Sara Bennewitz per “la Repubblica - Affari & Finanza”
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Il Milan, se il negoziato con Elliott andrà a buon fine (superando la concorrenza di Red Bird, il fondo Usa che è sceso in campo per rilevare la proprietà della società rossonera), sarà solo l'ultimo di una serie di investimenti che Investcorp ha fatto in Italia.
Il fondo, antesignano nel private equity, ha appena celebrato i suoi primi 40 anni di storia con una lunga fila di investimenti industriali in aziende tecnologiche, nell'immobiliare, nei crediti, e nei fondi hedge.
Investcorp nasce nel 1982 da un'iniziativa di alcune famiglie del Bahrain, del Kuwait, del Qatar e del banchiere iracheno Nemir Amir Kirdar, che porta a termine importanti operazioni di successo, tanto che il fondo Mubadala di Abu Dhabi - uno dei più grandi al mondo - investe in Investcorp rilevando il 20% del capitale.
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Ma il fondo diventa ancora più grande nel 2015, quando l'attuale presidente Mohammed Mahfoodh Al Ardhi assume le redini e in pochi anni riesce a quadruplicare la raccolta, che oggi ammonta a 40,4 miliardi di dollari, 2 dei quali sono attualmente investiti in Italia.
Al Ardhi è cresciuto all'accademia militare, è stato il più giovane pilota dell'Oman ad assumere la guida dell'Air Force del Paese ed è uno dei pochi piloti al mondo capace di pilotare due tipi di jet diversi.
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Oltre a raccogliere capitali il manager, che da sempre volando ad altissima quota sa come gestire il rischio, ha lavorato in Investcorp per ampliare la squadra, aprire nuovi sedi e dargli una caratura sempre più internazionale.
Fatto sta che oggi il quartier generale di Investcorp è basato a New York, ma consta di 460 persone provenienti da 46 Paesi diversi, dislocate in tutto il mondo e impegnate nello sviluppo e nella gestione delle varie attività.
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Il gruppo, che ormai raccoglie capitali nei cinque continenti e ha un occhio di riguardo per gli Stati Uniti (dove ha impegnato oltre due terzi delle sue risorse) ha esordito nel Belpaese nel 1984, rilevando e rilanciando con successo i motoscafi delle officine Riva (che oggi fanno parte del gruppo Ferretti, quotato a Hong Kong e controllato da un gruppo cinese).
Due anni prima negli Usa Investcorp diventava il proprietario delle gioiellerie Tiffany, battendo, con un assegno da 135 milioni di dollari, l'offerta di Donald Trump. Pare che Avon, all'atto di vendere lo storico gioielliere, abbia scelto il fondo arabo al posto al magnate Usa perché Investcorp voleva fare di Tiffany un marchio globale, mentre Trump era interessato soprattutto all'edificio sulla Quinta strada, vicino alla Trump Tower.
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«Noi vogliamo portare Tiffany in tutto il mondo - avrebbe detto Nemir Amir Kirdard per convincere Avon - Trump la vuole solo portarlo fuori dal suo building».
Il successo in Italia è arrivato alla fine degli anni 80 con Gucci, dove Investcorp ha investito inizialmente al fianco di Maurizio Gucci, liquidando la famiglia in un momento successivo per 270 miliardi delle vecchie lire.
L'obiettivo di Investcorp era quello di riportare il marchio fiorentino ai fasti del passato, dopo che l'allure della griffe si era appannato con licenze a basso valore aggiunto che avevano svilito il marchio.
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Con Gucci pare che Investcorp abbia decuplicato l'investimento iniziale prima di cedere l'azienda, nel 1999, alla famiglia Pinault (oggi è la spina dorsale di Kering).
Lo scorso ottobre la divisione immobiliare di Investcorp per 70 milioni ha comprato il palazzo di via Mecenate 91 a Milano, dove c'è la sede di Gucci. Chi conosce i manager di Investcorp da vicino è pronto a scommettere che l'operazione Milan - che per valore e caratteristiche esula dalle tipiche attività fatte in passato da Investcorp - abbia un importante sviluppo immobiliare: quello legato al nuovo stadio da costruire nell'area del vecchio San Siro o, in alternativa, nell'area ex Falck di Sesto San Giovanni.
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Senza contare che Investcorp ha sempre avuto un know how di successo nei settori del lusso e nel lifestyle, tanto che tra gli altri investimenti nel Belpaese controlla anche Vivaticket, la società che ha gestito la vendita dei biglietti dell'Expo di Dubai, ma che commercializza anche gli ingressi di tanti eventi sportivi.
Allo sport, questa volta al motociclismo, Investcorp si è avvicinato anche con Dainese, un altro club deal fatto insieme ad alcuni investitori e all'omonima famiglia. Dopo aver rilevato il marchio nel 2015 per 130 milioni, il fondo l'ha ceduto a Carlyle lo scorso marzo, per una valutazione complessiva di 630 milioni.
CORNELIANI
Non tutte le ciambelle però riescono col buco, e lo stesso vale per gli investimenti. Nel 2016 Investcorp ha rilevato il 50% di Corneliani, investendo 40 milioni subito e un'altra decina in una fase successiva per arrivare all'87% del capitale.
Allora l'azienda di abbigliamento maschile di altagamma fatturava 130 milioni e aveva cassa, ma un anno fa è finita in concordato preventivo con le banche e i fornitori (con una settantina di milioni di debito), perché gli investimenti fatti dalla nuova gestione non hanno dato ritorno, e il debito e la pandemia hanno acuito la crisi.
E così Invitalia è intervenuta al fianco dell'azienda di Mantova, impegnando tra debiti e capitale una decina di milioni. Investcorp ne ha investiti altri 7, restando azionista di maggioranza del gruppo, pronta a rilanciare per la seconda volta Corneliani, questa volta insieme al socio pubblico.