Annabelle Georgen per “Les InRocks”
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L’attivista trans americano Buck Angel si è fatto conoscere da qualche anno nell’ambiente porno gay come “l’uomo con la fica”, producendo film ultra-testosteronici dove era mattatore. Ora si è dedicato al documentario “Sexing the transman XXX”, presentato al “Porn Film Festival” di Berlin, e ci racconta la sua esperienza.
Da cosa nasce la voglia di non riprendere più il tuo corpo ma quello di altri uomini transessuali?
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«Ho avviato questa serie di documentari quando ho smesso di girare film porno in cui ero protagonista. Ero stufo di essere l’unico trans sullo schermo. Volevo mostrare altri trans e rivolgermi alle persone in maniera più educativa, non solo come l’uomo con la fica. Correvo il rischio di auto-feticizzarmi, perché all’inizio non intendevo fare porno per rivendicazione, volevo fare semplicemente del porno. Ho sentito il bisogno di insegnare alla gente cosa sia il corpo di un trans e di mostrare tutti i tipi di corpi. Oramai sono celebre, la mia voce conta, è dunque un’occasione da cogliere per cambiare il mondo»
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Prima di passare dietro la cinepresa, hai mostrato quanto potesse essere eccitante essere un uomo con la vagina...
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«Avere rapporti sessuali con la mia vagina è stata la cosa più straordinaria della mia vita da trans! La gente diceva che avrei avuto bisogno di un pene quando ho iniziato la mia transizione. Ho deciso che invece sarei stato un uomo con la vagina che ama il sesso. Bisognava documentare e mostrare quanto sia geniale connettersi al proprio corpo anche quando non lo si ama. E’ stato tanto tempo fa, sono passati 28 anni e detestavo la mia fica. E’ ironico e folle avere imparato ad amarla mentre ero uomo. Le vagine non sono deboli, sono possenti e le donne ne dovrebbero essere fiere»
I trans che presenti non hanno fatto la falloplastica. Volevi mostrare solo quelli che hanno mantenuto gli organi genitali femminili?
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«Al contrario, avrei voluto riprendere trans con falloplastica ma si sono rifiutati di mostrarsi in camera, e questo la dice lunga».
I corpi dei trans che hai ripreso portano spesso i segni della transizione...
«Avranno sempre delle cicatrici. In quanto attivista per i diritti umani, è importante che io mostri tutta questa sofferenza. Noi non possiamo avere i corpi che sognavamo. Alcuni non possono pagarsi le operazioni e si sentono tremendamente male a mantenere i loro seni. E’ ridicolo che questi interventi non siano gratuiti. Chi ha profonde cicatrici è disperato perché il chirurgo non si è preso cura di lui e ha pensato solo a sfilargli i soldi. Però finalmente ci sono medici negli Stati Unii che si prendono a cuore la questione. Sto per fare un film su un chirurgo gay della Florida che lavora molto bene».
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Come fai a convincere la gente a masturbarsi o avere rapporti davanti alla telecamera, mentre la intervisti?
«Lo faccio perché mi autorizzano. Gli uomini transessuali mi amano, mi ritengono una specie di padre e si fidano di me. Lo fanno perché vogliono partecipare alla mia rivoluzione. E’ così che si smuovono le cose. Credo si sentano bene quando li riprendo, lo faccio con dolcezza ed umorismo. Non li tratto come dei freak ma come persone, è questa la chiave»
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Quanti episodi vuoi girare?
«Il primo, nel 2011, fu una bomba. Oramai i miei film li trovi anche nelle biblioteche universitarie americane e la gente si interessa di più ai trans. Continuerò con la serie finché non mi annoierò».
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