1 - ALL’UE RESTA SOLO L’ARMA DELLO SPREAD. L’ITALIA PUÒ CREARE L’EFFETTO DOMINO. PARLA IL PROFESSOR RINALDI: I MERCATI HANNO RETTO
Carmine Gazzanni per http://www.lanotiziagiornale.it
antonio maria rinaldi
Mentre i grandi giornali titolano sul preoccupante boom dello spread per l’Italia, a dare una lettura completamente opposta di quanto sta accadendo è l’economista Antonio Maria Rinaldi, secondo cui invece i mercati tutto sommato hanno retto. “Devo essere molto sincero – commenta intervistato da La Notizia – Per tutto il bailamme fatto nel fine settimana dai media, io francamente questa mattina (ieri mattina, ndr) avevo paura a vedere lo spread, mentre sostanzialmente è rimasto in linea”.
Poteva andare anche peggio, insomma?
Assolutamente sì. Dopo quello che è stato detto io mi aspettavo sparate clamorose. Evidentemente c’è stata una responsabilità da parte dei mercati molto superiore rispetto a quella della stampa. Vien da pensare che questa si muova per ragioni politiche e ideologiche, mentre i mercati sono più razionali.
Il Governo deve temere la risposta dei mercati oppure sono numeri volatili?
Esattamente: numeri volatili frutto di decisioni politiche. Voglio dire: è partita una lettera da Bruxelles senza che nessuno abbia letto il Def. Si vede che lì hanno la palla di vetro…
Condivide le preoccupazioni europee?
ANTONIO MARIA RINALDI
Le dico questo: il tendenziale del 2018 ereditato dal precedente Governo era al 2%. Quindi tutto questo rumore per uno 0,4%? Sta venendo giù il mondo per uno 0,4 in più rispetto al tendenziale del 2018?
A breve ci saranno anche le pagelle delle agenzie di rating. Dobbiamo preoccuparci?
Più che agenzie le chiamerei società private di rating. La parola “agenzia” dà sempre l’idea siano propaggini governative e invece non è questo il caso.
Giusta precisazione.
Se sono le stesse agenzie che il giorno prima del fallimento della Lehman Brothers avevano confermato l’ottimo giudizio di credito, avrei delle perplessità nel credere in loro.
MARIO DRAGHI
Resta, però, una questione aperta: con la fine del Quantitative Easing e lo spread che sale, non c’è il rischio che la Bce non acquisti più titoli di Stato italiani?
Guardi, io sono perfettamente convinto che la Bce ha fatto un ottimo lavoro con il Quantitative Easing. Se non ci fosse stato il programma di stimolo monetario eccezionale intrapreso da Mario Draghi, oggi non staremmo a parlare di moneta unica. Ecco, io sono sicuro che Draghi da presidente della Bce riuscirà a trovare qualche altro meccanismo in sostituzione del QE. Anche perché da gennaio, altrimenti, si rischia di entrare in una crisi che vanificherebbe tutti gli sforzi fatti finora.
ANTONIO MARIA RINALDI
Draghi promosso, dunque?
Assolutamente sì. Draghi di fatto ha preso quel ruolo che è stato lasciato dalla politica: la governance europea non ha dato nessuna risposta per combattere i mercati e le differenze di spread. E Draghi giustamente ha messo in atto il QE. Lui si è preso un onore che spettava alla politica.
Nel caso in cui Bruxelles dovesse continuare a opporsi alla nostra Manovra, crede che il Governo possa ricorrere all’arma del veto sul bilancio Ue?
MARIO DRAGHI
Assolutamente sì. Dopotutto è la stessa identica minaccia formulata da Renzi due anni fa. La verità è che l’Unione europea vuole fare la voce grossa con l’Italia solo per un motivo: se la Manovra dovesse portare la crescita sperata, significa che anche gli altri saranno titolati a non seguire più le ricette di quest’Europa.
