1 - IL NIGERIANO ACCUSA L'AMICO «DIEDE LA DROGA A PAMELA E AVEVA LE CHIAVI DI CASA»
Daniel Fermanelli e Andrea Taffi per “il Messaggero”
INNOCENT OSEGHALE
Non c'è solo Innocent Oseghale nel buio delle ultime ore di vita di Pamela Mastropietro. C'è un altro uomo secondo la Procura di Macerata e avrebbe avuto un ruolo pesante nell'orrenda fine toccata in sorte alla 18enne romana di San Giovanni. Si chiama Lucky Desmond, è nigeriano come Oseghale e da ieri figura nel registro degli indagati per concorso in omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere.
L'ipotesi di reato si accoda alla denuncia di spaccio avuta tre giorni fa secondo la prima ricostruzione per cui Pamela la mattina del 30 gennaio acquista da lui l'eroina su consiglio di Oseghale. E come nel caso di Oseghale (a cui l'arresto viene convalidato per vilipendio e occultamento di cadavere, ma non per omicidio) il Gip accoglie in parte la tesi inquirente ritenendo inappropriate misure cautelari.
LE DIVERGENZE
Lucky è stato sentito dagli investigatori e la sua versione è diametralmente opposta a quella di Oseghale: non ha venduto eroina a Pamela, non è stato nell'attico dell'orrore di via Spalato, conosce superficialmente Oseghale. Che invece lo tira dentro fino al collo anche se in maniera confusa: al momento del fermo dice che Pamela, dopo aver comprato la siringa, e l'amico sono saliti nella mansarda.
INNOCENT OSEGHALE
«Alle 14 l'ho chiamato ma aveva il cellulare spento - racconta -. Ho aspettato in giardino fino a quando si è fatto buio. Quando ha risposto al telefono mi ha detto che aveva lasciato le chiavi nella cassetta della posta. Ma io sono rimasto in giro fino all'indomani mattina senza rientrare». Nell'interrogatorio di garanzia invece Oseghale racconta un'altra storia: dopo la farmacia è salito con Lucky, ha visto la ragazza iniettarsi l'eroina, sentirsi male e cadere a terra e «a quel punto mi sono spaventato e sono fuggito da casa». Insomma, ha fatto tutto l'altro.
GLI ESAMI
Il concorso in omicidio, anche se solo per l'accusa, allarga il perimetro dei potenziali responsabili ma apre un pericoloso rimpallo per l'individuazione delle responsabilità. E i primi responsi dell'esame dei resti di Pamela non aiutano. Il medico legale Antonio Tombolini riscontra un'«intossicazione acuta da xenobiotici per via endovenosa probabilmente indotta e/o ferita da punta e taglio alla parte bassa della porzione postero-laterale destra del torace».
INNOCENT OSEGHALE - LA MORTE DI PAMELA MASTROPIETRO
Un decesso e due possibili cause. Ma lo smembramento non consente di quantificare l'entità dell'emorragia e quindi non può spostare l'ago in maniera completa dalla parte della Procura che ritiene Oseghale omicida a colpi di mannaia. Per questo la Procura ha chiesto un approfondimento a Tombolini e altri esami tossicologici al professor Rino Froldi oltre ad aver sequestrato in casa di Oseghale due smartphone e due computer.
A casa di Lucky i carabinieri hanno sequestrato abiti e scarpe perché nell'attico dell'orrore c'erano diverse tracce. Lunedì è stato portato in caserma per il test del Dna. «Innocent? L'ho conosciuto in una sala scommesse» ha detto dell'altro.
pamela mastropietro
È lo stesso Oseghale che su Facebook si faceva chiamare Innocent Ehimen e postava la sua foto da tenerone con la compagna da cui aveva avuto una bambina, insieme alle scarpine della neonata. Oppure che rilanciava perle di filosofia: «Abbi cura dei tuoi genitori perché solo quando non ci saranno più ti renderai conto del loro valore». Poi: «Ti amo mamma».
