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    ITALIA MES AL MURO – GIORGETTI SALTA L’EUROGRUPPO PER IL CAOS SUL DEF, GLI ALTRI MINISTRI DELLE FINANZE UE METTONO LA MELONI SULLA GRATICOLA: “ABBIAMO BISOGNO CHE IL MES VENGA RATIFICATO IN MODO CHE ALTRI PAESI POSSANO ACCEDERVI IN CASO DI NECESSITÀ” – IL PRESSING DELLA BCE - PER GIORGIA MELONI, PERÒ, IL MES VA CAMBIATO – E IERI ALLA CAMERA I LEGHISTI CHE SI OCCUPANO DI ECONOMIA DICEVANO: “SE SOLO MELONI SI CONVINCESSE SUL MES, CHE GRANDE SEGNALE DAREBBE”.


     
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    Marco Bresolin per la Stampa

     

    GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

    C'è una regola non scritta alle riunioni dell'Eurogruppo: tutti i membri, per quanto possibile, cercano sempre di evitare di parlare dei problemi di un Paese se il ministro in questione è assente. E ieri mattina Giancarlo Giorgetti non era nella stanza allo Scandinavian Xpo, il centro fieristico a due passi dall'aeroporto di Stoccolma che ha ospitato il vertice dei ministri delle Finanze europei. Il titolare del Tesoro è arrivato soltanto nel tardo pomeriggio per via degli impegni in Parlamento. Eppure «diverse delegazioni» hanno sollevato il problema della mancata ratifica del Mes da parte del parlamento italiano. Dando vita a una sorta di processo in contumacia.

     

    GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

    A sottolineare questo dettaglio è stato Pierre Gramegna, vale a dire il direttore esecutivo del Meccanismo europeo di stabilità, durante la conferenza stampa finale, ampiamente dedicata allo stallo sul Mes. E a sintetizzare il messaggio destinato al governo Meloni e alla maggioranza parlamentare ha pensato Paschal Donohoe: «Pur rispettando la decisione che l'Italia potrebbe prendere di non accedere mai al Mes – ha premesso il presidente dell'Eurogruppo – abbiamo bisogno che venga ratificato in modo che altri Paesi possano accedervi in caso di necessità». Il che significa: l'Italia non vuole usare il Mes, ma non può più impedire agli altri di farlo bloccando la riforma.

     

    giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti

    Su questo punto ha insistito, tra gli altri, anche la ministra spagnola Nadia Calvino («Sono anni che aspettiamo che si ratifichi la riforma del Mes perché si tratta di uno strumento importante per fornire stabilità all'insieme dell'Eurozona»). Ma soprattutto ieri è arrivata, per la prima volta, una chiara sollecitazione anche da parte della Bce. Segno che ormai la pazienza sta per finire. «Ci sono già stati diversi appelli dall'Eurogruppo affinché tutti ratifichino la riforma del Mes – questo il messaggio della presidente Christine Lagarde –. La ratifica sarebbe un bene perché permetterebbe di avere un backstop (rete di protezione per le banche, ndr) in caso di difficoltà e sarebbe utile per tutti i Paesi che hanno già ratificato».

     

    Proprio Lagarde, nel tardo pomeriggio, ha avuto un bilaterale con Giorgetti: secondo quanto riferito dal Tesoro, si è trattato di un incontro «amichevole e costruttivo» sulla situazione economica in Italia e sulle prospettive di crescita. In mattinata, parlando in Transatlantico con i cronisti, il ministro aveva liquidato la questione del Fondo Salva-Stati con una battuta: «Oggi mi occupo di Mef, non di Mes». Prendendo nuovamente tempo: «Bisogna approfondire, una cosa per volta».

    christine lagarde christine lagarde

     

    Ma i partner europei hanno fretta. E il motivo lo hanno spiegato molto chiaramente Donohoe e Gramegna. «I recenti eventi nel settore bancario – ha detto il presidente dell'Eurogruppo – ci hanno ricordato il lavoro che dobbiamo ancora fare. Per rendere il nostro sistema più resiliente abbiamo due priorità: la prima è che il Meccanismo europeo di stabilità possa dare il sostegno di liquidità al Fondo di risoluzione unico». Ma fino a quando l'Italia non ratificherà la riforma, il Mes non potrà svolgere la funzione di «paracadute finanziario». E invece Gramegna vorrebbe che diventasse operativo «il prima possibile», per questo presto avrà «nuovi contatti con l'Italia» per spiegare l'importanza dello strumento. «Abbiamo una questione di tempistica - ha aggiunto -. I backstop bilaterali che sono in vigore attualmente scadranno a fine anno, quindi è cruciale avere il Mes con un backstop comune prima di fine anno».

     

    CHRISTINE LAGARDE CHRISTINE LAGARDE

    Per Giorgia Meloni, però, il Mes va cambiato. E dunque la ratifica potrebbe essere superata. Non la pensano così gli interlocutori europei. Gramegna ha infatti già avviato da tempo un giro di consultazioni con tutti gli Stati membri per capire se e come eventualmente aprire una discussione per modificare l'attuale Meccanismo europeo di stabilità. Quando avrà finito presenterà un report all'Eurogruppo.

     

    Dunque il processo di discussione auspicato dall'Italia, ha spiegato Donohoe, «è già in corso, ma intanto dobbiamo portare a termine ciò che abbiamo già approvato».

     

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