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    CHI CERCA GIUSTIZIA, FINISCE GIUSTIZIATO - A PRATO UNA DONNA DENUNCIA L'EX MARITO PER VIOLENZE E INSULTI MA DOPO 8 ANNI SENZA INDAGINI IL REATO RISULTA ESTINTO. LEI FA RICORSO PER ESSER RISARCITA DAVANTI ALLA CORTE COSTITUZIONALE MA NON LE SPETTA NULLA PERCHE’ NON ESSENDO IL PROCESSO IN REALTÀ MAI INIZIATO, LEI PER LEGGE NON AVEVA DIRITTO AD ALCUN INDENNIZZO…


     
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    Luca Fazzo per ilgiornale.it

     

    Ci aveva creduto, la signora F., che lo Stato sarebbe arrivato in suo soccorso. Come darle torto, dopo gli impegni solenni presi a ripetizione contro i femminicidi, le violenze di genere, lo stalking? Così un giorno di dicembre si presentò in Procura e denunciò l'uomo che aveva reso la sua vita un inferno.

    uomini che odiano le donne uomini che odiano le donne

     

    Sono passati otto anni, e la signora ha scoperto sulla sua pelle di avere sbagliato a fidarsi dello Stato. L'indagine non è mai nemmeno cominciata, il fascicolo non si è mosso dal tavolo del pubblico ministero, gli ordini inviati dal pm alla polizia si sono persi per strada. Quando la signora, attraverso il suo avvocato, ha chiesto notizie ufficiali sul suo fascicolo, ha scoperto che la Procura aveva chiesto l'archiviazione. Motivo: il reato era prescritto. Si è prescritto durante gli interminabili anni in cui nessuno ha mosso un dito.

     

    Tutto accade a Prato, con una appendice a Roma, davanti alla Corte Costituzionale: perché - ciliegina sulla torta - quando la signora ha chiesto almeno di venire risarcita per la durata assurda del processo, ha scoperto che, non essendo il processo in realtà mai iniziato, lei per legge non aveva diritto ad alcun indennizzo. Norma così assurda che la Corte d'appello di Firenze ha trasmesso d'ufficio gli atti alla Consulta, perché rimediasse. Si vedrà nei prossimi giorni cosa decideranno i giudici costituzionali. Ma intanto a lasciare basiti è quanto accaduto negli otto anni trascorsi dalla denuncia. E soprattutto, quanto non è accaduto.

     

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    Dietro c'è una storia d'amore finita male tra due individui ormai non più giovani. A luglio del 2012, F. decide che non è più il caso di andare avanti. Ma quando lo comunica al compagno, si trova davanti ad una reazione brutale. Iniziano gli insulti, le telefonate a ogni ora del giorno e della notte, le minacce. Poi l'uomo passa alle vie di fatto. Una mattina, F. si trova le gomme dell'auto squarciate. Fino al giorno in cui l'uomo riesce ad intercettarla per strada, le mette le mani addosso, la colpisce spedendola in ospedale. La signora non si fa intimidire, e l'indomani va a denunciare l'aggressore, l'uomo che un tempo amava e che ora è divenuto il suo incubo.

     

    E poi? E poi più nulla. L'inchiesta non fa neanche finta di partire. Intanto le persecuzioni non sono finite, a gennaio F. deve presentarsi in Procura per raccontare a verbale che le chiamate minatorie continuano. Ma neanche questo smuove l'inchiesta. Agli atti risulta che il pm ha delegato a indagare la polizia. Ma ci sono atti sconcertanti con cui anni dopo la Questura risponde che le indagini non sono state fatte perché «la delega emessa da codesta autorità giudiziaria non risulta mai pervenuta a questa divisione», e il fascicolo in archivio risulta irreperibile.

     

    Il colmo si raggiunge quando si scopre che il fax con cui il pm ordinava alla polizia di mettere dei telefoni sotto controllo non è mai arrivato «perché questo mezzo di comunicazione è stato dismesso a favore della posta elettronica certificata». Ma questo lo si scopre molto tempo dopo. Nel frattempo in Procura non si sono chiesti come mai quel fax alla polizia fosse rimasto senza risposta?

     

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    Eppure la vittima continua a farsi sentire, sollecitando il pm a muoversi: il 3 dicembre 2013 gli scrive, inviando copia dei referti medici sulle lesioni subite durante l'aggressione: non accade nulla. Il 17 marzo 2015, altra richiesta perché lo stalker venga inquisito: di nuovo nulla. Nel 2018, quando i reati sono ormai a ridosso della prescrizione, le chiedono: «Ma perché non ritira la querela?», modo elegante per chiudere il fascicolo senza che emergano le inspiegabili lungaggini dell'indagine. «Non ci penso neanche», risponde secca F. il 7 luglio alla polizia giudiziaria, ribadendo la sua richiesta che l'indagine finalmente si muova.

     

    Risultato: il 29 novembre 2018 le arriva una lettera dalla Procura di Prato: «si notifica, quale persona offesa, richiesta di archiviazione dalla Procura della Repubblica di Prato in quanto le violazioni ipotizzate risultano estinte per prescrizione».

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