagini nel dark web risalenti a lui - per aver nascosto delle telecamere nello spogliatoio delle alunne che hanno dai 4 agli 8 anni.
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Daniel Kinge, insegnante di scuola primaria della contea di Warwickshire, è stato condannato nel 2005 per il possesso di immagini indecenti di bambini. Insieme alla pena di nove mesi in carcere gli viene proibito di lavorare con i minori a vita e viene iscritto al registro dei predatori sessuali per dieci anni. Decide invece di cambiare il suo nome in Samuel Kinge e commette nuovamente una lunga lista di simili reati nel Regno Unito. Di recente è finito in una maxi indagine di pedofilia in Belgio, che il procuratore ha descritto come «il caso più orribile che avesse mai visto».
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Sono solo due dei casi eclatanti citati dal Times nella sua inchiesta. Sarebbero centinaia infatti le persone condannate per reati sessuali ai danni di minori invisibili al radar della giustizia attraverso una scorciatoia: nel Regno Unito è molto semplice cambiare il proprio nome - è sufficiente un atto unilaterale - e ottenere nuovi documenti, incluso il passaporto. Un escamotage che permette a chi è finito nell'elenco dei pregiudicati per questo tipo di reati di ritrovarsi con la fedina penale pulita e tornare a lavorare in ambienti che sarebbero altrimenti preclusi.
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Chi ha commesso reati su minori è obbligato a notificare alla polizia se cambia nome o indirizzo e se non lo fa rischia cinque anni di carcere ma nello stesso tempo è molto difficile che venga rintracciato e soprattutto che la polizia se ne accorga. L'associazione Safeguarding Alliance ha reso noto che ben 913 persone registrate come sex offenders hanno fatto perdere le loro tracce tra il 2017 e il 2019.
Un problema noto da anni - Ian Huntley, responsabile dell'omicidio di due bambine, Holly Wells e Jessica Chapman nel 2002, aveva compiuto numerose molestie sessuali negli anni Novanta ma era riuscito a farsi assumere dalla scuola locale usando il nome immacolato di Ian Nixon - ma che fino a oggi non era mai stato affrontato.
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L'APPELLO È stata Sarah Champion, parlamentare di Rotherham, a prendere in mano la situazione e a lanciare un appello bipartisan affinché il Governo si decida ad agire. «Sono stata particolarmente toccata dal caso di Della Wright - ha spiegato in una lettera al quotidiano britannico - il suo molestatore ha cambiato nome cinque volte da quando ha abusato di lei. E questo gli ha permesso di spostarsi di città in città e scappare così dalla giustizia. Quando il caso è arrivato finalmente in tribunale è riuscito a modificare nuovamente il suo nome e questo ha rallentato ulteriormente il suo processo causandole un ulteriore stress in un momento non certo facile. Il Governo analizzerà il problema per capire come risolvere la questione - ha aggiunto - La mia proposta è stata firmata da 41 membri del parlamento appartenenti a sette partiti diversi».
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Tra le ipotesi per impedire che situazioni del genere continuino a verificarsi c'è quella di far sì che il cambio di nome diventi una pratica più complessa. Una strada che non trova tutti d'accordo. La parlamentare conservatrice Victoria Atkins, Sottosegretario di Stato che si occupa di questi temi, aveva già messo le mani avanti alcune settimane fa precisando di non voler togliere alla collettività un diritto avuto fino a ora, insistendo invece sulla necessità di perseguire chi lo utilizza per scopi illegali.