Franca Giansoldati per “il Messaggero”
TARCISIO BERTONE
Casa dolce casa. Per quel terzo piano di 424 metri quadri (includendo i balconcini che si affacciano sul cavedio di Palazzo San Carlo) il cardinale Tarcisio Bertone rischia di essere chiamato a deporre nell'aula del Tribunale vaticano. Ieri mattina, in sordina, è iniziato il processo a Massimo Spina e a Giuseppe Profiti, tesoriere ed ex presidente della Fondazione del Bambino Gesù, accusati di distrazione di fondi all'ospedale pediatrico per coprire le spese di ristrutturazione della dimora dell'ex Segretario di Stato.
giuseppe profiti
Al momento Bertone non figura tra i testimoni ma non è escluso che a settembre, quando riprenderanno le udienze, possa rendere una testimonianza diretta sulle operazioni finanziarie intraprese per l'appartamento di Palazzo San Carlo dove ora vive con due suore e la segretaria.
MEMORANDUM
ATTICO DI BERTONE
Il cardinale nelle scorse settimane ha inviato al Promotore di Giustizia un fitto memorandum (agli atti processuali) in cui ricostruisce i passaggi della storia. Eppure tante zone d'ombra sollevano dubbi. Spina e Profiti, per esempio, per il ruolo che svolgevano, avevano davvero la facoltà di ordinare autonomamente i pagamenti all'Apsa, la cassaforte vaticana che funziona come una banca, oppure potevano agire solo dietro ordini superiori? In buona sostanza il garbuglio che i magistrati dovranno sbrogliare è proprio su chi (e perché) diede il doppio ordine di pagamento per il restyling della dimora cardinalizia.
massimo spina giuseppe profiti
Un appartamento notevole, di 398 metri quadri (424 se si includono i terrazzini interni), i cui lavori risultano pagati due volte. Già, la prima volta dalla Fondazione del Bambino Gesù per 420 mila euro circa, e la seconda volta dal Governatorato, per una cifra lievemente inferiore (373 mila euro, di cui 178 mila per i lavori sulle parti comuni, cioè il terrazzo sovrastante l'appartamento dove le suore vanno a stendere i panni, e 200 mila euro per l'errore nella duplicazione del pagamento).
Nell'atto di accusa del Promotore di Giustizia una specie di pm è riportata la dichiarazione del costruttore della Castelli Re Spa, Gianantonio Bandera, amico di lunga data di Bertone, a cui furono affidati i lavori di ristrutturazione.
ATTICO DI TARCISIO BERTONE
In pratica Bandera scagiona la Fondazione e addebita al Governatorato il disguido amministrativo: «Per quanto riguarda i miei rapporti con il Governatorato debbo precisare che quest'ultimo mi incaricò di effettuare i lavori di ristrutturazione delle parti comuni del Palazzo san Carlo. Nel frattempo il Governatorato insisteva per pagare anche i lavori di ristrutturazione dell'appartamento del cardinale Bertone benché io per tali lavori avessi già stipulato un contratto con la Fondazione del Bambino Gesù con oneri a carico di quest'ultima».
ATTICO DI TARCISIO BERTONE
In questo presumibile tourbillon di pressioni, richieste, timori di non scontentare Bertone e terminare in tempi rapidi la casa, qualcosa deve essere andato storto. Ieri mattina, l'avvocato di Spina, Alfredo Ottaviani, ha spiegato che il suo assistito non aveva alcun potere di firma e neanche potere di cassa, poiché le mansioni non lo prevedevano. «Chi ha detto il contrario dovrà spiegare queste informazioni che sono false».