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GLI ANIMALI NON SONO MACCHINE! – IL J’ACCUSE DI BARBARA NAPPINI, PRESIDENTE DI “SLOW FOOD ITALIA”, CONTRO GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI: “LE CONDIZIONI DI ESTREMA SOFFERENZA E INSALUBRITÀ IN CUI GLI ANIMALI SONO COSTRETTI A VIVERE HANNO GRAVI RIPERCUSSIONI, COME L'AUMENTO DELLE EPIDEMIE E LA PERICOLOSA ANTIBIOTICO-RESISTENZA. L’OBIETTIVO DELLA ZOOTECNIA ERA SCONFIGGERE LA FAME? NEL 2024, QUASI UN MILIARDO DI PERSONE È MALNUTRITO, MA AL CONTEMPO SI SPRECA UN TERZO DEL CIBO PRODOTTO” – LA RISPOSTA DI GIUSEPPE PULINA, PRESIDENTE EMERITO DELL'ASSOCIAZIONE PER LA SCIENZA E LE PRODUZIONI ANIMALI, E LA CONTRO-REPLICA

1. BASTA ANIMALI COME MACCHINE DA PRODUZIONE

Estratto dell’articolo di Barbara Nappini* per www.repubblica.it

*Presidente del Consiglio Collettivo Slow Food Italia)

 

BARBARA NAPPINI

L'approccio industriale ha trasformato l'allevamento degli animali in "zootecnia" e questo ha cambiato tutto. Zootecnia, infatti, è la scienza dello sfruttamento degli animali al pari delle macchine: l'allevatore diventa "imprenditore agricolo", viene incrementata la meccanizzazione, la stabulazione permanente è una prassi, mentre l'omogeneità e la selezione genetica (il contrario di "biodiversità") sono spinte all'estremo e si adotta il criterio principe dell'economia di scala.

 

Di fatto, con l'avvento della zootecnia si separa l'attività agricola dall'allevamento col risultato che i contadini iniziano ad aver bisogno di acquistare fertilizzanti per il loro terreno e gli allevatori mangimi e fieno per le loro bestie.

 

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La cultura riduzionista novecentesca separa agricoltura e allevamento nella cornice della "rivoluzione verde": quella che negli anni Sessanta prometteva di incrementare la produzione e di sconfiggere la fame.

 

Oggi, nel 2024, quasi un miliardo di persone è malnutrito, ma al contempo si spreca un terzo del cibo prodotto sul Pianeta: con quel terzo sfameremmo quattro volte le persone che non hanno regolare accesso al cibo. Un terzo. Un miliardo. Quattro volte.

 

allevamento intensivo galline

Questo certifica che si muore di fame per povertà, non per scarsità alimentare. Si muore di fame perché una produzione alimentare eccedentaria non è servita a sfamare i popoli. Ma a speculare sul cibo […]

 

Questo ha portato piccoli allevatori a competere con produzioni industriali enormi, che offrono carne latte e uova a prezzi bassissimi: perché i costi "nascosti" ricadono sulla collettività in termini ambientali, igienico-sanitari, sociali, ma anche culturali ed etici.

 

Non esiste ad oggi una definizione giuridica dell'allevamento intensivo, per distinguerlo da quello estensivo […]. E sebbene si sappia che il numero di animali allevati sia il più grande da quando gli esseri umani sono apparsi sulla Terra, non si hanno cifre univoche sul dato in sé - che oscilla tra i 20 e i 90 miliardi di capi […]

 

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[…] L'affollamento, la prigionia, una vita brevissima, insomma condizioni di estrema sofferenza e insalubrità in cui gli animali da allevamento intensivo sono costretti a vivere, hanno gravi ripercussioni di vario tipo. L'aumento delle epidemie è infatti associato alla diminuzione della biodiversità causata da deforestazione […], estrazione mineraria, uno sviluppo urbano illimitato e un'agricoltura intensiva e monocolturale. E tutto ciò aumenta la possibilità di contatti tra la fauna selvatica, gli animali allevati e gli esseri umani, favorendo la diffusione di malattie zoonotiche.

 

ZOOTECNIA

La pericolosa antibiotico-resistenza, che continua a diffondersi, è ritenuta globalmente la prima causa di morte nei decenni a venire, e il 15% circa delle emissioni climalteranti sul totale delle attività umane proviene dall'allevamento industriale.

