Paolo Tomaselli per il Corriere della Sera
MASOUD
Non si è scusato, perché a 33 anni e con 70 partite in Nazionale, non ha intenzione di «fare uno show». Ma Masoud Shojaei, centrocampista di qualità dell' Iran, è finito in una partita più grande di lui e non sa come uscirne. Il suo obiettivo è quello di essere il primo iraniano a giocare tre Mondiali di calcio, ma dopo aver contribuito alla qualificazione a Russia 2018, Masoud da agosto non viene più convocato dal c.t. Quieroz. E non certo per una scelta tecnica, nonostante la federazione sostenga che sia così: del resto se formalmente non fosse così l'Iran rischierebbe l' esclusione dal Mondiale, dato che la Fifa vieta qualsiasi tipo di ingerenza governativa.
Però gli indizi che il giocatore sia considerato un traditore a Teheran sono chiari. Masoud, assieme al compagno di Nazionale Hajisafi, ad agosto gioca per i greci del Panionios, impegnati nei preliminari di Europa League. L' ultimo ostacolo da superare è il Maccabi Tel Aviv ma nessun atleta iraniano sfida un israeliano da 38 anni, per non riconoscere l' esistenza dello Stato di Israele.
masoud
Per l' andata in trasferta Masoud e Hajisafi riescono a non farsi convocare, per il ritorno però non c' è «scampo»: l' allenatore e la squadra minacciano ritorsioni se i due si rifiuteranno di scendere in campo, dato che in palio c' è una qualificazione (che poi non arriverà) che vale 4-5 milioni di euro per il club. Rifiutarsi potrebbe portare a una squalifica di un anno da parte della Uefa: «Non potevo fare altrimenti» si è sfogato Masoud per la prima volta con El Pais , facendo un appello al portoghese Queiroz.
Nel frattempo il giocatore è passato all' Aek Atene e anche Hajisafi ha lasciato il Panionios: lui però ha chiesto scusa con un post su Instagram ed è stato reintegrato in Nazionale.
Per Masoud è tutto più difficile, perché gli oltranzisti gliel' hanno giurata. E non da ieri.
il presidente iraniano rohani si gode l iran ai mondiali
Nel 2009 indossò un braccialetto verde, in sostegno alle proteste antigovernative; nel 2016 parlò di «corruzione nel calcio iraniano» e nel giugno scorso, nella festa per la qualificazione, rispose al presidente Rouhani, che gli chiedeva cosa si potesse fare per migliorare il calcio in Iran: «Mia madre non è mai venuta a vedermi in tanti anni: siamo l' unico Paese in cui le donne non possono entrare allo stadio...».
Adesso non ci può entrare nemmeno lui.