1 - LA PARABOLA DI IRENE PIVETTI TRA FERRARI GT E PARADISI FISCALI
irene pivetti
Monica Serra per "la Stampa"
All'inizio fu la croce della Vandea, i tailleur accollatissimi, le gonne sotto il ginocchio e una presidenza della Camera rigorosa fino al limite del bigotto. Poi arrivò il periodo post punk, o meglio, quasi sadomaso: con completini in lattex e borchie sberluccicanti in televisione per sdoganare il sogno proibito degli italiani sulla ex castigatissima terza carica dello Stato appena 31enne.
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Ma, da un certo punto in poi, per Irene Pivetti, ex enfant prodige della politica italiana e del primo governo Berlusconi, cocca ripudiata del Senatur, la strada è stata una lunga discesa verso gli inferi delle procure: prima un'inchiesta sulle mascherine chirurgiche contraffatte di origine cinese, ora le accuse di frode fiscale e riciclaggio per una cifra di 8 milioni legata a una ex scuderia di Ferrari Gran Turismo che la brava Irene, secondo i pm, avrebbe svuotato per evitare di pagare le tasse.
una delle ferrari sequestrate a irene pivetti
«Sono stata colpita per il mio nome» s' è difesa lei. Le prime inchieste in cui il nome della Pivetti, «noto personaggio politico», come viene ancora definita nelle veline degli investigatori, emerse da indagata, riguardano varie partite di mascherine importate dalla Cina e rivendute, tra gli altri, alla Protezione Civile che, caso più unico che raro, sbagliò il pagamento, aggiungendo ben 11 milioni e 800 mila euro all'importo dovuto. Un "miracolo" di cui Irene Pivetti disse di non essersi accorta. Se ne accorse invece molto bene la Gdf che per questa storia sta ancora indagando.
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Contro di lei ora si aggiungono le accuse di sottrazione fraudolenta, frode fiscale e riciclaggio, nell'ambito di un'inchiesta che ha messo in luce la compravendita della scuderia Ferrari di un pilota di rally e un vorticoso giro di denaro tra Hong Kong, Cina, Macao, Svizzera, San Marino, Malta, Monaco, Gran Bretagna, Polonia e Spagna, che col suo gruppo Only avrebbe commesso.
Con l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, il pm Giovanni Tarzia ieri ha notificato all'ex leghista un nuovo sequestro preventivo d'urgenza di quasi 3 milioni e mezzo di euro, che si somma al milione e 200 mila già messo sotto sigilli dalla procura di Busto Arsizio per la storia delle mascherine cinesi. Con un provvedimento che è stato confermato fino in Cassazione.
una delle ferrari sequestrate a irene pivetti
L'inchiesta milanese appena terminata parte dalla compravendita, nel 2016, di tre Ferrari Gt acquistate dalla Isolani Racing Team Srl, società del pilota Leonardo Isolani, e dalla Red Racing, della moglie di Isolani, Manuela Mascoli (entrambi indagati), di fatto svuotate nonostante fossero fortemente indebitate con il fisco. L'operazione commerciale, notata dagli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, era stata pubblicizzata sul sito del gruppo Only Italia che «fa capo a Irene Pivetti» ed è costituito «da una serie di società di diritto italiano ed estero».
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Ma a fronte della complessa operazione - un giro di compravendite degli stessi beni, siglate una domenica d'aprile davanti al notaio di origini catanesi, Francesco Trapani (indagato) - ai finanzieri non risulta essere stato pagato un euro di imposte sul guadagno. Non solo. Dopo aver acquistato per un milione e 200 mila euro la scuderia e i beni in essa contenuti, la società di Pivetti nella stessa domenica li avrebbe poi ceduti a ben 10 milioni di euro a una società di Hong Kong, la More & More Investment, che sembrerebbe riconducibile al gruppo Dahoe, del magnate cinese Zhou Xi Jian. Almeno sulla carta.
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Perché, per l'accusa, quelle auto (solo una è stata sequestrata)sarebbero rimaste nelle mani di Isolani, che nel frattempo si è trasferito alla Canarie sottraendosi al fisco. Mentre, scrive il pm, «l'obiettivo perseguito da Irene Pivetti» è stato quello «di acquistare il solo logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona».
