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    IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO ANCHE DA DONNA - STORIA DI ANDREA PERINETTI, IL PROFESSORE 61ENNE DI TORINO CHE HA DECISO DI CAMBIARE SESSO: "I RAGAZZI HANNO CAPITO, VOLEVO DARE UNA TESTIMONIANZA DI AUTENTICITÀ E LE REAZIONI SONO STATE DI AFFETTO. NON RINNEGO IL PASSATO, HO UN MATRIMONIO ALLE SPALLE E DUE FIGLI GRANDI. LE CURE ORMONALI AVEVANO ORMAI CAMBIATO IL MIO FISICO E NON AVEVA SENSO COPRIRLO. SUI SOCIAL SONO USCITI DEI POST..."


     
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    Federica Cravero per www.repubblica.it

     

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    "Avevo pensato di affrontare il cambiamento andando in un'altra scuola in cui avrei potuto presentarmi subito come donna e di andare in una città più grande dove nessuno avrebbe fatto pettegolezzi. Invece ho deciso di restare e di dare una testimonianza di autenticità ai miei studenti. E sono contentissima di averlo fatto".

     

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    Andrea Perinetti, 61 anni, insegna latino e greco al liceo Carlo Botta di Ivrea, cittadina del Torinese dove vive da sempre. Al Botta ha studiato da adolescente, per poi diventarne insegnante nel 1996.

     

    E qui, a inizio anno, ha deciso di fare coming out e di rivelare a studenti e colleghi il percorso di transizione intrapreso un paio d'anni fa, che da uomo la farà diventare donna anche di fronte alla legge. "Nel frattempo sui documenti sono ancora Andrea, che per mia fortuna è un nome ormai sdoganato anche al femminile", racconta la docente transgender.

     

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    Perché mostrarsi adesso come donna?

    "Volevo vivere in modo più completo la mia professionalità negli ultimi anni di lavoro. Non rinnego il passato, ho un matrimonio alle spalle e due figli grandi. Il passato fa parte della mia storia personale, ma io volevo essere pienamente me stessa e l'ho fatto quando ho dato via tutti i vestiti da uomo, che usavo solo a scuola. E poi le cure ormonali avevano ormai cambiato il mio fisico e non aveva senso coprirlo".

     

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    Quali sono state le reazioni?

    "Tutte straordinarie. La prima a saperlo, a luglio, è stata la dirigente scolastica: mi ha detto che mi avrebbe accolto in qualunque modo io avessi deciso di presentarmi ai ragazzi. Poi ci sono stati i colleghi: molti che avevano capito mi hanno chiesto perché ci ho messo tanto ad aprirmi.

     

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    E poi lo hanno saputo gli studenti e le loro famiglie. Non mi aspettavo così tanti messaggi, anche di genitori ed ex allievi: quasi tutti hanno detto che ho avuto forza e coraggio, ma è stata piuttosto una mia necessità di vita. Tutti abbiamo diritto ad essere felici e volevo essere una testimonianza".

     

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    Nessuna critica?

    "Sono usciti dei post, pochi, e un trafiletto con espressioni transfobiche e sono stati i ragazzi ad arrabbiarsi, a me è scivolato via".

     

    Qualcuno le ha rivelato di vivere situazioni simili alla sua?

    "Una ragazza mi ha detto di essere lesbica ma di non riuscire a dirlo ai suoi. E un'ex allieva sta vivendo una situazione complicata. Credo che la mia presenza a scuola sia utile anche per prevenire casi di bullismo perché si prende di mira ciò che non si conosce".

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    Da professore a professoressa è cambiato qualcosa?

    "Niente. Le nuove generazioni sono molto più aperte. Proprio pensando ai ragazzi, che in questa fase della vita sono alla ricerca della loro identità, ho deciso che dovevo essere autentica. Che io sia la stessa insegnante di prima lo hanno capito subito, spiego nello stesso modo ma mi dicono che adesso nei miei occhi c'è una luce diversa e più bella".

     

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