 

Allora, consapevoli dell'insalubre legame che intreccia l'agroindustria, e in particolare l'allevamento intensivo, con la crisi climatica e ambientale, e consapevoli - parallelamente - che i nostri regimi alimentari sbilanciati in termini di proteine animali, di grassi e zuccheri, sono collegati con malattie cardiovascolari, con obesità, diabete e influenze, è urgente un'onesta riflessione su questo modello alimentare e di allevamento. Un modello che equipara esseri senzienti a macchine e ne contempla la sofferenza sistematica. Un modello alimentare che fa ammalare gli esseri umani, oltre che l'ambiente […]

 

allevamento intensivo pulcini

Oggi la logica che guida il sistema alimentare (produzione, distribuzione e consumo) non può essere che "bio", cioè imperniata sulla vita. Una decisa conversione ecologica non è un sacrificio, ma l'opportunità di scelte importanti che tendano all'orizzonte di un progresso armonico che invece che separare, tenga insieme: dati tecnici e saperi tradizionali, visione globale e valorizzazione delle diversità territoriali, lucida analisi e intelligenza affettiva, ricerca e bellezza. È la proposta rigenerativa di chi vuole agire un cambiamento capace di guardare al futuro mettendo al centro il bene comune e non il profitto, e di chi crede nelle idee e nel potere dell'umanità di modificare gli eventi.

 

2. QUANDO LA ZOOTECNIA CI SALVA LA VITA

La risposta di Giuseppe Pulina* - da www.repubblica.it

*Presidente Emerito dell'Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali)

 

Giuseppe Pulina

Ho letto (e riletto incredulo […]) il contributo di Barbara Nappini […]. Incredulo perché, secondo le argomentazioni della dottoressa Nappini, ho sbagliato mestiere essendomi dedicato per tutta la vita, da professore di Zootecnia, a studiare e trasferire a studenti e allevatori le conoscenze della scienza dell'allevamento e delle produzioni animali.

 

Per la dottoressa Nappini, non avrei sbagliato da solo, ma sarei in compagnia di circa un milione di studiosi e tecnologi che nel mondo svolgono questa attività migliorando le condizioni di vita di miliardi di animali, dei loro allevatori e fornendo all'umanità il 38% delle proteine e il 55% degli aminoacidi essenziali per la vita.

 

batteri resistono agli antibiotici

Probabilmente il modello che ha in mente la dottoressa Nappini è quello doumentato da Ermanno Olmi nel film "L'albero degli zoccoli", ambientato in una padana fredda, povera e affamata, dove gli animali erano sottoposti alle stesse […] privazioni degli uomini e ne condividevano la misera sorte.

 

Consiglio alla dottoressa Nappini di vedere (o rivedere nel caso) le scene delle vacche mantenute alla catena (bei vecchi tempi, vero?) nelle stalle sottostanti le abitazioni delle cascine (oggi in vendita a prezzi esorbitanti), anche per stemperare con il loro calore i rigori invernali, e di soffermarsi sulla disperazione della vedova Runc alla diagnosi infausta del veterinario che le consiglia di macellare la loro unica vacca.

 

l’albero degli zoccoli 2

E sì, gran bei tempi, i tempi andati, se non fosse che per la maggioranza degli abitanti di quella Italia povera e contadina la vita era costellata di cavolacci amari. Taccio sulla scena dell'uccisione del maiale, perché parla da sola, ma Olmi ce la presenta con la forza dell'ineluttabilità tutta di matrice culturale e non ideologica.

 

Poi arrivò la Zootecnia, […] che dai primi del '900 iniziò a sollevare le sorti sia degli animali  […]  che dei loro allevatori. […] Da ricordare con riconoscenza la nostra rivoluzione industriale degli anni '50 che diventa anche rivoluzione agricola e inizia a garantire cibo sufficiente e carne, latte e uova per una fascia sempre più ampia della popolazione. Tanto che oggi, come è noto, siamo arrivati perfino a lamentarci di tanto benessere.

 

batteri che resistono agli antibiotici

Benessere che ci ha fatto aumentare di altezza  […] e ha allungato l'aspettativa di vita […]. Benessere umano che è derivato anche dalla Zootecnia, la scienza che per prima si è occupata anche dell'analogo aspetto per gli animali: lo sa la dottoressa Nappini che le vacche delle aree alpine che hanno trascorso l'inverno in stalla […] una volta portate in alpeggio mostrano un elevato grado di stress, misurato dall'aumento degli ormoni dell'asse ipotalamo-surrenale e dal brusco calo del latte?

 

Oppure le sfugge che, al contrario di considerare gli animali delle macchine come lei sostiene, gli allevatori […] li rispettano al punto da mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella dei propri capi da incendi e alluvioni. […]

 

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Sarebbe lungo spiegare i benefici che le scienze animali […] hanno portato all'umanità, prima di tutto con l'aumento delle disponibilità di alimenti senza la quale le scienze mediche sarebbero state disarmate e le altre totalmente inutili.

 

Noi Zootecnici, studiosi e tecnologi delle scienze e delle produzioni animali, siamo ogni giorno impegnati, con i piedi ben piantati per terra e gli occhi rivolti al futuro, per garantire cibo sano, giusto, sostenibile ed etico a quanta più umanità possibile. Speriamo che altrettanto possa dichiarare Slow Food sulla cui bontà di intenzioni non nutriamo nessun dubbio.

