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    INTERVISTONA DI “VANITY FAIR” A PAOLO SORRENTINO: “L’URGENZA DI FARE FILM NASCEVA DA UN SENTIMENTO DI RIVALSA: HANNO SEMPRE PENSATO CHE FOSSI UN PO’ CRETINO - I MIEI GENITORI SCOMPARVERO ALL’INIZIO DI APRILE DEL 1987 PER UAN FUGA DI GAS NOTTURNA NELLA LORO CASA DI MONTAGNA. AVEVO SEDICI ANNI E FU UNA TRAGEDIA INDESCRIVIBILE. QUELLO CHE SONO DIVENTATO QUEL GIORNO, È QUELLO CHE SONO STATO FINO A POCO TEMPO FA. MIA MOGLIE E I MIEI FIGLI MI HANNO SALVATO. UNA VOLTA CON VIRZÌ, LUCHETTI, ARCHIBUGI E CONTARELLO…”


     
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    Malcom Pagani per “Vanity Fair”

     

    tony servillo piera degli esposti paolo sorrentino 994962 tony servillo piera degli esposti paolo sorrentino 994962

    «Facciamo un po’ di letteratura, con la miseria della mia bravura». Nessuno mi ama, Paolo Conte.  Prologo: «Io credo che sapere troppo di se stessi sia pericoloso. E anche un po’ inutile. In fondo all’anima, rischi sempre di trovare un essere umano bolso e appesantito. E non ci sono diete per migliorare il se. Si, probabilmente avrei avuto bisogno, come tanti, di andare in analisi, ma ho sempre evitato. Non e detto che poi ci trovi chissa quale rivelazione su di te. Potresti anche rischiare di non trovare niente. Allora, meglio risparmiare tempo e denaro e convivere affettuosamente con la propria superficialita che, per nobilitarla, chiamiamo leggerezza. Nietzsche l’aveva capito subito e ha avuto legioni di ascoltatori adoranti. “Crederei solo a un dio che sapesse danzare”, scriveva.

     

    E aveva ragione, perche la danza e tutto. E armonia, bellezza, appagamento e salvezza. E questo e Dio. E poi, la modesta, dilettantesca ricerca di me l’ho compiuta attraverso il gioco del cinema. Metti insieme un certo numero di bugie e ottieni una verita. E sufficiente un personaggio, una citta , un conflitto, quello che i lavoratori a maglia del cinema chiamano “trama”». 

     

    paolo sorrentinobn c paolo sorrentinobn c

    La piu consistente scoperta che Paolo Sorrentino ha fatto a 13 giorni dal suo primo mezzo secolo e che gli anni, dal 31 maggio 1970, non si sono peritati di avanzare: «I 50 sono arrivati molto velocemente. Finora, tutto sommato, la mia vita e sempre stata piena di novita e sorprese, a volte orrende, a volte meravigliose, e dunque mi sono annoiato poco e festeggiarli non mi pesa e non mi preoccupa. Ti diverti o ti struggi e il tempo fugge. E il rovescio della vita. Ho imparato a essere fatalista e a tollerare che scorra rapido.

     

    E stato piu faticoso compierne 40: all’epoca mi sembrava di appassire e di perdermi molte cose importanti. Ero piu ossessionato dal tema e covavo un sacco di sciocche psicosi relative all’eta: mi domandavo se avevo fatto il mestiere giusto, realizzato dei bei film, scelto con cognizione la mia strada. Invecchiando effettivamente si migliora: “si diventa quel che si e” (ancora Nietzsche). Stabilisci le priorita e impari a disinteressarti degli altri, del loro giudizio, delle loro opinioni. Tra i tanti decreti di questi giorni, ne caldeggerei uno che abolisca le opinioni. Diteci o cose alte e false o cose piccole ma vere».

    paolo sorrentino foto lapresse paolo sorrentino foto lapresse

     

    L’urgenza di fare film era tra le sciocche psicosi dei suoi quarant’anni?

    «Ho sempre avuto ansia di fare i film, andavo di fretta, rompevo le palle a chiunque, ma d’altronde questo e l’unico consiglio che ho dato a chi mi chiede come si fa a fare i film: esserne ossessionati».

     

    Oggi?

