Alberto Giorgi per il Giornale
toni capuozzo
Il coronavirus è arrivato anche in Italia. Questa mattina la notizia del contagio in provincia di Lodi, dove un 38enne italiano è stato ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Codogno.
Si tratta di un dipendente della multinazionale Unilever (nello stabilimento di Casalpusterlengo), originario di Milano, ma residente a Castiglione d’Adda.
Nonostante le rassicurazioni del governo, che nelle scorse settimane ha proclamato lo stato di emergenza sanitaria, chiudendo il traffico aereo con la Cina, qualcosa è andato storto nei protocolli di prevenzione. Il virus cinese ha infatti contagiato sei persone anche in Lombardia. I sistemi di controllo, insomma, non hanno funzionato a dovere, come sottolineato peraltro anche da Matteo Salvini.
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L’arrivo in piena Pianura Padana del coronavirus ha fatto sbottare Toni Capuozzo, che punta il dito contro le istituzioni, accusandole di essersi preoccupato più del razzismo che di una malattia che sta mietendo vittime. Ecco l’affondo dell’ex inviato di guerra: "È una classe politica modesta, che si tratti di Europa o di Libia, di tasse o di istruzione, di ricerca o di reddito di cittadinanza. Ma sul coronavirus hanno fatto di peggio, pensando che la correttezza politica (visita scuole multietniche, ristoranti cinesi ecc.) fosse la cosa più importante, che il nemico fosse il razzismo".
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In un post diffuso sui propri canali social, il giornalista, blogger e scrittore ha così proseguito nella tirata d’orecchie all’esecutivo e alla politica lato sensu: "Sordi agli appelli di Burioni, tante Alici nel paese delle meraviglie, convinti che la loro solo esibita bontà salverà il mondo. Come se ne fottono di chi dorme all'aperto o raccoglie pomodori da schiavo, una volta esaurita l'accoglienza, così se ne sono fregati delle reali possibilità di contagio. Il razzismo è un male da tenere a bada, l'allarmismo è un pericolo, certo. Le malattie, anche".
L'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera predica "calma e serenità" nell’annunciare che la regione ha attivato tutte le procedure di emergenza contro l’incubo del virus cinese: sono state messe in isolamento 250 persone che saranno sottoposte ai test e ai tamponi per constatare l’eventuale contagio da Covid-19.
M.M, il 38enne ricoverato in terapia intensiva al nosocomio di Codogna, si crede che possa aver contratto il virus da un amico e collega – attualmente sotto osservazione all’ospedale Sacco di Milano – tornando da un viaggio di lavoro in Cina, in occasione una cena che si sarebbe consumata in un ristorante di Milano.
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