Elvira Serra per “Sette – Corriere della Sera”
SONIA BRUGANELLI PAOLO BONOLIS
Ha scritto a mano anche questo?
«Sì, uso sempre la penna e il quadernetto».
Qualcuno dei suoi familiari lo ha già letto?
«No, nessuno. Mia moglie se l’è portato a Parigi in questi giorni, ha una rubrica di libri...».
«I libri di Sonia» (Bruganelli). La inviterà senz’altro.
«Vedremo se le fa piacere».
Non si butti giù.
«Ma che ne so. Da lei è passata l’ira di Dio, da Veronesi a Cotroneo alla Ciabatti. Mo’ arrivo io...».
Con Perché parlavo da solo c’è andato.
«Ma quello era un capolavoro».
Intervistare Paolo Bonolis è come camminare sulle uova. Anche se ti impegni, è inevitabile romperne qualcuna. Alla impeccabile gentilezza corrisponde una riservatezza di ferro. E quando le due caratteristiche entrano in conflitto gli spunta una lievissima balbuzie, appena percettibile, che lascia all’interlocutrice la sensazione di aver fatto l’ennesimo passo falso. Ci incontriamo a Roma, negli Studi Elios, per parlare del suo primo romanzo, Notte fonda, ora in libreria a tre anni dall’autobiografia scritta sempre per Rizzoli.
paolo bonolis con la figlia silvia
Dal monologo è passato al dialogo. Che si svolge tra marito e moglie nell’arco di una notte di primavera del 2023. Dice che assomiglia più a una pièce teatrale. Ed è vero. Dice che non c’è alcun riferimento familiare. E forse è meno vero. Almeno nelle sfumature, nelle scarpe di lei con il tacco che a lui piacciono, nella sottile elettricità che unisce la coppia, nell’esclamazione sconsolata: «Perché... perché... perché ama quella vipera» riferito alla consorte letteraria che nella scuola superiore forense primeggiava sull’interrogatorio e sul controinterrogatorio (dote preziosa se si soffre di gelosia retroattiva).
Davvero, Bonolis, niente di personale?
«No, zero. Ho scelto il dialogo tra moglie e marito perché scorre veloce. E in un mondo di Grandi Fratelli è come sbirciare nella vita intima del pensiero di una coppia e analizzare attraverso di loro le problematiche di tutti: il rapporto con la religione, con la gelosia, con la crescita dei figli in un’epoca iper digitalizzata così diversa dal nostro vissuto analogico».
paolo bonolis notte fonda
Tornano alcuni temi a lei cari. Come quella che potremmo chiamare «Legge Bonolis»: l’idea di dare lo smartphone solo a chi ha compiuto 16 anni.
«Sì, ne sono convinto. La realtà si è spostata dal tridimensionale al bidimensionale. L’errore è nell’abuso, nell’esistenza delegata non tanto alla tecnologia binaria del computer, ma al prêt-à-porter, al fatto di portartelo sempre appresso. Così si perdono la memoria, le relazioni interpersonali, la noia che porta all’industriosità e allo sviluppo della fantasia, alla scoperta e all’esercizio del proprio carattere».
Lei che cellulare ha?
«Un Nokia: se mi vuole telefonare può farlo, se mi vuole mandare un sms lo ricevo. Se dobbiamo fare altre cose preferisco farle guardandola in viso, insieme».
A che età ha comprato il telefonino ai suoi figli?
«Non sono stato io, ma Sonia, perché lei invece utilizza tantissimo lo smartphone. Ma mia moglie ha avuto anche una crescita e uno sviluppo analogico, è in grado di distinguere la farina dalla crusca e per merito suo e per impegno mio ai ragazzi è stato concesso in maniera abbastanza equilibrata. Adele, Davide e Silvia stessa lo utilizzano, ma non ne abusano».
paolo bonolis bim bum bam
È già andato a veder giocare Davide con la Primavera della Triestina?
«Ancora non ha debuttato perché ha avuto un leggero infortunio al ginocchio e sta recuperando».
Fa il papà-allenatore?
«Io sono molto rispettoso. Poi è chiaro che se mio figlio mi chiede “come sono andato?”, io gli dico quello che secondo me poteva fare e non ha fatto o che poteva fare meglio. Se a un organismo in crescita non dici dove sta sbagliando e dove può migliorare non lo aiuti».
In Notte fonda c’è la suggestione degli odori. Può dirmene uno per ogni membro della sua famiglia?
(Chiude gli occhi) «Silvia è borotalco. Davide è sudore. Adele ha l’odore della carta stampata, l’odore di un libro. Sonia è Chanel N°5».
paolo bonolis sonia bruganelli matrimonio 14 giugno 2002
Proviamo anche con i suoi primi due figli, nati dal matrimonio con Diane Zoeller?
«Martina profuma di casa, Stefano ha un odore esotico, mutevole. Così però divento Jean-Baptiste Grenouille! (il protagonista di Profumo di Süskind, ndr)».
Cosa vuol dire «imbesuirsi»? Lo scrive a pagina 168.
«Rendersi animale nel comportamento. È abbastanza desueto».
Si riconosce quel po’ di «pedanteria etimologica» di cui parla nel romanzo?
«Alcuni interlocutori riesco a sterminarli con la pedanteria. Però devo dire che con il passare degli anni tendo a tornare spesso su determinati temi, forse in maniera un po’ pedante, perché vedo crescere attorno a me valori che non condivido e vedo perderne altri che ho sperato non venissero mai perduti».