2 - ARRIVA ANTONIO RINALDI, LA SUPERCAZZOLA DELL’ECONOMIA GIALLOVERDE
Fulvio Abbate per https://www.linkiesta.it
ANTONIO MARIA RINALDI
Chissà se soltanto noi che risiediamo nell’Urbe ci siamo accorti fin dalla sua prima apparizione pubblica, di Antonio Maria Rinaldi, prof, economista, allievo del ministro Savona, romano, appunto, romanissimo, scorgendone il soprattutto il potenziale retorico non meno rionale, la maniera di argomentare, degna di un rassicurante e insieme invincibile tributarista, metti, del quartiere Prati, terra di tribunali e studi notarili. Se non fosse ancora chiaro, stiamo ragionando intorno all’esistenza di un astro politico e insieme “tecnico” nascente, di sicuro già da tempo ben piazzato in alto a destra presso ogni talkshow televisivo che segni l’agenda del nostro presente in rapido mutamento, volti, modi, gesti (perfino ammiccanti) delle possibili future prospettive istituzionali a firma Salvini e Di Maio.
ANTONIO MARIA RINALDI NELLA VIGNETTA DI FILIPPO SENSI
Il prof Rinaldi come estensione attoriale sovranista di un Gigi Proietti che abbia scelto di vestire la dialettica gialloverde, e poco importa che altri, cominciando da Filippo Sensi, l’abbiano piuttosto apparentato somaticamente se non mimeticamente a Max Tortora, proprio così @nomfup in una sua prodigiosa vignetta nata su nostra sollecitazione, dove AMR puntualizzava d’essere un economista e non un semplice romanista, e neppure un sosia del comico citato.
Romano nell’eloquio, nella calata e nell’interezza della sua prossemica, ripeto, ogni gesto di Rinaldi non può che rimandarci a Proietti in grado di perfettamente calarsi nella grisaglia “Davide Cenci” del tributarista o piuttosto dell’avvocato. E qui è d’obbligo ritrovare la leggendaria barzelletta dell’avvocato e del contadino, la stessa che inalbera una sentenza assoluta: “Avvoca’, ma perché quanno se ‘nculamo semo sempre ‘n due, e quanno lo pijo ‘n culo so’ sempre solo? No, pe’ sape’…”.
Dove apparente volgarità fa rima con antica sapienza, appunto, capitolina, se non romanesca, da antico “famo a capisse!” Sottintesi che subito suscitano un calore vincente agli occhi del vicinato capitolino, e forse, sai che ti dico, anche fuori dal Raccordo Anulare.
GABY E ANTONIO RINALDI
Sempre plasticamente parlando, Antonio Maria Rinaldi sembrerebbe sorgere da un ideale Caf cittadino che, per esemplificare, definiremo sovranista, euroscettico, piccolo simposio sulle basi essenziali del diritto espresse appunto sotto casa, tra l’uscio del gommista, l’immancabile Punto Snai, cioè la Roma dei loden avvocateschi del quartiere Prati: piazzale Clodio, Pretura di viale Giulio Cesare e Corte dei Conti in viale Mazzini.
AMR come valore pop aggiunto e perfino propellente cazzaro al bla bla politico e governativo, parole perfette per chi abbia in antipatia gli “alcolisti” di Bruxelles, e infatti vuoi forse mettere in dubbio ciò che dice “papale papale” un docente universitario “di Organizzazione dei processi economici del Corso di Laurea Triennale in Economia Aziendale Internazionale e del Corso di Laurea Magistrale in Gestione Aziendale dell’Università degli Studi Link Campus University,” così nel sito della stessa università?
FARAGE E ANTONIO MARIA RINALDI
A maggior ragione se quest’ultimo porta una dialettica che, accanto ai volti di Juncker e di Moscovici, consente di visualizzare perfino Cacini e Fra’ Cazzo da Velletri, estensioni fantasmatiche degli impostori che a suo tempo hanno trascinato l’Italia nella gogna dell’euro.
