Da leggo.it
drusilla foer amadeus
«Dovevo essere la figura più scandalosa del Festival, ma mi pare che io sia la 'donnina' più normale, forse solo un pò più alta...». Drusilla Foer, nella sala stampa del Casinò, ironizza così sulle attese polemiche della vigilia riguardo alla sua partecipazione a Sanremo 2022 e sulle performance che - da Achille Lauro a Lorena Cesarini fino a Checco Zalone - hanno contrassegnato le prime due serate all'Ariston.
DRUSILLA FOER
Natalia Aspesi per “il Venerdì di Repubblica”
DRUSILLA FOER
Peccato che la più grande attrice italiana sia un uomo!». Lo diceva Giorgio Strehler di Felice Musazzi, la pettegola Teresa della compagnia dei Legnanesi, attori dialettali usciti dagli oratori, tutti uomini anche nei ruoli di donne, come appunto la Teresa e la Mabilia di Tony Barlocco, diventati il massimo successo teatrale di gran divertimento dagli anni Cinquanta.
Più o meno la stessa cosa potremo dire quando Gianluca Gori, attore di mezza età, in arte Drusilla Foer, sarà la valletta promossa co-conduttrice della terza serata del prossimo Festival di Sanremo - così rappresentando il debito Rai alla famosa "inclusione", una delle tante ipocrisie di questi tempi luttuosi (e le altre delle altre serate? Colore, età, danni chirurgici, una qualsiasi?).
Tony Barlocco, Felice Musazzi e Luigi Cavalleri fondatori dei Legnanesi
A parte la nostalgia imperitura di noi centenari per la divina e mai eguagliata Nilla Pizzi, ma anche per le bellissime giovani donne con abiti, come direbbero gli esperti, "da sogno", da cui si intravedeva una farfallina vicino all'inguine, osiamo chiederci perché uno spettacolo rasserenante, e per alcuni persino divertente, debba essere considerato come un concorso per bidelli e quindi includere, includere, includere.
Colpo di genio di Amadeus che, chiamando l'elegante celebrità social alla laurea d'onore del Festival, ha evitato sommosse d'includenti, essendo il personaggio donna in scena ma uomo a casa sua, quindi incluso in sé stesso, quasi quasi una bandiera trans pur non essendo trans.
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Il giusto pressapochismo tipico di noi italiani. almeno un po' di buonumore Noi del gruppo "Non Incluse", sappiamo che almeno quella sera, se non censurata dai legionari della famiglia che abbondano in Rai, la signora Foer ci metterà se non altro di buonumore: e sul palcoscenico rutilante del Festival (questa volta Iva Zanicchi! Irama!) non è che capiti spesso.
La beneaugurante notizia ha come ovvio scatenato opposti deliri: il Pillon della Lega che vorrebbe come valletta al posto di Foer un buon papà, non specifica se uomo, e i giovani esperti di disforie che conducono la loro battaglia culturale affinché, se Drusilla pare donna e dice di sentirsi donna, è donna e non altro, anche se sotto la parrucca bianca si cela il Gori maschio che tiene ben segreta la sua vita da maschio.
dru blue 2016 phserenagallorini
E guai se qualche stupidello osa dire "travestito", beata ignoranza, perché oggi i filosofi del gender ritengono ingiuriosa la parola, anche se indica una delle professioni artistiche più antiche e gloriose della storia delle sacre rappresentazioni e del teatro. Ma per fortuna tra gli indignati abituali non c'è nessun collettivo di brave ragazze che critichi l'elegante vacuità di Foer, specchio dei tempi fragili.
Niente a che fare, per esempio, con l'intelligenza crudele di Franca Valeri che sapeva farci ridere di noi. Ma prova adesso, a parte il ricorso obbligatorio al bonus psicologo: siamo diventate così insicure e presuntuose che sfuggendo a noi stesse accettiamo Foer perché è un tipo di donna anni Ottanta, come la racconta un uomo che delle donne sa molto poco, come tutti gli uomini del resto.
PAOLO POLI
E penso a quel giovanotto elegante, alto e sottile, biondo e gentile, di bellezza angelica, che parlava di sé sempre al femminile, in anni in cui l'omosessualità era taciuta, ed era ai suoi spettacoli, come a quelli dei Legnanesi, che vedevi una platea di maschi un po' truccati, con sciarpe di chiffon, molti con accanto la loro signora perché così si viveva con meno angoscia.
Penso a Paolo Poli, che sapeva essere sul palcoscenico una donna bellissima, circondato da un piccolo stuolo di attori-ballerini molto maldestri e quindi irresistibili: e lui, la giovinezza sotto il fascismo omofobo, a raccontare di quando frequentava a Firenze «un cinema tenuto dai frati a Santa Maria Novella e in questo cinema ci si trovavano dei froci che portavano i pantaloni con la chiusura lampo dietro».
drusilla foer
E sul palcoscenico, più donna delle donne, delicata,inquieta, cattiva, con la sua alta e sottile figurina dentro costumi fastosi: Santa Rita da Cascia, Caterina de' Medici, La vispa Teresa della filastrocca, la Nemica di Niccodemi, Carolina Invernizio.
