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    BIBI E LASCIA VIVERE – ISRAELE IN STALLO, NETANYAHU APPARE FUORI DAI GIOCHI, GANTZ CERCA LA GRANDE COALIZIONE E A LIEBERMAN RECAPITA UN’OFFERTA: "GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE CON IL LIKUD MA SENZA BIBI COME PREMIER" – SE FINIRA’ COSI’ SARA’CONSUMATA UNA "VENDETTA ARABA": ECCO PERCHE'


     
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    Giordano Stabile per “la Stampa”

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    Se alla fine Benjamin Netanyahu sarà fuori dai giochi, messo ai margini dall' alleanza fra Benny Gantz e Avigdor Lieberman, si sarà, fra le altre cose, consumata anche una «vendetta araba».

     

    C' è un dato che ronza nella testa del premier fin da ieri pomeriggio, quando le urne erano ancora aperte. Ed è l' affluenza degli elettori arabo-israeliani, in crescita di 11 punti, dal 49 al 60 per cento, cioè oltre 150 mila voti in più. L' altro dato è che in totale ha votato il 69,4 per cento degli aventi diritto, appena un punto in più rispetto al 9 aprile. Gli arabi sono andati ai seggi in massa, e non soltanto per la loro «Lista unica». Anche per Blu e Bianco di Gantz. Ed è per questo che il partito del generale, quando ieri lo scrutinio era al 95% delle schede, si trovava in testa, 32-33 seggi contro i 31-32 del Likud.

     

    Un vantaggio minimo, ma sufficiente per chiedere l' incarico di formare un nuovo governo al presidente Reuven Rivlin. Una catastrofe per Netanyahu, tanto che ieri ha annullato la visita all' Assemblea generale dell' Onu a New York prevista per la prossima settimana. E anche l' atteso bilaterale con Donald Trump. È emergenza totale. Senza la carica di primo ministro il rischio di finire a processo a ottobre è altissimo. Ma a questo punto «King Bibi» ha poche carte da giocare. La Knesset è bloccata. Il centrodestra, senza Lieberman, ha 56 seggi. Il centrosinistra pure 56. Andare una terza volta al voto è improponibile.

     

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    Le soluzioni sul tavolo La soluzione più semplice è una grande coalizione tra Blu e Bianco e Likud. Netanyahu dovrebbe comunque cedere la premiership. Ieri, a caldo, ha detto di essere pronto a costruire un «forte governo sionista», cioè senza i tradizionali alleati religiosi e quindi con Gantz e forse anche Lieberman. Tutti e due i rivali però pongono come condizione che non sia l' attuale premier a guidarlo. Il più loquace è stato il leader di Yisrael Beitenu, che ha proposto una «mega coalizione» a tre e tracciato pure un programma, molto laico, con Shabbat lavorativi e matrimoni civili. Gantz è stato più prudente. Ha detto che Netanyahu ha perso e l' unica strada è un esecutivo di unità nazionale. Guidato da lui.

     

    C' è però anche una terza possibilità. Dove la «vendetta araba» si consumerebbe a pieno. Ed è un governo di minoranza del centrosinistra.

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    Ai 43 seggi di Blu e Bianco, Laburisti e Unione democratica si aggiungerebbero, dall' esterno, i 13 della Lista unica araba. E in più ci potrebbe essere l' astensione dei nove deputati del partito sefardita Shas.

     

    A spingere i religiosi in quel senso è l' ostilità totale, ricambiata, nei confronti di Lieberman. È la soluzione più improbabile. Ma ci sono alcuni segnali. Il leader della Lista unica, Ayman Odeh si è detto disponibile all' appoggio esterno. In campagna elettorale Gantz non lo aveva escluso. Netanyahu lo teme e lo evoca per rinsaldare le file del centrodestra. La scelta, ha avvertito, è fra lui e un «governo pericoloso» che fa affidamento su «arabi anti-sionisti». Uno spettro. O una svolta storica.

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