Paolo Russo per "la Stampa"
Giuseppe Ippolito
Una immunità che potrebbe durare due anni e reazioni avverse rarissime dopo due milioni di vaccinati nel mondo. Il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani e autorevole esponente del Cts, promuove i nuovi vaccini anti-Covid, ma mette in guardia: «La variante sudafricana potrebbe ridurne l'efficacia».
Dopo il via libera al vaccino Moderna, che previsioni si fanno per gli altri vaccini?
«Gli studi clinici sono ancora in corso, ma con il meccanismo della rolling review le agenzie regolatorie ricevono i dati dei trial man mano che vengono prodotti, in modo da velocizzare al massimo le procedure. Sono certo che data anche l'emergenza in corso non ci saranno ritardi».
GIUSEPPE IPPOLITO
Gli inglesi per fermare la seconda ondata hanno scelto di immunizzare più persone possibili rinviando di 12 settimane la seconda dose. Potremmo adottare anche noi la stessa strategia?
«La strategia migliore per proteggere le persone dal contagio nel breve termine è quella di adottare le rigorose misure di mitigazione e contenimento che ben conosciamo: evitare gli assembramenti, usare le mascherine, mantenere l'igiene delle mani. I vaccini sono stati approvati dalle agenzie regolatorie sulla base di indicazioni precise sulle dosi e sui tempi di somministrazione definite a seguito dei trial clinici: se usati in questo modo sappiamo che funzionano, se usati con altri dosaggi o altri tempi di somministrazione non sappiamo che efficacia abbiano».
vaccino
Da quel che sappiamo i vaccini a disposizione immunizzano solo dalla malattia o anche dal contagio?
«Al momento siamo sicuri che i vaccini proteggono efficacemente dalla malattia, soprattutto in forma grave, e non è poco: questo è anche il motivo per il quale è prioritaria la vaccinazione delle persone più esposte alle forme gravi dell'infezione, come gli anziani e le persone con comorbilità, oltre ovviamente agli operatori sanitari. Se e quanto il vaccino protegga anche dall'infezione lo scopriremo monitorando i dati epidemiologici dei prossimi mesi e anni».
Quanto si presuppone possa durare l'immunità vaccinale?
«Oggi il Ceo di Moderna ha detto che il decadimento degli anticorpi generati dal vaccino nell'uomo è molto lento, e ha ipotizzato che la protezione possa durare anche due anni. Ci vorranno anche in questo caso studi di follow-up sui vaccinati per vedere l'andamento sia degli anticorpi neutralizzanti che dei linfociti B e T che mantengono la memoria immunitaria della proteina del coronavirus».
Giuseppe Ippolito e il ministro Speranza
Dalla Gran Bretagna qualche scienziato ha lanciato l'allarme sulla possibile inefficacia dei vaccini rispetto alla variante sudafricana. Lo ritiene possibile?
«È certamente possibile che questa o altre mutazioni possano rendere meno efficaci i vaccini, ma va detto che quelli contro il coronavirus, e penso soprattutto ai vaccini genetici come quelli a Rna o a vettore virale, sono facilmente adattabili a nuovi ceppi, un po' come avviene con il vaccino stagionale antinfluenzale, che contiene ogni anno i ceppi prevalenti.
domenico arcuri
Vorrei inoltre sottolineare che i vaccini autorizzati finora, così come quelli in fase di sviluppo, producono quella che viene chiamata risposta policlonale, generano cioè numerosi anticorpi che si insediano su diverse parti del virus. Le modifiche a uno qualsiasi di questi siti di destinazione aumentano il rischio che i vaccini possano essere meno efficaci, non che non funzionino affatto. Per capirlo occorrerà tanta ricerca».
Dopo 2 milioni di vaccini somministrati nel mondo, qual è il primo bilancio?
«Direi ottimo, dal momento che anche durante la sperimentazione dei vaccini vi sono stati tra i volontari rarissimi effetti avversi di rilievo oltre a quelli che ci si aspetta da una qualunque vaccinazione: rossore nel sito dell'iniezione, qualche linea di febbre, mal di testa, tutte reazioni che spariscono nel giro di qualche ora».
VACCINO PFIZER 1
Tra i malati cronici ce ne sono alcuni più esposti di altri alle conseguenze di un'infezione da Covid. Per ora non li stiamo vaccinando. Quando arriverà il loro turno?
«Attualmente abbiamo forniture contingentate. La scelta del piano vaccinale nazionale è stata quella di partire con gli operatori sanitari e i residenti nelle Rsa. A seguire arriveranno anziani, malati cronici e chi svolge servizi essenziali, come insegnanti e forze dell'ordine. In ogni caso verranno definiti criteri di priorità per chi è affetto da patologie o condizioni che possono comportare maggiori pericoli in caso di Covid o avere implicazioni sulla malattia di base. Di sicuro non lasceremo indietro chi è più esposto al rischio».