Estratto dell’articolo di Furio Zara per www.repubblica.it
contatto tra iuliano e ronaldo
Guida galattica del derby d’Italia in 10 parole chiave che ci aiutano a comprendere di che sostanza è fatto questo “Me contro Te” tra Inter e Juventus che va in scena da oltre un secolo: cent’anni (e passa) di attitudine (al Potere).
La spallata
Quella di Iuliano a Ronaldo, chiaro. La madre di tutti i veleni, l’Armageddon del Derby d’Italia. Rigore o no? Ancora oggi se ne discute, tra i bar di Buccinasco e i circoli letterari di Moncalieri, o viceversa. E senza mai venirne a capo, tra l’altro. 27 aprile 1998, c’era in ballo lo scudetto. Nella baraonda Gigi Simoni urlò all’arbitro Ceccarini il “Si vergogni, si vergogni” più famoso del calcio italiano, Pagliuca ha raccontato di avergli rifilato un pugno nel costato. Per chi non se lo ricorda: vinse la Juve 1-0, gol di Del Piero.
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5 maggio
E l’Inter fu (beffata sul filo di lana), e la Juve fu (campione d’Italia). Ma se qualcuno l’avesse anche solo immaginato, gli avremmo dato tutti dell’ubriaco. 5 maggio 2002, vedi alla voce Gresko, terzino slovacco che divenne il capro espiatorio di quello scudetto perso. Ultima giornata di campionato, clamoroso all’Olimpico di Roma: Lazio batte Inter 4-2, 644 chilometri a nord, nella città di Udine si consuma la sorpresa, Juventus batte Udinese 2-0.
Peppino Prisco
Prisco Peppino all’anagrafe Giuseppe (1921-2001), di professione avvocato della causa nerazzurra, Spirito Guida dei “Bauscia”, eroe di guerra, tenente nel Battaglione l’Aquila del Nono Reggimento Alpini che ha combattuto nella morsa di gelo del Don durante la Seconda Guerra Mondiale, l’interista più interista di sempre. Battuta più celebre: “Se do la mano a un milanista me la lavo, se la do a uno juventino conto le dita”. […]
“Chi? Il nostro cuoco?
peppino prisco
Quando nel 1984 acquistò l’Inter da Ivanoe Fraizzoli, il neo presidente Ernesto Pellegrini venne subito marchiato dalla perfida battuta che l’Avvocato Gianni Agnelli rivolse - così narra la leggenda - a Boniperti. “Giampiero, hai sentito che il nostro cuoco ha preso l’Inter?”. Vera? Falsa? Aggiustata a uso e consumo dei popoli? Poco importa. Pellegrini aveva fondato il suo solido impero sulle mense, con un’azienda leader sia in Italia che all’estero. Era lui in quegli anni 80 a gestire la mensa Fiat, da qui la velenosa battuta dell’Avvocato.
Potere
Quella tra Inter e Juventus è anche una storia di potere, perché sull’asse Milano-Torino i due club si sono spartiti 55 scudetti (36 Juventus, 19 Inter) su un totale di 119 (equivale al 46,21%), con gli altri 64 titoli spartiti tra 14 squadre diverse, dal Milan al Casale, dalla Pro Vercelli al Cagliari. L’esercizio del potere Inter e Juventus se lo sono diviso nel corso dei decenni ed è stato totemico quando al comando c’erano le famiglie, i Moratti - Angelo e Massimo - e gli Agnelli, in tutte le loro desinenze. […]
No existe!
giovanni agnelli giampiero boniperti
La frase completa è: “Esta decision me ha scaricato le giocadori, demoralizado todos, senza reflesi e senza forza no podevamo giocar. No existe”. La dice il Mago Herrera, quando la CAF, la Commissione Arbitrale Federale, decide che Juventus-Inter deve essere ripetuta a fine campionato (c’era stata un’invasione di campo, l’Inter aveva fatto ricorso e vinto 2-0 a tavolino, poi la sentenza era stata ribaltata). 10 giugno 1961: Juventus-Inter 9-1, scudetto a Torino, ma i nerazzurri (furente la protesta di Angelo Moratti) scendono in campo con la squadra della Beretti, compreso il debuttante Sandrino Mazzola.
Scudetti di cartone
antonio conte andrea agnelli
Che bufera, Calciopoli. Che strascichi, che strali. Più che una storia, una scoria. Nell’estate del 2006 arriva la sentenza che revoca alla Juventus gli scudetti 2004-05 e 2005-06: club retrocesso in B, -17 di penalizzazione. Il titolo del 2005-06 viene assegnato all’Inter. Per gli juventini quello è “lo scudetto di cartone”. Gli interisti replicano che i +2 scudetti che la Juve si autoassegna - 38 invece di 36 - sono una fake. Tra le punture di spillo e i sacchi di letame che sono volati da una parte all’altra, davvero: non se ne esce.
Conte e Agnelli
elkann conte agnelli foto mezzelani gmt 163
E quell’insulto diventò subito un refrain. Ullallà, ma che brutta storia quella di Antonio Conte che nel febbraio del 2021 - da allenatore dell’Inter, nell’intervallo della semifinale di Coppa Italia - mostra il dito medio al suo ex datore di lavoro alla Juventus Andrea Agnelli e gli dà uno spassionato consiglio sull’utilizzo dello stesso. E insomma altro che battibecco, qui volano gli stracci, con ricco repertorio di insulti e offese varie, tra un “Pagliaccio” e un “Pensa ad allenare, cogl****”, con l’interessato che rivolgendosi all’ex amico gli urla: “Parlami in faccia se hai coraggio”.
Guardie e ladri
Allegri dixit, con un ghigno da qui a lì. Segue corollario di polemiche, insulti, veleni assortiti e ditini puntati. “Mi ha fatto divertire, era solamente una battuta post-gara in cui ho usato una metafora del gioco che facevamo da bambini”. Guardie, noi della Juve che rincorriamo. Ladri, loro dell’Inter che scappano. Gli chiedono: e la corsa scudetto? La risposta: “E’ come il gioco di guardie e ladri, è uguale. I ladri scappano e le guardie rincorrono”. Succedeva dopo Juventus-Sassuolo 3-0. Poi però Allegri - sempre con un ghigno da qui a lì - ha avvisato che di battute no, non ne farà più.
MASSIMILIANO ALLEGRI
“Il derby d’Italia è un altro”
Adriano Galliani lo afferma nel 2009, provando a cambiare non le carte in tavola, ma proprio il tavolo dove si gioca. Sostiene l’eretico Galliani che il vero Derby d’Italia - espressione coniata da Gianni Brera nel 1967 è quello che si disputa tra Juventus e Milan. La spiegazione è presto detta: “Loro (da intendersi come Juventus, ndr) sono quelli che hanno vinto di più in Italia, noi (cioè il Milan, ndr) nel mondo, dunque sulla base di un semplice calcolo sembra che il derby d’Italia sia Juventus-Milan”. L’eresia non ha avuto un seguito.
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