Estratto dell’articolo di Eugenia Nicolosi per www.repubblica.it
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Si fa ma non si dice. È una vecchia storia di ipocrisia quella del rapporto degli italiani con il sesso, che però grazie all'accessibilità di internet e alla diffusione dei dati non può che mostrarsi in tutta la sua tragica incongruenza. Soprattutto se i dati sono quelli delle aziende del porno online.
E scopriamo che lo stesso Paese che gli osservatori europei identificano come il più violento verso le persone transgender, i loro diritti e la loro salute, è lo stesso che consuma più pornografia a tema “trans” nel mondo intero.
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Oltre al fatto che con oltre 300 milioni di visite solo lo scorso marzo 2024, ciascuna della durata di circa nove minuti, gli italiani sono anche i quarti consumatori di pornografia online in assoluto. E vanno a cercare proprio quella categoria di persone che tra licenziamenti post coming out e perché no, offese sulla pubblica via, sembrano costantemente sotto attacco: le persone transgender. Le donne transgender, a voler essere precisi.
Perché gli italiani, sulla barra di ricerca del sito Pornhub, digitano “donne trans” nel 100,5% dei casi in più rispetto alla media mondiale e con uno stacco di oltre 40 punti percentuali dai secondi classificati, i brasiliani.
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“Uno standard che riflette la nostra società: ci incasella in feticismi sessuali ma fallisce nel riconoscere e rispettare la nostra dignità e i nostri diritti”, commenta il Movimento Identità Trans (Mit). […]
Infatti a consumare contenuti pornografici con attrici trans in coppia con giovani ragazze etero sono nella maggior parte dei casi uomini over 55. E non c'è incongruenza allora, ma continuità con l'approccio “paternalistico”, dice Parigiani, “con il quale il Governo e certe forze che influenzano la maggioranza conducono la battaglia sui nostri corpi: siamo chiuse nel recinto della mercificazione ed escluse dai contenitori che ci riguardano”. […]
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