Per esempio?
paolo bonolis
«Io credo che la fluidità sia un valore eccessivo perché fa perdere sostanza alla parola data e ai rapporti ottenuti. Non è un valore sbagliato di per sé, ma è facile approfittarsene per esasperarlo. In un mondo solamente fluido manca la solidità e la solidità è ciò che ci dà certezze».
Uno dei temi del libro riguarda il rapporto con Dio e la Chiesa. A proposito di fede, fa un paragone acrobatico fra l’Immacolata Concezione e il gol di Paolo Rossi ai Mondiali dell’82.
«Io Paolo Rossi l’ho visto fare certe cose, l’Immacolata Concezione no, infatti in Chiesa si recita il Credo, non il So. Se tu non riesci a dare un senso alla tua esistenza hai bisogno della religione. Ma noto una certa discrepanza tra il presunto messaggio iniziale - lasciate tutto quello che avete, datelo ai poveri e seguitemi - e una religione che ha uno Stato, una banca, patrimoni immobiliari, guardie, esercito».
Una volta ha incontrato il Papa. Si è emozionato?
DAVIDE BONOLIS
«Non particolarmente. È un signore molto gentile, simpatico. Avevo molta curiosità. Ci aveva invitato in Vaticano, due anni fa circa. Abbiamo parlato di calcio, l’ho invitato a venire a guardare una partita insieme. È stata la grande gioia di Silvia, che voleva vederlo. Così me la sono portata con la sua assistente, ormai sorella, Denise. Lui è stato molto carino con lei».
Ha mai pregato?
«Io certo che prego. Ma non prego Dio, parlo con le persone che non ci sono più, mi rivolgo a loro salutandole ogni volta che vado a letto e ringraziandole per quello che mi hanno dato. La Chiesa, invece, è un’istituzione che si frappone tra chi ha bisogno di credere e la suddetta necessità. Dio non c’entra né come soluzione né come problema. Scusi, qui parlo per l’esperienza di mia figlia (un’ipossia durante un intervento in fasce ha compromesso parte delle capacità motorie e cerebrali di Silvia, che oggi ha quasi 20 anni, ndr). Comunque, sono piccole rabbie che uno conserva».
Pensavo che non fosse più arrabbiato per questo.
DAVIDE PAOLO BONOLIS A TRIESTE
«Se me lo chiede, le dico che non sono felice di questa cosa. Sono felicissimo di Silvia, felicissimo di come è sempre allegra, le voglio un bene dell’anima, mi diverte, è piena di energia. Però quello che è successo è successo, e come disse il Marchese del Grillo: potrò essere ancora un po’ incazzato per ‘sto fatto? Mi fa rabbia perché non ho armi per affrontarlo se non l’accettazione e l’amore. Però a me fa male. Tutto qua».
Viaggia ancora con il vecchio Invicta bianco e blu?
«Hai voglia! Una delle ultime volte 4-5 anni fa, a Ortisei con i ragazzi. Dovevamo fare la discesa del Seceda: il problema è che ho sbagliato montagna e abbiamo camminato per oltre 14 chilometri. Adele era piccola, Davide l’ha acchiappata al volo mentre stava per finire in un precipizio».
Un viaggio che le manca?
PAOLO BONOLIS
«Tanti. Nuova Caledonia, Nuova Zelanda, Terra del Fuoco... Mi pare che le nuove generazioni non conoscano la geografia, non si studia più ed è assurdo perché questo è il pianeta in cui viviamo».
Lei la geografia l’ha imparata sul campo.
«I miei genitori risparmiavano per portarmi da qualche parte, poi ho cominciato a viaggiare da solo: uno stimolo per scrutare le diversità umane, territoriali, comportamentali. Invece oggi facciamo molto edera, poco spora».
Qual è il primo regalo importante ai suoi genitori?
«La casa al mare a Fondi».
Chi è stato più felice quel giorno?
«Buona parte della mia felicità è un rimbalzo della felicità altrui. Se poi gli altri sono felici grazie a me sono doppiamente contento».
Ha già fatto il testamento biologico?
«Ancora no, ma se qualcuno può avere necessità di quello che a me non serve più, che lo prenda pure. Dopotutto lo sto facendo già in vita, con molte donazioni della mia libertà: quando ti dedichi a qualcosa, rinunci a qualcos’altro».
Di sé ha scritto che è romantico. Le dispiace che sua moglie abbia deciso di trasferirsi nell’appartamento accanto?
BONOLIS AMADEUS 9
«Non mi dispiace perché è quello che desidera e quando vuoi bene a una persona, imporle qualcosa che non desidera è una pura cattiveria. Non è certamente il mio percorso, ma essendo il suo corrisponde in piccola parte a quello che avevo detto prima: è una specie di testamento biologico in vita. Va bene, ci sta, anche perché poi stiamo parlando di una differenza di 40 metri».
Chiudiamo con il romanzo. Le piacerebbe vincere un premio?
BONOLIS INTER
«Non avrebbe senso. Sto leggendo La casa di marzapane, di Jennifer Egan. Ecco, ognuno faccia il proprio: c’è chi vince il Pulitzer e chi vince i Telegatti».
sonia bruganelli e davide bonolis 1 sonia bruganelli paolo bonolis paolo bonolis paolo bonolis bonolis paolo bonolis bonolis BONOLIS LAURENTI