    «Se li faccio sono contento e se non li faccio, sono ugualmente felice. La maggior parte dei film che volevo fare, li ho fatti. E poi il mondo del cinema e peggiorato, tanti si sono incattiviti appresso ai loro fallimenti, ai loro limiti. Mi sento molto piu pacificato. Per anni non lo sono stato. Ero irrequieto. Dovevo lavorare a tutti i costi, mettere in scena le mie storie, fare ‘sti benedetti film».

     

    Da cosa nasceva quell’esigenza?

    «Da un sentimento di rivalsa. Dalla necessita di dimostrare a un universo indistinto e indefinito di persone che hanno attraversato la mia vita che ce la potevo fare anche io. E meglio di loro. La revanche e una motivazione subdola e potente: ti aiuta a realizzare i tuoi sogni, ma non ti fa godere niente. Appena conclusa un’impresa devi alzare subito il tiro. Guerreggiare e faticoso. Chi fa la guerra, poi la vuole fare sempre. Comunque, c’era un’altra motivazione piu “bassa”: fare il cinema puo essere divertente.

     

    Paolo Sorrentino Roberto Benigni Paolo Sorrentino Roberto Benigni

    Le sedute di sceneggiatura che facevo da ragazzo con Antonio Capuano erano esaltanti. Con Contarello, ci siamo divertiti moltissimo a delirare sui divani delle sue numerose case da single, incompiute, approssimative e bellissime. I sopralluoghi spensierati in giro per la provincia americana sono stati un incanto. Il primo ciak con Sean Penn, la sensazione non di avere a che fare con un attore, ma con un extraterrestre prestato alla recitazione; le cene, dopo il set, in trasferta, con Toni Servillo, a ridere fino a tardi, sono tutte emozioni indimenticabili».

     

    Perche voleva dimostrare di potercela fare?

    «Io sono sempre uno un po’ in ritardo. Quando gli altri parlano, non capisco mai di cosa parlano e chi e il soggetto. E, in maniera pedante, chiedo sempre di tornare indietro e di farmi capire meglio. Questo sfianca e genera sfiducia. Giustamente, pensano e hanno pensato che fossi un po’ cretino. Ma quando arrivi in ritardo sulle cose ci arrivi da solo e questo ti libera dai condizionamenti. E un vantaggio e un rischio allo stesso tempo. Sei indipendente, ma potresti essere anche anacronistico».

    Paolo Sorrentino Paolo Sorrentino

     

    E lei si sentiva cretino?

    «Bah! Oggi mi sembra che non abbia piu nessuna importanza. Comunque, in effetti, in gioventu, ero spesso parte di gruppi di amici abbastanza disadattati, ma la cosa non mi dispiaceva. Quelli che, da ragazzo, ti sembrano in gamba, se leggi di sbieco nei loro sguardi, ti sembrano aggrediti da una tristezza inconsolabile».

     

    «Faccio il regista perche sono ottuso: non e un mestiere per individui spiccatamente intelligenti». La frase e sua.

    «Per essere un buon regista serve senso pratico, capacita di organizzazione, un metodo e una comunicativa, vera o falsa che sia non importa. Tutto qui. Dunque, si, non e necessaria una particolare forma d’intelligenza. Anche se la parola intelligenza e molto generica e indefinibile. Poi serve “una capacita di vedere”. Chi non ce l’ha fa brutti film, il che non toglie che riescano a infinocchiare gli altri, perche anche gli altri, spesso, non hanno capacita di visione o non sanno neanche precisamente cosa sia.

     

    La scrittura e un’altra cosa. Richiede, se non si vuole fare solo puro intrattenimento coi colpetti di scena, una moltitudine di sfaccettature, un’immersione nella vita passata e presente, insomma un complesso di coincidenze e talenti che potrebbero corrispondere all’intelligenza. Naturalmente, questa convergenza e rara e dunque si hanno sempre, a tutte le latitudini, molti bravi registi e pochi, capaci scrittori di cinema».

     

    E lei si sente ancora ottuso?

    Paolo Sorrentino e Daniela D Antonio Paolo Sorrentino e Daniela D Antonio

    «Non piu. Ho imparato a fare il regista negli anni. Conosco i trucchi e le dinamiche. Questo non toglie che, nei momenti in cui mi concedo una claudicante forma di onesta con me stesso, ritenga di essere un imbroglione. In fondo chi e che sa come stanno esattamente le cose? Stiamo tutti qui per fare tentativi e offrire la nostra personale declinazione di racconti e poesia».

