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    ITALRUGBY, DALLA MISCHIA ALLA META - VITTORIA CONTRO LA ROMANIA E QUALIFICAZIONE AL PROSSIMO MONDIALE: ORA PUÒ INIZIARE LA RIVOLUZIONE AZZURRA - INSIEME A MAURO BERGAMASCO SALUTA ANCHE IL CT BRUNEL?


     
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    Stefano Semeraro per “la Stampa”

     

    L’obiettivo minimo, che poi a dirla tutta era anche il massimo, è raggiunto. Nella World Cup l’Italia ha battuto la Romania 32-22, ha conquistato il 3º posto nel girone - alle spalle di Irlanda e Francia - e la qualificazione garantita alla prossima Coppa del Mondo.

     

    Soddisfatti? A metà. Ieri a Exeter gli azzurri si battevano anche per chiudere la bocca a chi propone di allargare con promozioni e retrocessioni il Sei Nazioni anche a Romania e Georgia: ci sono riusciti bene fino a 15’ dalla fine (29-3, 4 mete a 0), poi convinti di aver già chiuso i conti contro gli intorpiditi balcanici hanno cercato di autorovinarsi la festa incassando tre mete.

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    Promossi Edoardo “Ugo” Gori e Tommaso Allan, autori di una meta a testa (le altre di Sarto e Zanni), rimandati i panchinari entrati nel finale (Palazzani, Canna, Vunisa), la morale è che per costruire un’Italia meno incostante e fragile c’è ancora tanto da lavorare. 
     

     

    O’Shea prossimo ct 

    Nel Sei Nazioni, che fino al 2026 comunque resterà com’è, ci stiamo perché conviene a tutti (economicamente) e per manifesta inferiorità di chi vorrebbe entrarci, il discorso cambia se puntiamo a colmare la distanza con le grandi.

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    A trascinarci fuori dal limbo dove galleggiamo da 15 anni ci dovrà pensare il prossimo ct (pare l’irlandese O’Shea), anche se il contratto di Brunel scade a primavera. Dovrà ripartire da capitan futuro Gori, limitandone gli eccessi, e far crescere Allan, ma soprattutto - ecco la vera impresa - mettere finalmente insieme le tessere del puzzle: accademie, campionato, le due franchigie di Celtic League e la Nazionale.

     

    Speriamo che Sergio Parisse arrivi al prossimo Mondiale (Giappone 2019), con questo si avvia al tramonto tutta una generazione - a partire da Mauro Bergamasco (5 Mondiali, 17 anni in azzurro), ieri tenuto in tribuna nel giorno dell’addio e poi festeggiato da tutta la squadra - che sarà necessario, ma non banale, sostituire. Accontentarsi del successo sulla mediocre Romania sarebbe un pessimo inizio. 

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