Nello spettacolo Sei brillanti giornaliste del Novecento rappresentò anche me e per la sola volta nella vita ebbi l'illusione di essere bella. tutti sul lettino Il bel libro dedicato al suo scenografo, Lele Luzzati, è anche un itinerario nell'immensa cultura letteraria, pittorica e popolare di Poli, un bagaglio che certo non pesa su Drusilla: Apuleio e Diderot, Guido Reni e Carrà, Pinocchio e Ai romani piaceva la biga.
«Volevo molto bene a Paolo Poli anche se i nostri incontri erano intermittenti» dice Simona Argentieri, psicoanalista che si occupa anche di identità di genere, bersaglio di colleghi e social che la sanno più lunga sulla confusione sessuale che tra i giovani si è talmente ingigantita da impegnare psicologi, poeti, psicoanalisti, cartomanti, chirurghi, sarti, truccatrici, siti web, parlamentari, giornalisti, e persino i non binari stessi, tanto, dicono, da non dar loro tempo per la pratica.
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«Lui non aveva alcun bisogno di modificare il suo corpo, faceva della femminilità un gioco restando se stesso, al di là della biologia».
Anche Foer pare trovarsi bene così, ma non i nuovi confusi di genere che scoprono sempre più disforie chiedendo di ribaltarle. Svillaneggiata dal popolo che è o pensa di non essere nel corpo che vorrebbe (altro che body shaming), la psicoanalista pensa che «queste persone dovrebbero essere aiutate ad affermare se stesse nella dimensione psichica, simbolica e relazionale, senza la coazione verso una concretezza corporea comunque impossibile». ragazze e ragazzi Sta girando a teatri pieni, malgrado Omicron, la compagnia Nina' s Drag Queen, che alterna Il giardino dei ciliegi di Cechov al Re Lear shakespeariano, 6 attori, 2 etero e 4 gay, tutti cross dressing, cominciando dal personaggio di Queen Lear.
drusilla foer
Dice Sax Nicosia, attore cresciuto alla scuola di Luca Ronconi, con esperienza nel teatro classico, adesso assistente del regista Livermore e appassionato drag queen con la compagnia invitata anche alla Biennale Teatro dove ha portato Le gattoparde:
«La drag queen, il travestito, sono solo un fatto, un gesto teatrale, che certo nasce dall'omosessualità, da un desiderio di femminilità, di mostrare quella parte di sé, per stare al mondo come uno si percepisce: però nel tempo breve di una interpretazione, in un solo luogo, il palcoscenico, con l'esagerazione di trucco e costumi. Io per esempio non so chi sono davvero e non voglio saperlo, mi sento una ragazzina ma anche profondamente maschio. E tutto resta nell'area del gioco, non ho mai pensato che il mio corpo fosse sbagliato».
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Oggi lo pensano soprattutto alcuni giovanissimi. Un film del 2018, il belga Girl, considerato un film per ragazzi, racconta di un bellissimo quindicenne che studia da ballerina classica e inizia il percorso di transizione che nel suo Paese è a carico dello Stato: quasi quasi ci convince, ma non troppo. l'epoca delle brasiliane Uno psicoanalista come Vittorio Lingiardi, per esempio, pensa che «quando anche prima dei diciotto anni, in casi adeguatamente diagnosticati, la condizione di incongruenza di genere produce una sofferenza psichica intollerabile, è giusto cominciare a sospendere lo sviluppo sessuale.
NINA DRAG QUEEN
Se dovessi occuparmene in quanto psicoanalista, per prima cosa ascolterei la storia, la sofferenza, i progetti, le paure, le esperienze, il lutto per ciò che si perde e l'investimento in ciò che si acquisisce. Ma non farei mancare la mia disponibilità a pensare che se la strada dovrà essere quella della transizione, quella strada andrà imboccata».
natalia aspesi
Avrò una memoria corrotta, ma quello che mi viene in mente a proposito di questa folla di giovani è che forse una volta, disinformati di tutto ciò che riguardava il sesso, davano la colpa della loro infelicità al brutto naso o alle caviglie grosse, adesso ce l'hanno con i dintorni del pube che non è come loro vorrebbero. E penso agli anni in cui le donne più belle reperibili sul mercato erano le trans brasiliane che facevano impazzire i maschi italiani, soprattutto perché non si erano liberate del loro ingombro maschile. Causarono anche scandali politici, ma di quelli ne abbiamo così tanti che ora non me li ricordo più.
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