     

    Che talento si riconosce?

    «Non sono un buon parlatore e sono un ascoltatore distratto e impaziente. Pero sono un discreto osservatore. Al ristorante mia moglie mi riprende sempre, perche m’imbambolo, a bocca aperta, a seguire le conversazioni degli altri. E poi voglio fantasticare sulla vita di quelli del tavolo a fianco».

    Paolo Sorrentino Paolo Sorrentino

     

    Quanto e figlia dell’infanzia questa capacita?

    «Deriva proprio da li. Sono nato 9 anni dopo mio fratello e 14 dopo mia sorella. Da bambino ero quasi condannato a osservare perche di persone della mia eta con le quali interagire non ce n’erano poi molte. Stavo con i miei genitori e con i loro amici. Se i grandi mi rivolgevano la parola era per coccolarmi in maniera un po’ paternalistica. Ho trascorso un tempo che nel ricordo mi appare infinito, a vedere mio padre giocare a carte seduto su uno sgabellino.

     

    Guardando una partita di poker tra adulti si impara tantissimo: le allusioni, gli sfotto, le dinamiche del gioco, le psicologie. Gli amici di mio padre erano estremamente simpatici. Il poker implica delle attese e l’attesa stimola il parto della follia degli esseri umani. Potrei parlarne per ore. Alcune follie che li riguardavano le ho saccheggiate mettendole nei personaggi dei film».

    carlo verdone e paolo sorrentino carlo verdone e paolo sorrentino

     

    Victor Hugo sostiene che nulla svegli un ricordo quanto un odore.

    «A essere sinceri, ho sempre avuto un olfatto scadente. Il che e anche meglio. T’immagini gli odori, anziche sentirli. Ricordo i suoni, invece. Quello del battere del coltello che mia madre usava per tagliare gli gnocchi. C’erano rumori rassicuranti e rumori misteriosi.

     

    Quello che tutte le sere alle 9 proveniva dal piano di sopra non si e mai capito da dove arrivasse. Era come una biglia che rimbalzava sul pavimento. Ma quando chiedevamo spiegazioni alla proprietaria dell’appartamento lei cadeva regolarmente dalle nuvole. “Biglie? Ma vi pare?”. L’inspiegabile ha alimentato la mia assoluta convinzione nell’esistenza dei fantasmi. Mia moglie mi prende sempre in giro per questa mia certezza».

     

    paolo sorrentino ai bafta paolo sorrentino ai bafta

    Che rapporto aveva con la paura e con il mistero?

    «Sono sempre stato molto pauroso. Le uniche arditezze me le sono concesse con i film. Sul lavoro, sulla scelta di un soggetto, o sull’impostazione da dare a una scena, scovo chissa dove un’incosciente forma di spavalderia. Cosi divento, a detta dei detrattori, barocco, estetizzante, inutile. Tutti complimenti, per me. Pensa che disfatta sarebbe essere “utili”.  Pero, a voler essere sinceri, sono diventato molto pauroso a dieci anni».

     

    Cosa accadde a dieci anni?

    «Con i ragazzini del palazzo andammo a esplorare salgarianamente un palazzo davanti al nostro condominio. Dal piano terra iniziavano i normali appartamenti, ma il garage era da anni un cantiere semiabbandonato. Nel buio, dal nulla, all’improvviso usci una donna vestita di nero e ci insegui urlando con una scopa. Per me e per altri due bambini fu uno choc e trascorse tanto tempo perche riuscissi ad addormentarmi come prima.

     

    Toni Servillo e Paolo Sorrentino sul palco degli Oscar Toni Servillo e Paolo Sorrentino sul palco degli Oscar

    Ci dissero che erano tossicodipendenti, per me erano fantasmi. Per addormentarmi avevo bisogno che in casa ci fosse mio fratello. Sapevo che prima o poi mi avrebbe raggiunto in camera. Ma mio fratello era un grande nottambulo, uno che per gran parte della sua vita e tornato alle 5 del mattino, un uomo misterioso. Uno dei dibattiti piu accesi, in casa, era imperniato su cosa facesse in giro ogni notte fino all’alba. Mia madre meditava di pedinarlo. Io lo aspettavo. Fino a quando non sentivo la chiave entrare nella toppa restavo con gli occhi sbarrati».

