1-LA VERITÀ DELL'EX DIPENDENTE "INIZIARE LE RIPARAZIONI PRIMA ERA UNA PRASSI ABITUALE"
Estratto dell’articolo di Giuseppe Legato per “La Stampa”
treno uccide 5 operai a brandizzo 1
Nella ormai – abbastanza - chiara dinamica della tragedia ferroviaria di Brandizzo avvenuta la notte tra mercoledì e giovedì scorsi, costata la vita a cinque operai della ditta Si.gi.fer di Borgo Vercelli (Kevin Laganà, 22 anni, di Vercelli. Michael Zanera, 34 anni, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, Giuseppe Saverio Lombardo e Giuseppe Aversa, 49 anni) si apre ufficialmente un focus investigativo per comprendere se l'imprudenza di scendere sui binari a lavorare per effettuare manutenzioni prima di aver ottenuto l'interruzione della linea fosse una prassi consolidata così come hanno incominciato a riferire a televisioni e giornali alcuni ex colleghi delle vittime.
FRANCO SIRIANNI TITOLARE DELLA SIGIFER
Non è un caso che ieri i pm che conducono l'inchiesta (Valentina Bossi e Giulia Nicodemo) su uno dei disastri ferroviari più gravi degli ultimi 20 anni in Italia, abbiano convocato – come persona informata sui fatti – Antonio Veneziano ex dipendente dell'azienda, già collega di lavoro del più giovane degli operai morti (Kevin Laganà).
La sua testimonianza rilasciata ai media va ribadita, approfondita, articolata ancora di più. Il cuore è questo: «È già capitato molte volte di iniziare i lavori in anticipo. In molte occasioni in cui ho lavorato lì (alla Si.gi.fer), quando sapevamo che un treno era in ritardo ci portavamo avanti con il lavoro». Qualche esempio: «C'era una regolazione, cioè il restringimento del binario, da fare con un convoglio atteso fuori dall'orario corretto di passaggio?
michael zanera
Iniziavamo a lavorare, svitavamo i chiavardini (sistemi di fissaggio delle rotaie alle traversine in legno, ndr), dopodiché, prima del passaggio dei convogli ci buttavano fuori dai binari. Eravamo in sei-sette per ogni gruppo ma in quei casi c'era chi guardava le spalle: l'altra notte non è andata così, erano tutti sulla massicciata».
La portata dell'interesse investigativo per questo tipo di comportamento è lampante.Lo dice, con chiarezza, la procuratrice capo di Ivrea Gabriella Viglione: «Bisogna capire se procedere con i lavori senza avere il permesso sia una sciagurata scelta delle persone coinvolte o, al contrario, se in questo comportamento possano esserci delle abitudini, delle consuetudini e delle richieste».
Tra alcuni colleghi di lavoro delle vittime l'opinione non è isolata: «Sappiamo che si inizia a lavorare quando il capo ci dice a voce che possiamo farlo e ce lo dice non quando arriva un pezzo di carta ma quando i treni hanno smesso di passare. Fanno tutti così». La prassi è nota ai livelli superiori di Rfi che della rete ferroviaria è padrona? Si può immaginare un margine di tolleranza esistente sul punto? Gli scenari che aprirebbe un'eventuale conferma di ciò sono automatici.
kevin lagana
[…] Per Antonio Massa, addetto alla scorta del cantiere, lavoratore esperto al momento principale indagato dell'inchiesta (le accuse sono disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale), continua il momento difficile. Dopo la disperazione e il senso di colpa che sta vivendo in questi giorni per aver dato in anticipo l'autorizzazione a iniziare il cantiere («Ho schiantato cinque vite, penso solo a quei ragazzi») ci si mettono anche gli imbecilli social: insulti, forse minacce, sono pervenute sul suo profilo Facebook che da ieri l'uomo ha deciso di oscurare temporaneamente. […]
2-L’INCHIESTA SULLA TRAGEDIA DI BRANDIZZO
Estratto dell’articolo di Elisa Sola per “La Repubblica”
Un faro di luce sulla mezza curva. Il treno che si palesa, sfrecciando da Chivasso, nel punto della svolta che precede il rettilineo dove inizia la stazione. Sarebbero passati soltanto quattro secondi, la notte del 30 agosto, dall’istante in cui il treno merci compare all’orizzonte al momento in cui travolge i cinque operai. Loro erano di spalle. Non lo hanno visto né sentito. Uno dei due superstiti — il caposquadra Andrea Gibin — investito dal faro di luce e dal vortice d’aria, si è salvato tuffandosi di lato. In quattro secondi, forse uno di più. […]
giuseppe saverio lombardo
Non solo. La procura ha dato anche ordine alla pg di verificare, in generale, tutte le procedure di sicurezza e i sistemi di protezione della linea ferroviaria. Pare certo che quella notte non abbia funzionato il cosiddetto “circuito di binario”. Il sistema prevede che scatti l’allarme quando qualcuno si trova sopra alla rotaia, innescando la segnalazione che provoca il rallentamento o lo stop del treno. La notte del 30 agosto non è accaduto nulla di tutto questo.
C’era un guasto? Oppure era normale che il circuito non si attivasse? Si verifica anche l’ipotesi che gli operai, smontando pezzi dei binari, avessero disattivato qualcosa, per potere eseguire le operazioni previste. Non hanno sbagliato niente, i cinque tecnici. Erano preparati e stimati. Hanno eseguito gli ordini.
giuseppe aversa
«Il via libera c’era», ha detto, sotto choc, Andrea Gibin, il caposquadra. Alla Sigifer nessuno parla. L’indagine è in corso. Nei giorni scorsi, durante una riunione in azienda, i vertici hanno espresso «dolore» per la perdita di cinque lavoratori. E avrebbero detto: «Se sarà colpa nostra pagheremo noi. Ma la colpa non è nostra, c’era l’ok di Rfi».
giuseppe servillo treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 5 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 2 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 9 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 8 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 7 treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 6