Eleonora Biral per il ''Corriere del Veneto''
PROSTITUTE
Chi non aveva la possibilità di spendere molto si doveva accontentare di mezz' ora nel privè al «modico» prezzo di 150 euro. Per chi poteva spendere di più, invece, i servizi erano ben diversi. Con 500 euro la ragazza raggiungeva il cliente in albergo per un paio d' ore, per 1.500 trascorreva la notte insieme a lui a casa. Cifre da capogiro, che potevano essere pagate sia in contanti che con la carta di credito, visto che le donne portavano con sé il Pos per ogni prestazione al di fuori dei locali.
Cifre che, a giudicare dal giro d' affari ricostruito dalla polizia, in molti erano disposti a spendere.
La squadra mobile di Venezia ha scoperto un giro d' affari legato alla prostituzione e arrestato le cinque persone che lo gestivano eseguendo altrettante ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip David Calabria. In carcere sono finiti Matteo e Federico Vendramello, fratelli di 40 e 44 anni, entrambi di Jesolo, titolari dei due night club dai quali è partita l' inchiesta e nei quali le prostitute lavoravano.
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Si tratta dell' Arabesque di San Donà e del Game Over di Quarto d' Altino, che sono stati temporaneamente chiusi dopo il blitz di ieri mattina.
Altre tre persone sono finite, invece, agli arresti domiciliari: Michaela Hobila, 35enne di origine romena, di Jesolo, Lorenzo Borga, 70enne di San Donà e Ugo Bozza, 66 anni di Portogruaro, che davano una mano nell' organizzazione.
Alcuni di loro, come Matteo Vendramello e Borga, dieci anni fa erano già finiti al centro di un' altra inchiesta sulla prostituzione che portò a diversi arresti.
«L' indagine è partita in seguito a un esposto anonimo pochi mesi fa - spiega Giorgio Di Munno, dirigente della squadra mobile - Abbiamo fatto dei servizi di osservazione nei locali e verifiche tecniche, anche attraverso intercettazioni e abbiamo capito che il vero "core business" dei due night club era la prostituzione». Una cinquantina le ragazze, tutte dell' Europa dell' Est, che si alternavano tra un night e l' altro e che cambiavano ogni due o tre mesi. Stando all' inchiesta, coordinata dal pm Federica Baccaglini, i clienti, una volta entrati nel club si rivolgevano ai gestori, concordavano la prestazione e sceglievano la ragazza.
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Bionda, mora, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, a seconda di ciò che desideravano. A volte, nel caso in cui preferissero ricevere la donna a casa per una notte insieme, concordavano l' appuntamento al telefono. E in questo caso, considerando che il prezzo era molto alto e arrivava fino a 1.500 euro, la prostituta portava con sé il Pos per consentire al cliente di pagare (ovviamente in anticipo) con bancomat o carta di credito.
Le ragazze, poi, restituivano tra il 50 e il 70 per cento del guadagno a prestazione ai gestori dei locali, che per questo sono accusati oltre che di favoreggiamento anche di sfruttamento della prostituzione. Le donne - come hanno accertato gli agenti della squadra mobile - erano assunte con regolari contratti come collaboratrici nei night. Ad esempio, come ballerine o bariste. Attività che a volte svolgevano, altre no. Questo serviva ai gestori per mascherare il vero business dei club, che probabilmente non sarebbero sopravvissuti senza il giro di prostituzione. Anche i pagamenti attraverso i Pos figuravano come vendita di alcolici, bottiglie costose e altri servizi.
Il flusso di clienti, provenienti anche dal vicino Friuli, era notevole. I club erano aperti tutte le sere e dalle intercettazioni è emerso che gli affari andavano bene, grazie anche al fatto che di recente erano già stati chiusi altri night al confine con la Slovenia.
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Per le ragazze non ci sarà alcuna conseguenza dal punto di vista penale. Ieri mattina durante le perquisizioni all' interno dei locali sono stati trovati anche moltissimi profilattici e altro materiale usato per le prestazioni.
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