    UMBERTO CONTARELLO E PAOLO SORRENTINO UMBERTO CONTARELLO E PAOLO SORRENTINO

     

    Che uomo era suo padre Sasa?

    «Molto introverso. Parlava pochissimo, aveva una sua autorevolezza e metteva, non soltanto a me, molta soggezione. Era fascinoso. Mia madre diceva tutti i giorni: “Somiglia a Jean Paul Belmondo”, ma non era vero. E solo che l’amava in modo spropositato. Non era baciato da una bellezza classica, pero piaceva. E quando aveva voglia, ma doveva averne, sapeva far ridere».

     

    Che sapore hanno avuto i suoi anni ‘70?

    «Un decennio cupo. Si respiravano ancora gli echi del terrorismo e tra il tramonto dei ‘70 e l’inizio degli ‘80 arrivo la cappa greve del terremoto e della guerra di camorra. Volavano proiettili, a Napoli. E di sera c’era una sorta di coprifuoco. Mio padre diceva sempre: “Quando fa buio ai semafori rossi non ci si deve fermare”. Ma non aveva l’aria proterva di quelli che irridono i divieti. Era preoccupato, anche perche era daltonico e il rosso lo leggeva come verde».

    Daniela e Paolo Sorrentino Daniela e Paolo Sorrentino

     

    Di cosa parlavate tra voi?

    «A casa non c’erano molti libri. Papa comprava con notevole fideismo i vincitori del premio Strega e negli ultimi anni si era appassionato alle teorie di Cesare Musatti. Sulle letture comuni stava sbocciando una complicita. Come nacque, purtroppo, termino».

     

    I suoi genitori scomparvero all’inizio di aprile del 1987. Per una fuga di gas notturna nella loro casa di montagna.

    «Avevo sedici anni e fu una tragedia indescrivibile. Le parole che conosco non sono adatte. Mi perdonera se glisso. Servirebbero le immagini, la disinibizione e il coraggio. Servirebbe un film. La spavalderia di cui parlavo prima finora ha incontrato un limite in merito a questi eventi cosi personali. Ma non e detto che, nei prossimi anni, non vinca il pudore e racconti di questo. Anche se sono trascorsi tanti anni, ci vuole tempo per ponderare, vincere le resistenze».

     

    Quanto peso quel dramma di fronte alla normalita dei suoi coetanei?

    «Troppo. La mia giovinezza e terminata quel giorno. A 16 anni. Per questo poi ho fatto un film sulla giovinezza con protagonisti due uomini ottantenni. Volevo, almeno nella finzione, cambiare radicalmente il corso degli eventi. Non esiste un tempo giusto per perdere i genitori, ma perderli in adolescenza e un problema molto serio. A 16 anni hai bisogno di appoggio, di conforto, di sicurezze».

     

    SORRENTINO SORRENTINO

    Quanto ha condizionato la sua vita quell’evento?

    «Non sono stato piu quel che ero. E quello che sono diventato quel giorno, a 16 anni, e quel che sono stato fino a poco tempo fa. Mia moglie e i miei figli mi hanno salvato pian pianino, con cura, pazienza e un’abnegazione da santi. Perche, oltre alla prevedibile sindrome dell’abbandono, sono diventato abbastanza irascibile, disincantato, faticoso, incline al pianto e sempre alla ricerca di un ossessivo controllo delle cose. Ecco, forse ho fatto il regista, perche ho una discreta attitudine a controllare le cose. E in un film bisogna controllarne tante».

     

    Li sogna mai i suoi?

    Paolo Sorrentino grande bellezza Paolo Sorrentino grande bellezza

    «Si, spessissimo. Per anni ho fatto un sogno ricorrente. Non erano morti, ma stavano in ospedale. E io per distrazione o per pigrizia non andavo mai a trovarli. Dicevo: “Si vabbe, poi vado”. E non andavo».

     

    Qual e il primo ricordo della sua vita?

    «Una madeleine che gli altri vorrebbero negarmi. Ho poco piu di un anno e sono seduto in mezzo ai piccioni in Piazza San Marco. Tutti mi dicono: “non puoi ricordartelo”.  Seguono la logica, ma a me la logica non piace molto».

     

    Gli altri sono stati generosi con lei?

