Estratto dell’articolo di Sami Al-Ajrami per “la Repubblica”
valico di Rafah - gaza egitto
Centinaia di famiglie aspettavano ieri al valico di Rafah per fuggire in Egitto quando un bombardamento israeliano ha colpito le zone circostanti e il passaggio è stato chiuso. C’è stato solo il tempo di far entrare un carico di aiuti umanitari dal Paese vicino. Praticamente nessuno da Gaza è riuscito a fuggire. È l’esodo impossibile.
Non c’è nessuno qui in queste ore che non stia affrontando il dilemma di andarsene. La maggior parte dei cittadini vorrebbero lasciare la zona. Un’altra giornata di bombardamenti che hanno sventrato la città non ha fatto che rafforzare questo desiderio. Ma la realtà è che non c’è alcun posto dove andare.
valico di Rafah - gaza egitto
[…] Quello che viene chiamato “il coordinamento” è un procedimento tra Gaza e l’Egitto, che di fatto ha sostituito il visto da quando Hamas ha preso il controllo dell’area nel 2007. Ci si può iscrivere al coordinamento solo per ragioni umanitarie. Possono passare solo quelli che hanno il passaporto di un altro Paese, uomini d’affari o studenti, o coloro che hanno malattie gravi e devono lasciare il territorio per cercare cure. Infine ci sono compagnie di viaggio che offrono questo servizio per tariffe molto alte.
[…]
Una delle maggiori compagnie di viaggi di Gaza offre il coordinamento per il valico di Rafah. Al telefono assicurano di assistere a un numero di richieste senza precedenti. E il fatto è che le famiglie più benestanti che popolano normalmente il centro della città sono ora sfollate e hanno solo due opzioni se vogliono rimanere: andare nelle scuole della Unrwa o cercare di affittare un appartamento in altre zone.
valico di Rafah - gaza egitto
Ma questa seconda opzione è già praticamente impossibile. Non ci sono appartamenti. La famiglia Jendeya che abitava nel quartiere di Shijaya sabato è stata sfollata e si è rifugiata nella scuola elementare di Tunis nel Sud di Gaza. A 14 membri della stessa famiglia è stata assegnata una classe. Le donne e i bambini stanno dentro. Gli uomini seduti nei corridoi o all’aperto. La loro razione è di 20 pezzi di pane al giorno.
Non hanno denaro per comprare nulla. Nemmeno la scuola, situata nel quartiere residenziale ed elegante di Tal-alhawa è sicura. Anche qui le persone vivono nella paura, dopo tre giorni di bombardamenti incessanti che ne hanno completamente devastato i contorni: università, negozi, uffici, e villette. È tutto un cumulo di macerie e rifiuti che nessuno verrà a raccogliere. Anche la famiglia Jendeya proverà oggi a mettersi in coda per entrare in Egitto al valico di Rafah.
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