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    MAMMA MI È VENUTA L’INFLUENCER – COME SI FA A DIVENTARE POPOLARI SU INSTAGRAM? SE SIETE DONNE BASTA MOSTRARE LEMBI DI CARNE O SGUAINARE LE TETTE, IN GENERALE I SEGUACI SI POSSONO PURE COMPRARE – MA C’È UN ALTRO MERCATO, QUELLO DEI COMMENTI NEGATIVI: BASTANO 25 DOLLARI PER UNA CINQUANTINA DI INSULTI – IL MOTIVO? SEMPLICE: QUANDO VIENI OFFESO TI REGALANO IMPORTANZA…


     
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    Michela Rovelli per “Liberi Tutti - Corriere della Sera”

     

    CHIARA FERRAGNI IN INTIMO CHIARA FERRAGNI IN INTIMO

    Vuoi diventare popolare su Instagram? Le scorciatoie sono infinite. Con pochi euro si possono recuperare manciate di Like (anzi, Cuori), dozzine di visualizzazioni, decine di follower. Con un piccolo investimento, il profilo prende vita e si presenta come una curata confezione di noi stessi pronta ad essere esposta. Piccoli influencer crescono. Sì, ma c' è un altro fattore, più umano, che definisce la popolarità online: i commenti. Ironici o banali, coerenti o improvvisati, scorrono sotto i post dei vip da social network. Preziosi perché sinonimo di interazione. E non mancano quelli negativi.

     

    CHIARA FERRAGNI IN TOPLESS CHIARA FERRAGNI IN TOPLESS

    Il tema degli insulti sui social non è mai passato di moda. Le nuove «piazze» virtuali lasciano libero sfogo ad ogni pensiero che passa per la testa di persone protette dall' anonimato del proprio nickname e dallo schermo dello smartphone. Il senso di colpa è smaterializzato, il senso di responsabilità pure.

     

    Prendete il profilo Instagram di Diletta Leotta, 3,7 milioni di follower. I centinaia di commenti che appaiono sotto ad ogni post creano un micro-mondo dove accanto agli elogi si trovano utenti che sperano in un saluto dalla modella conduttrice o che sponsorizzano la loro pagina, altri che annunciano «Torno dopo per i commenti» perché si divertono a scorrere la discussione, ma in qualche modo non riescono a resistere alla tentazione di partecipare. E infine i tantissimi insulti.

    diletta leotta diletta leotta

     

    Ma c' è anche da dire che altre volte le aggressioni deliberate fanno gioco a chi vuole guadagnare popolarità. Perché quando si insulta, si regala importanza. Oppure al contrario, l' insulto sui social si trasforma in un' arma, per debilitare i concorrenti o polarizzare i temi di conversazione.

     

    Emerge quindi un nuovo mercato, quello dei commenti negativi, più complesso e articolato. Anche qui, non mancano i troll. Che sono sì sfruttati nella politica ma sono a volte anche utili a influenzare la cultura pop. Per esempio la saga di Star Wars. Che, si sa, è seguita da fan storici che proprio non ne vogliono sapere dei nuovi capitoli.

    star wars gli ultimi jedi 8 star wars gli ultimi jedi 8

     

    Ogni film è un trionfo di commenti delusi. Ma alcuni di questi, ha scoperto un ricercatore dell' università della California del Sud, sono stati scritti da bot. Ispirata storicamente a una cultura di sinistra, la saga è finita nel mirino dei troll russi. La sua analisi si era concentrata sui post relativi a Gli Ultimi Jedi , uscito nel 2017. Ha trovato centinaia di messaggi negativi verso il regista Rian Johnson riconducibili a un attacco organizzato. Con tanto di linguaggio razzista, misogino e omofobo.

     

    chiara ferragni chiara ferragni

    Il mercato di commenti negativi, però, si compone anche di servizi che sfruttano la mano umana. Online si trovano siti come buysmmstock.com che in un pagina offre «commenti negativi su Instagram» e assicura di garantire il 100% della soddisfazione per commenti «reali», «manuali», «di alta qualità» nel giro di 48/72 ore.

     

    Il prezzo? Una cinquantina di insulti valgono 25 dollari, 500 ne valgono 250. Alla portata di (quasi) tutte le tasche. Ma il mercato degli oltraggi scorre soprattutto nei gruppi Facebook, oppure nei Forum, dove per il fornitore è più facile mantenere l' anonimato. Ma anche i siti che offrono Like o follower a pagamento si sono messi a vendere commenti.

    acquisire follower su instagram acquisire follower su instagram

     

    Basta inserire il profilo di destinazione, il testo che si vuole pubblicare e poi pagare. In Italia ad esempio troviamo marketing-seo.it, che offre consulenza di web-marketing ma anche commenti su Facebook, «garantiti da professionisti». A scrivere sotto i post saranno «fan reali, italiani e attivi al 100%».

     

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    Attenzione però: i commenti offerti in questo caso sono solo positivi. E infatti, chiamando il numero per le info commerciali ci rispondono: «Non accettiamo ordini per commenti negativi», anche se di richieste ce ne sono in abbondanza. Un' altra piattaforma che offre lo stesso servizio è 1milionedifan.it .

     

    acquisto follower acquisto follower

    Al numero di telefono per info e preventivi ci risponde Hamza El Hadri che spiega: «Sta a nostra discrezione scegliere se accettare la tipologia di commenti che il cliente vuole ottenere. Se sono offensivi, non procediamo». El Hadri assicura di fare attenzione ad accettare questo tipo di ordini, ma «sicuramente ci sono tanti altri a cui non interessa quest' etica e quindi procedono a pubblicare qualsiasi tipo di commento.

     

    diletta leotta diletta leotta

    Di richiesta ce n' è tanta». Qualche esempio? «Sono quasi sempre privati e a volte chiedono di postare insulti sulle loro stesse pagine. Spesso capita su YouTube, per compensare quelli positivi. Ad esempio ci chiedono di scrivere "La tua voce fa schifo" o "Video di m***a"».

     

    Comprare commenti negativi a corredo del proprio profilo? Danneggiarsi quindi in modo deliberato per aumentare la propria notorietà? Non è assurdo. Nel marketing sono tecniche molto utilizzate, soprattutto in tema social network.

     

    Esiste il troll marketing così come l' outrage marketing : si tratta, in questo caso, di creare contenuti, immagini o prodotti provocatori così da fomentare le reazioni indignate o addirittura gli insulti. E quindi il dibattito attorno al proprio brand. Come le Lady Doritos, patatine dedicate alle sole donne perché fanno meno rumore quando le si sgranocchia e non sporcano le dita.

     

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    Un prodotto che si appoggia a stereotipi più o meno sorpassati e che ha generato un vero caos mediatico circa un anno fa. Oppure nel 2016, quando Snapchat ha cercato di riportare l' attenzione sulle sue Stories - appena lanciate anche dal rivale Instagram - con il filtro «YellowFace» che sfigurava il volto degli utenti con tratti caricaturali cinesi.

     

    Il grido al razzismo non si è fatto attendere. Ma forse era proprio quello che Snapchat voleva sentire? Fino ad Urban Outfitters, che nel 2014 ha lanciato una felpa con finte macchie di sangue che alludeva in modo goffo a una sparatoria nell' università del Kent, in Ohio, del 1970. Decisamente di cattivo gusto, ma la campagna social ha fatto il suo dovere. Anche perché, e lo diceva già nel XIX secolo Oscar Wilde in tempi non sospetti - quando il marketing non era neanche stato concettualizzato -: «Non importa che se ne parli bene o male. L' importante è che se ne parli».

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