Estratto dell’articolo di Francesca Mannocchi per "La Stampa"
manifestazioni per liberazioni ostaggi in israele
Hamas avrebbe rifiutato la proposta per un cessate il fuoco di due mesi in cambio del rilascio degli ostaggi, secondo una fonte egiziana che, a condizioni di anonimato, ha parlato ieri all'Associated Press.
Poche ore prima, parlando all'agenzia di stampa turca Anadolu, il portavoce di Hamas in Libano Walid Kilani, aveva però detto che Hamas «non ha ricevuto ufficialmente alcuna proposta di tregua da Israele», ricordando che per il gruppo, «la condizione principale per un accordo è un cessate il fuoco totale e completo, non temporaneo» e che, solo a questa condizione, ci sarebbero stati reali colloqui sugli ostaggi.
benjamin netanyahu
La proposta, resa nota due giorni fa dal sito statunitense Axios, sarebbe stata presentata con la mediazione del Qatar e dell'Egitto, e prevedeva la sospensione delle attività militari contro Hamas per un massimo di due mesi a fronte del rilascio graduale dei rapiti ancora nella Striscia di Gaza, prima i bambini, le donne, gli anziani e i malati e infine le soldatesse, gli uomini e i corpi degli ostaggi morti a Gaza. L'offerta, secondo il report di Axios, includeva il ritiro delle forze israeliane dai principali centri abitati della Striscia e il ritorno graduale dei palestinesi nel Nord. Da parte di Israele non una cessazione permanente dell'offensiva, né il rilascio di tutti i 6 mila prigionieri palestinesi detenuti, né il ritiro delle truppe da Gaza, che erano le condizioni poste da Hamas.
manifestazioni per liberazioni ostaggi in israele
Questi gli sviluppi delle ultime ore, dopo 107 giorni di guerra, e dopo giorni di intense proteste da parte delle famiglie degli ostaggi che, dai presidi - sia a Tel Aviv che a Gerusalemme - conducono una guerra parallela: fare pressione sul governo affinché trovi una soluzione per riportarli a casa, a qualunque costo.
[…] il movimento che chiede la liberazione dei rapiti e il ripristino dei negoziati è diventato l'istantanea delle spaccature della società israeliana e un'altra spina nel fianco della leadership di Netanyahu.
itamar ben gvir e bezalel smotrich 2
Lunedì sera i familiari degli ostaggi si sono riuniti a poche centinaia di metri dall'abitazione del primo ministro Netanyahu, hanno chiesto le sue dimissioni e letto i nomi dei 136 rapiti ancora a Gaza, scandendo ogni nome di donna, uomo e bambino seguito dalla frase: riportateli a casa ora. […]
Già domenica sera le famiglie si erano radunate sia di fronte alla residenza del primo ministro a Gerusalemme sia a Cesarea, Tel Aviv. Merav Svirsky, il cui fratello Itay è stato dichiarato morto la settimana scorsa aveva urlato di fronte alle telecamere «se c'è un modo di fare uscire gli ostaggi sopravvissuti fatelo, se l'unico modo è un accordo che abbia un prezzo pagatelo, qualunque esso sia». La mattina dopo un gruppo ristretto di familiari ha fatto irruzione durante una seduta della Commissione Finanze della Knesset, esponendo cartelloni che riportavano la scritta «Non siederai qui, mentre li lasci morire a Gaza».
manifestazioni per liberazioni ostaggi in israele
[…] Anche i movimenti per la liberazione degli ostaggi tratteggiano le spaccature politiche. Se la maggioranza delle famiglie è rappresentata dal Forum sugli ostaggi e sulle famiglie delle persone scomparse, una minoranza si presenta come l'alternativa di destra.
È il Forum Tivka, e i suoi membri sono per lo più sionisti religiosi filo governativi che, a differenza dei primi, sostengono di anteporre lo Stato ai propri parenti. Come riporta il Times of Israel, molti dei membri sono coloni, uno di loro è il presidente del consiglio di Kiryat Arba, Eliyahu Libman, padre dell'ostaggio Elyakim Libman, e e Ditza Or, residente a Shilo, madre di Avinatan Or. Il forum Tivka si oppone alle manifestazioni antigovernative, sostenendo che ogni attacco al gabinetto di guerra danneggia e indebolisce il Paese, anziché aiutarlo.
benjamin netanyahu
Il cofondatore del gruppo, Tzvika Mor, è contrario alla liberazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane in cambio del rilascio dei rapiti, anche se tra i rapiti c'è suo figlio Eitan, a Gaza da 107 giorni.
[…] I due gruppi sono uniti dal medesimo desiderio: rivedere i loro cari a casa. Ma divisi nel metodo.
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I membri del forum sugli ostaggi di Tel Aviv hanno sì, divisioni interne sulle modalità, ma una parola d'ordine comune: portarli a casa a qualsiasi costo, che sia negoziare con Hamas sui prigionieri, o la cessazione temporanea dei combattimenti. Per il forum Tivka, invece, solo la forza militare potrà liberare i rapiti.
[…] Di una cosa sono certi, che non si debba ripetere l'«errore Shalit». Era il 2006 il soldato Gilad Shalit venne scambiato con 1027 prigionieri palestinesi. Tra loro Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, che ha trasformato l'organizzazione in una forza militare e governativa e ritenuto la mente dietro il massacro del 7 ottobre, a cui oggi l'Idf dà la caccia a Khan Younis.
proteste contro netanyahu
Le spaccature tra la minoranza delle famiglie che fanno capo a Tivka e il Forum per la liberazione degli ostaggi, riflettono anche i problemi politici interni di Netanyahu. Da una parte i membri del gabinetto di guerra Benny Gantz e Gadi Eisenkot favorevoli a trovare la strada percorribile per stringere accordi e salvare gli ostaggi, dall'altro il rischio di perdere la maggioranza in Parlamento se i partiti di estrema destra che lo appoggiano, ai quali deve la formazione del governo e che sono radicalmente contrari a ogni negoziato, lo abbandonassero.
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La coalizione di governo di Netanyahu è legata ai partiti di estrema destra che vogliono rafforzare l'offensiva, incoraggiare lo sfollamento «volontario» dei palestinesi da Gaza e ristabilire lì gli insediamenti ebraici.
Le dichiarazioni di Netanyahu, finora, sono andate in questa direzione, e ha respinto la visione degli Stati Uniti per una soluzione postbellica, l'ingresso dell'Autorità Palestinese a Gaza, affermando che non permetterà mai la nascita di uno Stato palestinese. Il dilemma sugli ostaggi è il dilemma sul suo futuro politico.
BA-HAMAS - MEME BY EMILIANO CARLI
Se Netanyahu si mostra disposto ad accettare la possibilità di un cessate il fuoco, o ad accettare che sia l'Autorità Palestinese a supervisionare la Gaza del dopoguerra, rischia di perdere il sostegno dei due controversi esponenti del governo, Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir che chiedono dal primo giorno una campagna definitiva su Gaza. Allo stesso tempo, se non agisce concretamente sulla liberazione degli ostaggi rischia di perdere Gantz ed Eisenkot e l'appoggio del Partito di Unità Nazionale della coalizione. Al cuore del dilemma, le vite di 136 ostaggi. […]
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BENJAMIN NETANYAHU E LA VENDITA DI ARMI ISRAELIANE - VIGNETTA BY NATANGELO
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