Non mancano pensieri religiosi: «Dio mi ha disegnato, mi ha creato, mi ha benedetto, mi ha curato, mi ha difeso, mi ha perdonato, mi ha amato», «Mettiamoci tutti nelle mani di Dio». Identità distante dal pusher che la Procura individua come macellaio di una ragazza di 18 anni, che nasconde collo e asporta parte del pube per poi buttare tutto in due trolley in un fosso.
2 - L'UOMO CHE IL GIORNO PRIMA L'HA PORTATA IN CASA SUA «PENSO A LEI, È TUTTO ATROCE»
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
PAMELA MASTROPIETRO
C' è un uomo che sta guardando in cucina «Mattino Cinque», il programma di Federica Panicucci. Sono le 9 e mezza, lui fa colazione, mentre in studio, proprio in quel momento, si sta parlando del dramma di Pamela Mastropietro. Lui la conosce bene, quella ragazza. E adesso chissà che peso grande ha sul cuore, questo 45enne con la tuta rossa da meccanico e i sandali da francescano.
Malgrado il freddo intenso non porta i calzini. Il giorno si scalda lavorando nel campo attiguo alla casa, dove la mimosa è già in fiore. Lo assilla il pensiero che se solo avesse potuto immaginare la fine orribile che attendeva Pamela, di certo lui le avrebbe cambiato il destino. «È atroce, atroce», riesce solo a dire. «Credete forse che non ci pensi? Non bestemmiate, per favore».
Lunedì 29 gennaio, alle 14.30, Pamela Mastropietro lascia per sempre il villaggio di «San Michele Arcangelo» della comunità «Pars» di Corridonia, dopo tre mesi e mezzo di astinenza forzata dalle droghe. Non dice niente a sua madre, a sua nonna, agli operatori. Semplicemente lo fa.
PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI
Carica il suo trolley rosso e blu pieno di cose e s' incammina verso la provinciale.
È in quel momento che le loro strade s' incontrano: Lui è magro, alto, affilato, la barba hipster, la pelle bianca, va spesso a Corridonia con la sua auto. Ci va a trovare la sorella, che lì ha la casa e anche un esercizio commerciale.
Così, vede Pamela che avanza a passi svelti sul ciglio della strada, si ferma, lei sale, ripartono insieme sull'utilitaria bianca. La ragazza è senza soldi, senza cellulare né documenti: tutto è custodito negli uffici della «Pars» perché questo prevede il regolamento. Quando si entra in comunità, si lascia fuori il passato. Si riparte da zero, da niente.
PAMELA MASTROPIETRO CON LA MADRE ALESSANDRA VERNI
Ma per farsi d'eroina ci vogliono i soldi e Pamela non ne ha. Ha con sé soltanto la sua bellezza e decide di venderla a lui. Allora l'uomo punta verso la casa della sorella, che ha un garage sul retro, seminascosto. Lei quel giorno non c'è, nessuno potrà vederli. C'è un materasso in garage, fanno sesso su una coperta, i Ris hanno sequestrato anche quella, insieme alle cicche fumate da lei, unica concessione - le sigarette - prevista da quelli della «Pars». Cinquanta euro per un rapporto.
Il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, pietosamente aveva voluto raccontare un'altra storia. Aveva detto che Pamela, quel giorno, il 29, si era fermata a dormire dal suo accompagnatore, che poi al risveglio, il martedì mattina, le aveva dato dei soldi per aiutarla a tornare a casa, a Roma, da sua madre. Non è andata così.
pamela mastropietro
Quel lunedì, dopo il garage, l'uomo ha accompagnato Pamela alla stazione di Piediripa e l'ha lasciata lì, al suo destino. Così adesso gli vengono mille pensieri, mille rimorsi e anche un po' di vergogna: «Andate via, non vedete che questa è proprietà privata, lasciatemi in pace, lasciamo lavorare gli inquirenti», ha detto ieri a Rossella Ivone, l' inviata di News Mediaset, arrivata lì con la telecamera. Ora non resta che il dolore e nessun piacere.