Fabrizio Dragosei per il "Corriere della Sera"
UNA DELLE PUSSY RIOT IN TRIBUNALE LE RAGAZZE DELLA BAND PUSSY RIOTUdienze che durano più di dieci ore, divieto assoluto per i giornalisti di riportare letteralmente quello che dicono i testimoni, imputate trattenute per ore in celle di sicurezza senza cibo e senza poter vedere i loro avvocati. Non stiamo parlando di un processo intentato contro pericolosi criminali o magari terroristi che hanno complottato per sovvertire l'ordine costituito.
No, quello in corso nel tribunale Khamovnicheskij della capitale russa, è il procedimento contro tre giovani cantanti che a febbraio entrarono in una chiesa e si misero a manifestare contro il sostegno dato al nuovo presidente da parte della gerarchia ortodossa. Canti, preghiere forse per qualcuno poco rispettose («Madonna, caccia via Putin!» e «Madre di Dio, diventa femminista!»), balli. Ma niente di più, tanto che all'inizio la polizia aveva lasciato andare le tre giovani artiste.
PUTIN LE PUSSY RIOT jpegPoi sembra che il patriarca Kirill si sia lamentato direttamente con Putin, dopo aver visto il video su YouTube. Ed è scattata l'operazione anti Pussy Riot, come si chiama il gruppo. Quasi fossimo alle prese con una questione di sicurezza nazionale, gli organismi preposti sembrano aver messo in secondo piano qualsiasi altra incombenza per fare sì che giustizia fosse fatta.
Cinquanta pagine di accuse per ciascuna delle tre accusate: Maria Alyokhina, 24 anni, Nadezhda Tolokonnikova, 22 e Yekaterina Samutsevich, 29 anni. Hooligan che avrebbero agito al fine di scatenare l'odio religioso contro i credenti ortodossi; un reato che potrebbe essere punito con sette anni di reclusione, una vera enormità.
Sting e SpringsteenLe tre pericolose criminali sono state tenute in carcere per cinque mesi senza ottenere la libertà provvisoria e senza poter incontrare nemmeno i loro figli. Poi, da lunedì, il processo kafkiano affidato a una inflessibile giudice che già si era fatta notare per una sentenza assai discussa nella vicenda della società petrolifera Yukos di Mikhail Khodorkovskij, il magnate finito in galera dopo aver litigato con Putin.
townshend peterAl mattino Masha, Nadya e Katya sono state svegliate alle cinque e trasportate nelle celle di sicurezza del tribunale senza un briciolo di colazione. Poi in aula, davanti a sua eccellenza Marina Syrova, assolutamente insensibile alle lamentele delle criminali. Loro avevano fame, ma l'udienza continuava. Volevano riposarsi, visto che oramai erano le sette di sera, ma niente da fare.
Il primo giorno sono state riaccompagnate in cella a mezzanotte, sempre digiune. Ieri è stata concessa la pausa per il pranzo, ma quando è scattato un allarme-bomba a seguito di una telefonata anonima, l'evacuazione del palazzo ha coinvolto tutti meno le tre imputate.
NEIL TENNANTNaturalmente il destino delle giovani cantanti sta suscitando reazioni vivacissime in tutto il mondo e, forse proprio per questo, le autorità vogliono concludere il processo nel mese di agosto, quando in Russia tutti sono in vacanza. Così ieri sera alle nove il giudice stava ancora leggendo i materiali d'accusa del volume numero sette presentato dalla procura. Una richiesta dei difensori di avere il tempo necessario per studiare le tremila pagine presentate è stata immediatamente respinta.
RED HOT CHILI PEPPERSAlle proteste di Sting e dei Red Hot Chili Peppers, si è aggiunta ieri una lettera aperta («il dissenso è un diritto in ogni democrazia») pubblicata in Gran Bretagna proprio in occasione della visita di Putin, giunto a Londra per incontrare il premier Cameron ma forse ancora di più per assistere a un incontro olimpico di judo. Tra i firmatari, Pete Townshend degli Who e Neil Tennant dei Pet Shop Boys. E da Londra Putin ha detto di aspettarsi una condanna «non troppo severa» per le tre ragazze: forse si è aperto una spiraglio.