 

3. NEL RISPETTO PER GLI ANIMALI C'È IL NOSTRO BENESSERE

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La contro-risposta di Barbara Nappini*, pubblicata da www.repubblica.it

*Presidente del Consiglio Collettivo Slow Food Italia)

 

Nel 2022 abbiamo pubblicato un documento di posizione sull'allevamento che muove da una premessa specifica dirimente: gli animali non sono solo un elemento redditizio. Sono soggetti senzienti, con i quali tendere a generare relazioni - almeno - di rispetto.  

 

Decenni di studi etologici hanno stabilito che gli animali, anche quelli allevati per il nostro nutrimento, "sentono". Tali risultati hanno ispirato normative europee che ci pongono all'avanguardia a livello mondiale […] .  […] Slow Food tende ad usare il termine "rispetto" piuttosto che "benessere animale": il rispetto dell'etologia animale infatti dovrebbe consentire di vivere in maniera adeguata alla loro specie, piuttosto che secondo parametri umani.

 

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[…]  Le nostre posizioni, tutt'altro che passatiste, guardano ad un modello di produzione alimentare che ribalti l'attuale e i paradossi insopportabili che genera (spreco alimentare e fame, emissione di gas climalteranti, contaminazione delle falde acquifere, depauperamento della fertilità del suolo, perdita di biodiversità), in grado di garantire un futuro alle nuove generazioni invece che inficiarlo.

 

Non abbiamo mai scritto a favore dei "bei tempi andati": sappiamo bene che il passato è fatto anche di povertà e sofferenza […] e che la modernizzazione della produzione alimentare ha contribuito all'accessibilità del cibo. Ma i costi che paghiamo per ottenere un cibo più economico - non sempre ormai così salubre - non sono più accettabili.

 

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Soluzioni narrate come irrinunciabili sembrano scelte fatte per tutelare gli interessi di alcuni invece che il bene di tutti, e in quel "tutti" contempliamo gli animali, l'ambiente, e anche i lavoratori a contatto con gli animali.

 

Alle esigenze di chi risponde la scelta di concentrare nell'abusata pianura italiana (cementificata al ritmo di 21 ht a giorno) stalle con migliaia di capi che hanno innegabili impatti ambientali? La maggior parte delle aziende spande liquami, privi di paglia e non fermentati, sui campi: liquami che, non riuscendo ad essere totalmente utilizzati dalla vegetazione, finiscono nelle falde.

 

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Alle esigenze di chi risponde l'enorme impiego di soia, imprescindibile nei mangimi? Soia che proviene prevalentemente dal Brasile e dall'Argentina, dove si deforesta per coltivare monocolture ogm e si cacciano comunità locali. Certamente non risponde alle esigenze degli argentini che hanno visto aumentare del 1000% gli agrochimici negli ultimi venti anni a causa del dilagare della monocoltura della soia ogm.

 

Alle esigenze di chi risponde il ricorrere di malattie? […] Dove si offre agli animali contatto con la natura, consentendogli movimento in spazi aperti per buona parte dell'anno, essi vivono e sono fertili a lungo. Negli allevamenti industrializzati i veterinari si trovano quotidianamente a curare animali giovani ma già ammalati.

 

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Alle esigenze di chi risponde l'omologazione genetica che seleziona animali massimamente produttivi ma ovviamente fragili? Segnaliamo che in Italia siamo già oltre il limite di consanguineità che la Fao ha stabilito per il mantenimento della variabilità genetica a lungo termine tra le frisone. Inoltre, un report di gennaio 2023 dell'EPHA (European Public Health Alliance) riporta che in Italia, come in Spagna e Polonia, si somministra 10-20 volte (per capo di bestiame) la quantità di antibiotici usati nei più virtuosi paesi nordeuropei.

 

[…] È vero infatti, che dagli anni Sessanta abbiamo quintuplicato il consumo pro-capite di carne, eppure AIRC raccomanda di non superare la dose settimanale di 350-500 gr, mentre in Italia siamo a circa kg 1,5 settimanale a testa di media. Ad un consumo eccessivo di carne, soprattutto rossa, soprattutto processata, è correlato un aumento del rischio di ammalarsi di cancro e di malattie cardiovascolari.

 

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Oggi la medicina suggerisce un approvvigionamento proteico variegato, o addirittura primariamente vegetale, grazie alla grande gamma di legumi che abbiamo a disposizione. Ma soprattutto l'approccio One Welfare ci insegna che il benessere è risultanza di equilibrio tra salute fisica ed emotiva, tra sfera individuale e collettiva, tra il contesto dell'abitare e l'ambiente che ci ospita.

 

Il modello di allevamento a cui tendiamo è nuovo, non antico: un modello agroecologico che tutela la biodiversità (delle razze animali, delle specie e varietà vegetali e anche del suolo), risorsa per i territori e opportunità di reddito per gli allevatori; un modello che tende ad integrarsi con l'ambiente, che considera i ritmi naturali, che osserva gli animali e i loro bisogni con occhi attenti e sensibili. È un modello che tiene insieme invece di separare, che richiede un ripensamento del nostro rapporto con la natura: considerandoci con umiltà parte del tutto che ci include.

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