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    PALLE FERME – I GIOCATORI DI NBA SCIOPERANO E NON SCENDONO IN CAMPO PER I PLAYOFF PER PROTESTA DOPO IL CASO JACOB BLAKE. LAKERS E CLIPPERS (CIOÈ LEBRON JAMES E KAWHI LEONARD) CHIEDONO LO STOP DI TUTTA LA STAGIONE – TUTTO È PARTITO DALLA DECISIONE DEI MILWUAKEE BUCKS DI NON SCENDERE IN CAMPO DOPO IL CASINO A KENOSHA – JAYSON TATUM: “NON VOGLIAMO CONTINUARE A GIOCARE E DIMENTICARCI DI QUELLO CHE STA SUCCEDENDO, TOCCA ANCHE NOI” -  STOP ANCHE IN BASEBALL, CALCIO E TENNIS – VIDEO


     
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    Lo sport americano si ferma per il caso Blake: dopo l’Nba stop anche nel baseball, calcio e tennis

    Estratto da www.lastampa.it

     

     

    lebron james lebron james

    La campagna ha invaso altre discipline, a partire dal baseball con i Brewers - di Milwaukee come i Bucks, a una cinquantina di chilometri da Kenosha dove si è svolto il dramma di domenica - si sono rifiutati di scendere in campo contro Cincinnati. Altre due partite di baseball (Mlb) sono state quindi rinviate. Lo stesso nel campionato di football nordamericano (Mls), dove cinque delle sei partite in programma sono state boicottate dai giocatori. 

     

    NBA SCIOPERA

    Davide Chinellato per www.gazzetta.it

     

    Il giorno più lungo dell’Nba non è ancora finito. Riprenderà alle 17 italiane, quando i giocatori torneranno a vedersi dopo il burrascoso incontro della notte italiana seguito al boicottaggio che ha fermato ai playoff.

     

    nba boicottaggio playoff a milwuakee nba boicottaggio playoff a milwuakee

    Alla stessa ora, i proprietari Nba si incontreranno virtualmente col commissioner Adam Silver per capire cosa fare. La stagione è in pausa fino ad allora, il destino delle tre partite rinviate ieri e delle tre in programma oggi (improbabile si giochi), come del resto dei playoff e della bolla di Disney World, appeso alla volontà dei giocatori. Sono loro che hanno deciso di portare la battaglia per la giustizia sociale al livello successivo, quello in cui sono pronti a giocarsi tutto per forzare quel cambiamento che tanto chiedono.

     

    jacob blake jacob blake

    Alcuni giocatori sono addirittura pronti a dire basta. Quelli di Lakers e Clippers, guidati da LeBron James e Kawhi Leonard, avrebbero votato contro la ripresa della stagione, uniche due squadre a farlo, nelle due ore e mezza di incontro tra i giocatori seguito al boicottaggio delle partite di mercoledì.

     

    E’ stato un incontro intenso, acceso, con le emozioni a fior di pelle per una situazione che tutti gli atleti vedono come prioritaria ma per cui non c’è ancora un piano d’azione. Era quello che doveva emergere dall’incontro, ma gli animi erano ancora troppo accesi per arrivare a quella identità di vedute che Chris Paul, come presidente dell’associazione giocatori, ha cercato a lungo di trovare.

     

    tweet di barack obama sul boicottaggio dell nba tweet di barack obama sul boicottaggio dell nba

    Diversi giocatori hanno preso la parola, qualcuno anche per chiedere come mai Milwaukee abbia deciso da sola di far partire quel boicottaggio a cui i giocatori stavano pensando ma che nessuno aveva ancora proclamato (“Non è ancora stato deciso nulla” aveva ricordato Andre Iguodala, vice presidente Nbpa, due ore prima il mancato inizio di Milwaukee-Orlando).

     

    La scelta dei Bucks di non scendere in campo in gara-5 contro Orlando ha comunque solo innescato un sentimento deflagrato poi in modo così netto da coinvolgere anche tutto il resto dello sport americano, fermatosi per solidarietà.

     

    non si gioca a milwuakee solidarieta' a jacob blake non si gioca a milwuakee solidarieta' a jacob blake

    L’INCONTRO —   Dentro la sala coi giocatori all’inizio c’erano anche i coach, invitati a fare sentire la propria voce. “Questa è una protesta dei giocatori, noi li supportiamo al 110% qualsiasi cosa decidano” aveva detto ieri Brad Stevens.

     

    Doc Rivers, elogiato da molti atleti sui social dopo il discorso a cuore aperto seguito alla vittoria dei suoi Clippers in gara-5 contro Dallas, ha detto loro che dovevano usare l’arma più importante che hanno, il loro talento, per continuare a far sentire la propria voce.

     

    black lives matter campo di baseball black lives matter campo di baseball

    Il sindacato ha anche ricordato agli atleti quanto pesanti sarebbero le ripercussioni economiche se il resto della stagione dovesse saltare: 1 miliardo di dollari di mancati stipendi, il serio rischio di una serrata dei proprietari dopo la rinuncia da parte della lega all’accordo collettivo attualmente in vigore (la deadline che entrambe le parti hanno per uscirne è stata recentemente posticipata al 15 ottobre).

     

    RUSTEN SHESKEY 4 RUSTEN SHESKEY 4

    Poi ai coach è stato chiesto di uscire e gli animi si sono surriscaldati. Al momento di un primo voto, il no di Lakers e Clippers avrebbe ulteriormente fatto salire la tensione, tanto che le due squadre, con LeBron in testa, se ne sarebbero andate sbattendo la porta.

     

    CHE SUCCEDE ORA—   Se ne riparlerà oggi, con tutte le opzioni ancora sul tavolo. La battaglia sociale per i giocatori è la priorità numero uno, il motivo per cui hanno accettato di entrare nella bolla, di non vedere le proprie famiglie per mesi, di rinunciare a diverse libertà per portare avanti la stagione e approfittare di un palcoscenico su cui sono puntati i riflettori del mondo per far sentire la loro voce.

    i poliziotti intorno a jacob blake dopo gli spari i poliziotti intorno a jacob blake dopo gli spari

     

    “Non vogliamo continuare a giocare e dimenticarci di quello che sta succedendo nel mondo, perché tocca anche noi, tocca tutti - aveva detto Jayson Tatum ieri in una delle tante conferenze stampa di giocatori e coach dedicate all’idea del boicottaggio -. Non siamo semplicemente giocatori, siamo esseri umani. Con emozioni e sentimenti”. “Devi essere pronto a fare sacrifici importanti per far capire alla gente quanto è importante quello che chiedi” aveva detto ieri Andre Iguodala.

     

    rusten sheskey spara a jacob blake rusten sheskey spara a jacob blake

    L’idea di non riprendere la stagione resta quella di una minoranza, sia per le pesanti ripercussioni economiche sia perché i giocatori sono consapevoli che hanno ancora più gli occhi del mondo puntati addosso dopo questo boicottaggio.

     

    E che il loro messaggio può continuare ad essere ascoltato, innescando quel cambiamento che i giocatori tanto vogliono. Se Lakers e Clippers continuassero a non voler riprendere, però, l’associazione giocatori potrebbe avere dei problemi. E non è detto che basti quell’unità di intenti con gli atleti che tutti i proprietari hanno finora dimostrato finora perché si torni in campo, non prima di venerdì, per tornare a chiedere cambiamento e giustizia come gli atleti fanno da mesi.

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