    «Alcune persone molto. Nicola Giuliano, il mio storico produttore, e stato molto comprensivo. Avrebbe potuto dire “calmati” e invece si e sempre sintonizzato sulle mie esigenze anche quando ho sfiorato l’insopportabilita. E capitava».

     

    IGNAZIO MARINO TWITTA FOTO CON PAOLO SORRENTINO IGNAZIO MARINO TWITTA FOTO CON PAOLO SORRENTINO

    E lei si sente un generoso?

    «Sono generoso rispetto ai soldi e penso di essere capace di alcuni slanci, ma spesso mi frega la pigrizia. Non telefono quasi mai, non dico “andiamo a pranzo”, non sono molto bravo nel ruolo di animale sociale: mi imbarazza. Ci riesco con pochissime persone».

     

    Che rapporto ha con il rancore? Con le persone che la deludono?

    «Ma gli altri sono sempre deludenti. E il loro bello. Si e fondata la migliore letteratura su questo assioma, o almeno quella che piace a me. Sono rancoroso la notte, poi, il matti- no seguente, mi piace cercare lo scontro se ha come obiettivo la riappacificazione, oppure, quando non ne vale la pena, mi distraggo e mi disinteresso di chi mi ha fatto un torto».

    paolo sorrentino al reading di francesco piccolo paolo sorrentino al reading di francesco piccolo

     

    Negli anni quanto e cambiata la sua curiosita?

    «Si e un po’ indebolita. A volte, quando non scrivo, sono aggredito da un’apatia assoluta e penso sia scomparsa per sempre. Poi ricomincio e mi rendo conto che invece, magari inconsciamente, mi sto ricaricando. Quando sei giovane sai meno cose e sei piu curioso, da adulto l’orizzonte diventa piu prevedibile perche la maggior parte di cio che sperimenti lo hai gia vissuto. C’e stato un tempo in cui desideravo andare a una festa oppure a cena a casa di qualcuno, adesso molto meno. Poi esistono confini che ho smesso di superare».

     

    Quali?

    «Ospite da qualcuno a dormire non vado piu. Mi sentirei a disagio. Se escludo la famiglia, con cui mi trovo veramente bene e riesco a stare anche decine e decine ore di seguito senza tedio, apprezzo sempre di piu la solitudine. In verita l’ho sempre apprezzata. “L’inferno sono gli altri”, diceva Sartre. E un po’ esagerata come affermazione, ma contiene una qualche verita».

     

    Con sua moglie Daniela ha un rapporto ventennale.

    «Ventennale e dialettico. Parliamo molto. Possiamo non essere d’accordo sulle sciocchezze, ma sulle cose importanti e improbabile che si diverga. Siamo molto simili: pigri, casalinghi, disincantati, sentimentali».

     

    paolo sorrentino, roberta armani e daniela sorrentino paolo sorrentino, roberta armani e daniela sorrentino

    I buoni dormono meglio, ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di piu, sostiene Woody Allen. E vero che ha una predilezione per i cattivi?

    «Non direi. Mi piacciono - e molto - anche i buoni. Ne La grande bellezza ho messo una santa, in The young Pope una giovanissima beata e in This must be the place, Sean Penn interpreta un Candide che rivaleggia in purezza con quello volteriano. Amo la contraddizione e i personaggi in cui la bonta e la cattiveria si fondono in un’unica identita. Mi piacciono gli estremi. Sono attratto dalle figure che sono distantissime da me. Le idealizzo, nel bene e nel male».

     

    Si e chiesto il perche le piacciono gli estremi?

    paola ferrari paolo sorrentino paola ferrari paolo sorrentino

    «Perche non sono medi: io ho una grandissima propensione alle medieta e in fondo cullo da sempre il piccolo borghese che e in me. Quindi quando vedo quei personaggi che fanno affari, vanno in carcere, poi escono e delinquono di nuovo, li guardo con stupore infinito. Ma come fanno? “Ma veramente riuscite a vivere cosi?” mi domando, “Ma come potete?”. Mi affascinano perche anche sforzandomi fatico a credere che esistano persone simili. Per me sono alla stregua di extraterrestri».

     

    Chi altro la affascina?

