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    ISRAELE NON PUÒ DIRLO, MA DEVE TENERE APERTO UN CANALE CON PUTIN – IL NO DI NETANYAHU ALLA VISITA DI ZELENSKY È UN MODO PER TENERSI BUONO “MAD VLAD”. LA RAGIONE? IL RUOLO GIOCATO DA MOSCA IN SIRIA, DETERMINANTE PER PREVENIRE ATTACCHI DELLE FAZIONI FILO-IRANIANE. MA NON SOLO: DOPO LA GUERRA, L’ONU POTREBBE VOTARE PER L’INVIO DI UN CONTINGENTE INTERNAZIONALE, E SERVIREBBE L’OK DELLA RUSSIA – IL CONFLITTO È UNA MANNA PER LA PROPAGANDA DEL CREMLINO, CHE PUÒ GIOCARE SULL’IPOCRISIA OCCIDENTALE (SANZIONANO NOI PER LE BOMBE SUI CIVILI, MA NON ISRAELE…)


     
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    Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

     

    putin netanyahu putin netanyahu

    […] Vladimir Putin […] ha lasciato passare nove giorni dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, prima di chiamare Benjamin Netanyahu e presentargli le sue condoglianze. Senza imbarazzo, Putin ha espresso al premier israeliano il suo «rifiuto di qualunque azione che trasformi la popolazione civile in vittime».

     

    Nemmeno lui poteva credere al suo colpo di fortuna: da quel momento la guerra in Medio Oriente avrebbe distratto gli occidentali da quella che lui stesso ha scatenato. Volodymyr Zelensky invece ha chiamato Netanyahu subito. Il presidente ucraino, che è ebreo, capisce che dare l’impressione di voler competere con Israele per l’attenzione degli americani sarebbe per lui devastante.

     

    gaza distrutta dagli attacchi israeliani 5 gaza distrutta dagli attacchi israeliani 5

    Zelensky ha proposto di rendere una visita a Israele, per portare la propria solidarietà. La risposta, secondo vari media israeliani, è stata breve: «Non ora». I leader di Stati Uniti, Italia, Francia o Gran Bretagna sono stati accolti immediatamente; ma per l’uomo di Kiev, Netanyahu non ha trovato il tempo.

     

    I due conflitti […] non sono facilmente sovrapponibili. Non rientrano negli stessi schemi: neanche se il governo russo ha ricevuto questa settimana una delegazione di Hamas; neanche se la stessa organizzazione terroristica ieri ha fatto sapere che potrebbe liberare gli ostaggi israeliani di passaporto russo.

     

    joe biden - volodymir zelensky le armi e la guerra israele hamas - vignetta by osho joe biden - volodymir zelensky le armi e la guerra israele hamas - vignetta by osho

    Il rapporto fra il Cremlino e Israele presenta più sfumature di quanto non appaia da una prospettiva europea. L’indizio che precede di molto il 7 ottobre è nel fatto che Netanyahu guida la sola democrazia avanzata al mondo a non aver varato sanzioni contro la Russia, dopo l’aggressione all’Ucraina. Israele non ha mai fornito armi a Kiev.

     

    Vari fattori continuano a spingere lo Stato ebraico a mantenere un canale aperto con Putin, malgrado i suoi scambi di armi con l’Iran e la sua raggelante ambiguità nei confronti di Hamas. Contano sicuramente i 900 mila israeliani di origine russa, un decimo della popolazione israeliana. Ma, soprattutto, Mosca controlla da anni ampie aree della Siria e ora diventa determinante nel prevenire attacchi da lì contro Israele da parte di fazioni legate a Teheran.

     

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    In futuro poi, dopo la guerra a Gaza, potrebbe servire l’intervento di un contingente internazionale forte di un mandato delle Nazioni Unite e di militari di Paesi islamici: a quel punto servirebbe il consenso o almeno l’astensione di Mosca in Consiglio di sicurezza, un’occasione per il Cremlino per provare a rientrare nei giochi diplomatici al Palazzo di vetro.

     

    Eppure, per ora, Putin ha interesse a mantenere rapporti anche con Hamas e l’estremismo islamico. Da un lato l’Islam è la seconda religione in Russia, […]dall’altro la sua ambivalenza su Gaza lo rafforza in tutto l’arco dei Paesi musulmani […]. Così, mentre resta impossibile prevedere chi perderà davvero nella guerra scatenata da Hamas, per ora purtroppo un vincente si profila. E ha le fattezze minacciose di Vladimir Putin. In primo luogo perché […] il conflitto in Medio Oriente toglie all’Ucraina anche qualcosa di più concreto: decine, forse centinaia di migliaia di munizioni americane. […]  C’è poi «un dono per la propaganda di Mosca — nota Alexander Gabuev, dissidente russo in esilio e direttore del Carnegie Russia Eurasia Center —. L’Occidente sanziona il Cremlino perché bombarda i civili, mentre Israele fa lo stesso pochi protestano. Quanto è ipocrita tutto questo?».

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