Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
Alan Dershowitz
«Chiamate l’avvocato del diavolo». Stava iniziando lo Shabbat e Bibi Netanyahu non ha perso un attimo, venerdì scorso, prima di telefonare a uno studio di New York. Sulla scrivania del premier israeliano era arrivato «il dossier sudafricano», accompagnato dalle denunce d’altri Paesi come la Bolivia e il Bangladesh, le Comore e Gibuti: un j’accuse di 87 pagine e un’imputazione precisa, «genocidio».
Qui ci vuole uno come Alan Dershowitz, s’è detto Bibi: uno che il New Yorker associò anni fa ai più sulfurei avvocati delle cause meno vincibili. E poiché Israele ha deciso di difendersi nel processo e non dal processo, cosa rarissima per chi ha sempre scansato i giudizi internazionali, l’incarico sembra ormai assegnato […]
Alan Dershowitz legge la biografia di netanyahu
[…] fra i giudici della Corte internazionale di Giustizia dell’Aia, giovedì 11, il governo Netanyahu sarà rappresentato dall’uomo che ha difeso (e spesso salvato) i «diavoli» più demonizzati dalla pubblica riprovazione, da O. J. Simpson a Mike Tyson, da Jeffrey Epstein a Harvey Weinstein, da Julian Assange a Donald Trump.
«Hasbara», si dice in ebraico: è lo sforzo tutto politico di migliorare nel mondo la percezione d’Israele. Stavolta, ne serve a tonnellate. Ieri anche la Turchia d’Erdogan s’è unita alla denuncia del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che ha paragonato la questione palestinese all’apartheid e le bombe su Gaza a una palese violazione della Convenzione del 1948 sul genocidio e dello Statuto di Roma […]
jeffrey epstein con alan dershowitz
A Gerusalemme considerano «disgustosa e diffamatoria» una denuncia simile a «un Paese che è stato tra i fondatori della Corte dell’Aia negli anni ’50, dopo la Shoah: chi avrebbe mai pensato che ci avrebbero accusato di genocidio, quando è Hamas a voler eliminare noi?».
Sarà battaglia. Udienze pubbliche, quindici toghe compresa quella di Dershowitz, quattro rappresentanti nel collegio di difesa, un procuratore speciale come l’avvocato anglo-pachistano Karim Khan che, nei giorni scorsi, ha detto di considerare «una priorità l’inchiesta tanto sui crimini di Israele che su quelli di Hamas»: una lunga esperienza nei processi a dittatori e macellai, dai talebani al liberiano Charles Taylor, il capolavoro di Khan è stato il mandato internazionale d’arresto per Vladimir Putin.
BENJAMIN NETANYAHU VISITA I SOLDATI ISRAELIANI NELLA STRISCIA DI GAZA
Un processo per genocidio — l’insegnano i precedenti di Bosnia e Croazia contro la Serbia, o del musulmano Gambia contro Myanmar per le persecuzioni della minoranza Rohingya — può durare dai 4 ai 6 anni, mentre Dershowitz ne ha già 85: ingaggiare lui, in realtà, serve a impedire che la Corte accolga entro febbraio-marzo la richiesta sudafricana di fermare le operazioni militari.
Qualunque sia il verdetto immediato sull’alt alla guerra, però, non è affatto detto che Israele intenda rispettarlo. Quando l’Aia ha intimato di sospendere l’attacco all’Ucraina, nel 2022, i russi se ne sono bellamente infischiati.
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