Rinaldi, pronto a rivelarsi meglio di San Crisogono martire, patrono di Trastevere, in qualsivoglia palinsesto televisivo, attivo, compunto e operante ora su Raitre ora da Andrea Pancani a “Coffee Break” La7, sempre rivolgendosi al mondo come se si affacciasse dallo sportello-arengario del suo Caf, quasi avesse davanti un cliente giunto a mostrargli come stimmate le cartelle esattoriali.
Rinaldi parla, agita le sopracciglia, corruga la fronte, mette la mano a pigna nel gesto interlocutorio tipico, e rassicura, come chi la sappia davvero lunga, come chi riesca davvero a riconoscere le insidie del potere infame e dei suoi paraculi, indicando idealmente in tutte le possibili Agenzie delle entrate del mondo il feticcio del nemico, proprio lui, aria da fiscalista, occhiali bifocali doverosamente a metà naso, e davvero non importa quanto siano fattibili le cose, il reddito di cittadinanza, l’abrasione della moneta unica, le garanzie che giura di offrirti per conto dei suoi referenti, la Lega e i suoi alleati, se davvero mai riceverai gli agognati arretrati che rivendichi…
ANTONIO MARIA RINALDI
Di sicuro però lui adesso è lì per rassicurare, dicendo, appunto, come nell’amara querelle, metti, tra Aldo Fabrizi e il suo segretario infedele che “quelli” sono tutti ladri, che quelli vogliono da te “solo li quatrini”, dunque se n’annassero a morì ammazzati… Dove “quelli” sono, appunto, per estensione, i “vampiri” di Strasburgo, i maledetti che vollero l’euro…
Nella situazione data, per definizione grave, ma non seria, Antonio Maria Rinaldi va immaginato come il San Girolamo di Antonello da Messina nello studio, alle sue spalle i dorsi dei codici in austera mostra, la scrivania dalle zampe di leone, come era un tempo d’obbligo anche negli studi di notai e medici, forse anche la bottiglia di cognac alloggiata nel suo classico affusto, il cesto natalizio rimasto incellofanato, il cd di Califano.
ANTONIO MARIA RINALDI
D’altronde, si sa, in prossimità dei ministeri, le lenti bifocali portate a metà naso conferiscono autorità, l’idea della “competenza” finalmente affermata da signori professionisti giunti per dire “prima gli Italiani”. E infatti Rinaldi ammicca verso chi gli è accanto, fosse anche Maurizio Gasparri, con complicità da comune caffè “al vetro” consumato magari alla torrefazione di piazza Sant’Eustachio, proprio dietro Palazzo Madama, in attesa di sicuri consensi ammicca poi alla “gente”, a quelli che “non arrivano alla fine del mese”, lui, il “tributarista del popolo”, e un attimo dopo si schernisce quando gli fanno notare, sempre più “papale papale”, che da un momento all’altro sempre per lui potrebbe aprirsi le porte di un ministero, sì, Antonio Maria Rinaldi, ministro che “parla come mangia”.
ANTONIO MARIA RINALDI
Già, mentre il suo interlocutore del Pd lo placca e gli dice “… ma lei oggi è un importante suggeritore del governo, lo ammetta, avanti…”, lui si impone la faccia che riassume modestia, spirito di servizio, pratiche ancora inevase sugli scaffali del Caf, “… no, a me interessa come sta la ggente, mi interessano i problemi della ggente”, e come dice “gente” lui, probabilmente neppure nei più rinomati locali della Collina Fleming.
L’uomo, il prof, il sovranista così pronuncia e allora resta davvero da immaginarlo sul trono ministeriale. D’altronde, non è forse vero che certe pubbliche fortune giungono in modo inaspettato? Se non gli Italiani, in questa storia meravigliosamente capitolina certamente sarà presto il caso di sentir dire, come davanti a un sesterzio di Commodo, “Prima Rinaldi!”.