Soldi su cui poi, a sua volta, non avrebbe neanche pagato le tasse. Ad aiutare Pivetti a incassare i quasi 8 milioni di euro «su un conto estero a lei non riconducibile per occultarli» sarebbe stato il consulente Pier Domenico Peirone, cui ieri è stato sequestrato quasi mezzo milione di euro. Gli investigatori hanno seguito le tracce del vorticoso giro di denaro con rogatorie in mezzo mondo. Ora, assicura il suo avvocato Filippo Cocco, Irene Pivetti «è pronta a chiarire ogni aspetto della vicenda e a farsi interrogare dai pm».
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2 - FALSA VENDITA DI FERRARI, SEQUESTRO DA 3,5 MILIONI «PIVETTI FRODAVA IL FISCO»
Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
Per l'imprenditore cinese Zhou Xijian, disposto a sborsare 10 milioni di euro, l'unica cosa interessante era il marchio «Ferrari» di cui poteva fregiarsi, autorizzata da Maranello, la scuderia «Isolani racing team», forse per usarlo nelle gare di auto in Asia o chissà cos' altro. Per aver mediato il passaggio del logo incassando quasi 8 milioni di euro, l'ex presidente della Camera Irene Pivetti si è vista notificare un sequestro per 3,5 milioni di euro non pagati al fisco dopo l'affare e rischia concretamente di essere processata per frode fiscale e auto riciclaggio.
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«È pronta a chiarire ogni aspetto della vicenda e, una volta lette le carte, a farsi sentire dal pm», annuncia il suo legale, l'avvocato Filippo Cocco. Il nome della più giovane terza carica dello Stato nella storia italiana è il primo dei sette nei cui confronti il pm milanese Giovanni Tarzia ha chiuso, in vista della richiesta di processo, un'indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Milano.
Tutto parte dal forse troppo enfatico annuncio nella primavera 2016 della cessione della scuderia del pilota di auto Gt Leo (Leonardo) Isolani (indagato) al gruppo cinese «More & more investment» di Zhou Xijian. Fastosa serata in un palazzo patrizio di Roma e notizia sparata sul sito del Gruppo Only Italia, costellazione di società che fanno capo a Irene Pivetti la quale, da quando ha lasciato Montecitorio, preceduta dal prestigio della carica che ha lasciato, ha intessuto una rete di relazioni con l'Asia che l'hanno fatta finire anche in alcune indagini sull'importazione di mascherine durante la pandemia.
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Il 3 aprile 2016 è domenica, ma il notaio bresciano è in studio per il passaggio dalla «Isolani racing team» e dalla «Red Racing» della moglie del pilota a «Only Italia» di tre Ferrari da corsa (due 360 Modena e una 575 Maranello), un Tir-officina, ma soprattutto del logo «Isolani-Ferrari».
Costo: 1,2 milioni di euro. Paga Pivetti che immediatamente gira tutto a «More & More investment Group» di Hong Kong incassando 10 milioni, realizzando, quindi, 8,8 milioni di plusvalenza. Un bell'affare, non c'è che dire. Ma non per il fisco al quale la Isolani deve 5 milioni di euro e che così resta con un pugno di mosche in mano. Le indagini delle Fiamme Gialle concludono che si trattò di «compravendite simulate» perché i beni materiali sono andati in Asia solo sulla carta.
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La cosa curiosa, forse un'ingenuità, è infatti che in quei giorni i siti specializzati dicevano che Isolani voleva trasferire la sua attività, comprese le tre Ferrari (con tanto di foto) a Tenerife nelle Canarie. Gli investigatori scopriranno poi che la 575 è stata venduta a Montecarlo e una delle 360 Modena è stata ceduta in Francia, la seconda la trovano un mese fa nel Varesotto durante una perquisizione in un club di Ferraristi.
Un giro d'affari neanche troppo sofisticato in cui l'ex esponente leghista si sarebbe «adoperata per ricevere denaro su conti esteri» tra la Cina e la Polonia. È «ampiamente dimostrato» il «carattere fraudolento delle operazioni commerciali realizzate dalla Pivetti», scrive il pm, che ha evaso tasse per 3,5 milioni che devono essere sequestrati in via preventiva nei suoi conti (ulteriori 500 mila a un altro indagato) perché c'è la «concreta possibilità» che li sposti all'estero attraverso l'«opaco reticolato di società» del gruppo Only Italia.
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