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    “IO NON SONO SPECIALE” - MOURINHO A #CASASKYSPORT SCODELLA TUTTI I SEGRETI DELL’ANNO DEL TRIPLETE – A KIEV ERO MOLTO ARRABBIATO NELL’INTERVALLO (E SPACCO’ UN LETTINO NEGLI SPOGLIATOI). AVEVO VISTO GENTE TRISTE E IO ODIO LA GENTE TRISTE. FU QUELLO IL MOMENTO CHIAVE - ECCO PERCHÉ NON TORNAI A MILANO DOPO LA FINALE - LA BATTUTA SU ZANETTI: "ANCHE A 40 ANNI E SENZA PARRUCCHIERE QUESTO RAGAZZO HA SEMPRE I CAPELLI PERFETTI..." - VIDEO


     
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    MOURINHO A #CASASKYSPORT

    Da sport.sky.it

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    Ma tornando a Kiev...

    mourinho mourinho

    Sì, ero molto arrabbiato in quell'intervallo e feci i cambi tattici giusti, un cambio totale perché neanche il pareggio bastava. E la squadra nel secondo tempo fu fantastica. Fu il momento chiave, non eravamo mai stati così vicini a essere eliminati

     

     

    Milito grande protagonista di quella Champions a partire dal gol fondamentale a Kiev... Ci racconti quell'intervallo, quando eravate quasi fuori dalla Champions?

    Avevo visto gente triste e io odio gente triste quando c'è ancora tanto da giocare. Io ho pianto tante volte dopo le grandi vittorie, ma solo una volta dopo una sconfitta, perché questo non mi piace

     

     

    mourinho mourinho

    Un altro videomessaggio da Walter Samuel: "L'impresa storica che abbiamo fatto ci legherà per sempre e non ce l'avremmo fatta senza la sua guida. Mi auguro in futuro di poter bere insieme un bicchiere di vino..."

    Sempre bello rivedere i miei ragazzi. Oggi mi sento con voi ma mi sento come il rappresentante dei giocatori. Non mi vedo come "Speciale"sono solo un rappresentante dei giocatori

     

     

    MOURINHO GUARDIOLA MOURINHO GUARDIOLA

    Spazio ora ai messaggi della "famiglia": il primo è un videomessaggio di Zanetti. "Ti mando un forte abbraccio come quello che ci siamo dati dopo la finale. Ti voglio bene, Mister"

    Sapete perché rido? Perché anche a 40 anni e senza parrucchiere questo ragazzo ha sempre i capelli perfetti...

     

     

    Massimo Marianella, invece, ha una curiosità: c'è stato qualche brivido in quel percorso, eppure a Madrid la sensazione era che l'Inter non potesse perdere la finale. Anche tu la avevi?

    Sono d'accordo. Certo, a Kiev all'85° eravamo fuori dalla Champions, con il Chelsea fu difficilissima e a Barcellona con il rosso a Thiago tutti pensarono che eravamo fuori. Però a Madrid avevamo la sensazione che la coppa era nostra. Dio aveva deciso che era nostra... E quel senso di "famiglia interista", lo ripeto, è stato fondamentale. La gente si sentiva a casa, in quella Inter di Moratti. Io non sono nato interista, ma quando arrivi in quella Inter, con quei princìpi, ciò fa sentire il gruppo speciale, un gruppo cresciuto nelle difficoltà della stagione che non fu solo Champions League ma anche difficoltà: il pareggio a Firenze con cui la Roma ci sorpassò, gli infortuni, le squalifiche, ma abbiamo avuto sempre questa forza che è quella di un gruppo di amici

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