    «Mi fanno impazzire quelli che mollano tutto e cambiano vita per andare a vivere scalzi su una spiaggia in Brasile o a Ibiza. A Tulum, in Messico, dove sono stato l’anno scorso per qualche giorno, ce ne sono tantissimi. Appena ho avuto l’occasione li ho tempestati di domande, resistere mi era impossibile».

     

    Se non avesse fatto cinema cosa avrebbe fatto?

    tony servillo e paolo sorrentino tony servillo e paolo sorrentino

    «A dire il vero fui chiamato in banca perche aprirono ai figli degli ex dipendenti. Mi arrivo la lettera di assunzione e la nascosi senza dire niente a nessuno. Se l’avessi resa pubblica in casa, forse avrei fatto il bancario».

     

    La sua vita e cambiata dopo l’Oscar? E mutato lo sguardo degli altri su di lei?

    «Un po’ si. Ho letto un dialogo tra Hazanavicius e Tanovic, due premi Oscar la cui summa era: “Per i prossimi 7 anni meta del pubblico si aspettera che tu ricalchi lo stesso successo del precedente e quindi rimarra delusa perche non accadra e l’altra meta sperera che tu non abbia mai piu il successo di prima e quindi ti odiera comunque”.  E nelle cose. Di me e di quel film si e parlato tanto, anche troppo.

     

    Alla lunga come suggeriva Flaiano puo capitare che qualcuno ne abbia le tasche piene. I rapporti con alcune persone poi sono cambiati perche c’era qualcuno che pensava mi reputassi in qualche modo superiore per il solo fatto di aver vinto l’Oscar, ma va bene cosi, non cadro nella trappola in cui cadono molti quando prendono a lamentarsi del successo. Come se fosse una croce. Non lo e. Il successo e divertentissimo. Sono noiosi quelli che sono scettici verso il successo altrui. Sono, soprattutto, sospetti. E poi e una malattia antica. “La porca rogna della denigrazione all’italiana”, diceva Gadda. E nessuno di noi ne e immune».

    paolo sorrentino 067 paolo sorrentino 067

     

    Le dispiace?

    «Non me ne importa niente. M’interessa solo che quelli a cui voglio bene siano felici. Tra questi, ci sono anch’io».

     

    Ha preferenze tra i suoi film?

    «Il divo e La grande bellezza hanno qualcosa in piu perche sul set c’era un’atmosfera lieta. Grande fiducia in quel che facevamo. Forte energia sotterranea. Il film e veramente un lavoro collettivo. Basta un elettricista con cui lavori da sempre, che magari ha accettato in precedenza un altro lavoro e deve rinunciare al tuo, per rovinare il clima complessivo. Per questo adesso sarebbe pericoloso fare dei film con le mascherine, ci sarebbero fonti di preoccupazione e mancanza di armonia».

     

    Dicono che lei sul set sia severo.

    «I miei collaboratori piu antichi dicono di piu, dicono che a volte sono cattivo. D’altronde, come diceva Buster Keaton: “Perche essere difficili, quando con un piccolo sforzo si puo essere impossibili?” Scherzi a parte, in passato ero piu insicuro e quindi anche piu severo. Se faccio un lavoro pero lo affronto molto, molto seriamente. Sono esigente, ma lo sono anche con me stesso. Se mi impegno so essere instancabile e se vedo che gli altri non danno tutto mi irrito e magari divento ingiusto. E possibile. Pero non si faccia un’idea sbagliata: alle volte sul set ridiamo molto e capita anche che ci sia un clima di grande leggerezza».

     

    PAOLO SORRENTINO PAOLO SORRENTINO

    Qual e il suo piu grande difetto?

    «Sono irascibile. Ho una tendenza all’ira sia nel lavoro che nella vita. A volte ho proprio degli attacchi d’ira che sono quasi certo che derivino dai miei traumi giovanili. E nata li, l’ira. All’indomani di quella faccenda. Di quel lutto. Ha a che fare con il non essere centrati. Con un’alterazione incontrollabile».

     

    «La vanita intelligente non esiste» dice Celine. «E un istinto. Non c’e uomo che non sia prima di tutto vanitoso».

    «Come al solito Celine ha compreso ogni cosa e sa essere fulminante. Non esiste in letteratura un essere umano che abbia capito di piu sui suoi simili. Sono totalmente d’accordo: la vanita muove il mondo, la politica, le decisioni che contano, le grandi trame della geopolitica. I vanitosi sono animati da una voglia di fare indomabile. Essa e cieca e fa commettere errori giganteschi».

