Mirella Serri per “La Stampa”
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È stato uno dei grandi padri della storia del colonialismo italiano. Angelo Del Boca è scomparso ieri a 96 anni nella sua casa di Torino. Nato a Novara il 23 maggio 1925, giornalista e inviato speciale, è stato docente di Storia contemporanea all'Università di Torino, ha ricevuto tre lauree honoris causa e ha diretto la rivista di storia contemporanea I sentieri della ricerca.
Il suo temperamento era apparentemente tranquillo e riservato ma in lui covava un fuoco segreto, una passione per la ricerca, per i documenti inediti e il lavoro d'archivio. Non temeva le polemiche, nemmeno le più accanite.
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Giovanissimo, Del Boca visse un'esperienza terribile che lo segnò per tutta la vita. Per evitare l'arresto del padre fu costretto ad arruolarsi nella Repubblica Sociale Italiana. Venne inviato in Germania e assegnato alla 4ª divisione alpina «Monterosa», ma riuscì a disertare e a rientrare in Italia, attraverso mille peripezie, nell'estate 1944.
Come disse e scrisse più volte, si sentì «finalmente un uomo libero» arruolandosi nella 7ª brigata alpina della 1ª divisione Giustizia e Libertà «Piacenza». Le sue avventure, le notti all'addiaccio, il terrore dei rastrellamenti, gli incendi delle abitazioni dei contadini e le esecuzioni sommarie saranno raccontate nel libro Nella notte ci guidano le stelle (Mondadori, 2015).
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Con la sincerità che lo connotava confessò che a spingerlo all'azione resistenziale era «il desiderio di rivedere mia madre». Nel dopoguerra, Del Boca si iscrisse al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Psiup) e si dedicò a libri di memorie come Dentro mi è nato l'uomo (Einaudi, 1947) ma cominciò a coltivare l'interesse per la ricerca storica. Redattore capo del settimanale socialista Il Lavoratore di Novara, successivamente fu inviato speciale della Gazzetta del Popolo e del Giorno di Enrico Mattei. Nel 1981 abbandonò il quotidiano diretto da Italo Pietra.
guerra d'etiopia
Sulla Gazzetta del Popolo, pubblicò un'inchiesta a puntate che divenne un'importante opera edita da Feltrinelli, nel 1965: La guerra d'Abissinia 1935-1941. Questo volume mise a rumore non solo il mondo della storiografia ma anche l'opinione pubblica italiana. L'autore raccontava, utilizzando una larga messe di documenti, i crimini compiuti dai militari italiani. In particolare sfatava il mito degli italiani brava gente» mettendo in luce l'uso, da parte dell'esercito fascista, di gas tossici vietati dalle convenzioni internazionali.
Da queste rivelazioni nacque una lunga disputa con Indro Montanelli, il quale metteva in dubbio le scoperte di Del Boca e parlava di un colonialismo «all'acqua di rose», mite e comprensivo delle ragioni degli indigeni. Al contrario lo studioso, con la sua produzione accompagnata da accesi dibattiti, faceva conoscere ai connazionali (e non solo) gli orrori compiuti dell'esercito del Duce in Africa Orientale, l'impiego massiccio di armi chimiche, la creazione di veri e propri campi di concentramento, le deportazioni e le uccisioni di massa.
angelo del boca guerre coloniali
In particolare rivelò la strage di civili nella capitale etiope a seguito della rappresaglia scatenata dagli italiani dopo l'attentato del febbraio 1937 al generale Rodolfo Graziani, e il massacro di monaci copti nella città-convento di Debra Libanòs nel maggio dello stesso anno voluto e rivendicato dallo stesso Graziani.
La gran massa di materiali storici sancì alla fine la vittoria di Del Boca su Montanelli: il grande giornalista nel 1996 dovette addirittura fare autocritica. Tra le opere di Del Boca che svelarono, con grinta e determinazione, il vero volto delle truppe di Mussolini, spiccano Gli italiani in Africa orientale (quattro volumi editi da Laterza tra il 1976 e il 1984, che poi Mondadori ristamperà), Gli italiani in Libia (due tomi pubblicati da Laterza nel 1986 e poi da Mondadori) e Italiani brava gente? Un mito duro a morire (Neri Pozza, 2005). Seguirà la bellissima biografia dedicata all'ultimo monarca etiope Hailé Selassié, il negus (Laterza, 1995). Infine gli interessi di Del Boca si rivolgeranno a un argomento a lui più contemporaneo: la storia della vita del dittatore libico, Gheddafi. Una sfida dal deserto (Laterza, 1998).
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