     

    A che cosa non rinuncerebbe ora che i 50 anni sono dietro la prossima curva?

    pedro almodovar paolo sorrentino will smith jessica chastain fan bingbing pedro almodovar paolo sorrentino will smith jessica chastain fan bingbing

    «A parte famiglia e salute? Al mistero di questo lavoro. E un po’ e a rischio, molte cose complottano per fartelo perdere. La frenesia che divora tutto non aiuta, ma a contare piu di tutto e la motivazione. Deve essere viva, altrimenti non ne vale la pena».

     

    Ha mai rischiato di smarrirla?

    «Sia con Youth che con Loro il pericolo l’ho corso. Non ero motivato come con i miei primi film: non avevo il sacro fuoco, ma penso che sia normale, fa parte delle cose che mutano col tempo. Mi appassionavano gli argomenti e le cose che avevo scritto con Contarello, pero in una accezione un po’ congelata. Domani mi piacerebbe provare a cambiare strada, magari a fare un film piu piccolo.

     

    PAOLO SORRENTINO PAOLO SORRENTINO

    Pero mi resta il dubbio: non so neanche se sono in grado di immaginarlo piu un piccolo film o se l’abbia mai fatto veramente. Con L’uomo in piu, il mio esordio, ci tarammo subito sull’ambizione massima. I night club, gli anni 80, i lunghi piani sequenza, le storie parallele, la malinconia, la decadenza e la morte, nonostante il fatto che non avessimo molti soldi a disposizione. Ed e anche vero che realizzare il gigantismo, metterlo in scena, ti da una carica mostruosa, una scossa enorme».

     

    Un desiderio per domani?

    «Un desiderio vero? Dedicarmi molto al giardinaggio, comincia a piacermi proprio tanto. E poi che il Napoli vinca finalmente lo scudetto. Non m’interessano le coppe, m’interessa lo scudetto. Per il resto, non ho particolari ambizioni, vorrei abbeverarmi a qualche sogno da pensionato: svernare in un posto in cui faccia caldo, scrivere di piu e girare di meno. Riposarmi perche il set e faticoso, comporta enormi responsabilita e in fondo non l’ho mai idealizzato cosi tanto. Arrivi con i nervi a fior di pelle e hai sempre paura di non farcela. Poi ce la fai e la sfanghi, ma non voglio che sia la mia priorita per tutta la vita» .

     

    paolo sorrentino e raffaele cantone paolo sorrentino e raffaele cantone

    Qual e il suo vero sogno?

    «Dopo tanti anni trascorsi a convivere con il se, uno puo avere il sogno di “uscire da se”. Lo dico dal punto di vista del lavoro. Mi piacerebbe fare film che non sembrano miei. Anni fa, con Virzi, Luchetti, Archibugi e Contarello, il piu grande affabulatore che conosca, vagheggiammo di realizzare l’alternativa comica al film natalizio. Quel film a episodi volevamo chiamarlo il Cinecocomero e organizzammo piu di una riunione. Volevamo tutti “uscire da noi”,  fare cose che non avevamo mai fatto.

     

    Ma presto ci rendemmo conto che quele cose non le avremmo realizzate mai perche non eravamo in grado di farle, e allora terminammo con una grande cena in un famoso ristorante, bevemmo tantissimo, e Contarello, che e un personaggio letterario e si esalta soprattutto nella sconfitta, fece le cose in grande. All’uscita del ristorante ci fece trovare una limousine. Ci montammo su tutti canterini e andammo sull’Aventino, a vedere lo spettacolo di San Pietro visto dal buco della serratura dei Cavalieri di Malta. Non c’era uno di noi che non l’avesse gia fatto altre mille volte. Ma fingemmo fosse un inedito, perche eravamo felici. Non era possibile uscire da se, ma non fa niente, perche fingere e bellissimo».

     

    il set di loro di paolo sorrentino foto enzo russo 6 il set di loro di paolo sorrentino foto enzo russo 6

    Conosco Paolo Sorrentino e sua moglie Daniela da piu di dieci anni. Ci vogliamo -credo- molto bene. Non gli avevo mai chiesto nulla dei suoi genitori, ne da giornalista, ne da amico. Spero possa perdonarmi. E la persona piu laica che conosca.

     

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